The Prophet, Leo Houlding alla ricerca dell’arrampicata perfetta
Prendete El Capitan nella Yosemite Valley. Aggiungete Leo Houlding, uno dei più forti, estroversi e intelligenti climber britannici (ma non solo britannici). Provate ad immaginate insieme a lui un filo, imperscrutabile ed invisibile ai più, che dalla base del gigante sbuca in cima percorrendo rigorosamente le vie più belle e impossibili. Cercate di immergervi in quel mondo di roccia senza fine e che sembra non avere nemmeno un fine, un perché. E poi inseguite i suoi sogni sulla parete delle pareti, senza dimenticarvi di Jason Pickles il suo perfetto compagno di cordata. Avrete così The Prophet, una storia di arrampicata e della "difficoltà" applicata all’arrampicata. Ma anche di quella sua "sofferenza" e incertezza dell’arrampicata che poi è quella che dona la più grande bellezza e felicità. Quella stessa bellezza e felicità che Alastair Lee fa emergere in questo emozionante film che racconta il grande viaggio di Houlding e Pickles alla ricerca della loro via perfetta.
The Prophet, infatti, è la storia di un viaggio vero. Anzi di un lunghissimo viaggio come sempre nato da un’idea, o meglio dalla ricerca di una via. Fin dall’inizio la visione di Houlding è chiara: aprire una linea su El Capitan è come mettere la propria firma nel libro di storia dell’arrampicata sulle big wall. Per questo la nuova via deve essere all’altezza. Quindi non deve essere solo molto difficile ma anche salita nel modo più bello e giusto: dal basso, in libera e in un solo giorno. Nasce così "Il Profeta": una visione che punta ad una impossibile perfezione ancora tutta da verificare ma soprattutto ancora tutta da scalare. Lui non lo sa ma sarà una scalata che durerà 9 anni, anche se alla fine i tentativi veri e propri per portarla a termine sono stati solo 5.
Dunque, l’inizio della storia parte dal basso. E, da subito, le cose si fanno molto complicate anche perché Houlding è molto parco nel piazzare protezioni e, tra l’altro, Pickles fa un volo memorabile proprio sul primo tiro. Comunque, in un giorno, i due arrivano a metà parete. Da lì però non riescono a proseguire. Houlding fa altri due tentativi, con altri due partner di cordata, ma continua a non trovare la strada per la vetta. Così tutto resta sospeso fino a quando, nel 2008, arrivano Nicolas Favresse e Sean Villanueva che salgono una nuova via la cui parte finale è in comune proprio con il progetto di Houlding. A questo punto l’idea iniziale (salire tutto in libera e in giornata) viene a cadere. Da qui la decisione di cambiare sistema, di andare ad esplorare la parte superiore calandosi dalla cima per vedere se esista una linea indipendente. E’ una scelta necessaria, anche di umiltà se volete. Ed è proprio da qui, dopo questa premessa, che parte la grande avventura.
Houlding e Pickles calandosi dalla cima scoprono due gioielli, due autentici problemi difficilissimi e naturalmente bellissimi. Il primo, che chiamano The Devil's Dyno, è una super traversata di 30 metri che inizia con un gran salto, di 2 metri e mezzo, tanto spettacolare quanto folle. , Invece il secondo, A1 beauty, è una terribile e magnifica lunghezza: una cicatrice perfetta che incide appena la roccia in mezzo al vuoto assoluto. In tutto sono 35 metri, protetti da un unico chiodo a cui occorre aggiungere dei radi micro friends. In più la partenza è di quelle impossibili. L’arrivo pure… Houlding naturalmente se ne accorge da subito: in libera è una "pazzia" senza assicurazione di riuscita. Ma è ben questo il gioco. E’ ben questa l’incertezza dell’arrampicata che la rende unica.
Così, da qui in poi, iniziano le danze e soprattutto le grandi lotte con le relative sconfitte. Tutte da vivere in diretta. Tutte filmate e "interpretate" mentre avvengono. Resta memorabile lo sconforto e la delusione di Houlding in vetta, dopo la mancata libera della fessura "maledetta". Come la felicità assoluta, mista alla distruzione fisica, della prima volta che gli riesce. Ma per quella prima libera si è calato dall’alto, per considerare il "lavoro" finito bisogna percorrere tutte le 13 lunghezze della via senza soluzione di continuità e sempre in libera, cioè partendo dalla base. Il film dà conto di quest’ultima parte, memorabile anch’essa, tra i titoli di coda, quasi a voler sottolineare ancora una volta che quel che conta è il viaggio più che la meta. E questo viaggio di Houlding e Pickles, come il film, è sicuramente da non perdere. A proposito, quasi dimenticavo… The Prophet è una delle vie più belle, impegnative e difficili del mitico El Cap.
Vinicio Stefanello
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The Prophet
2010 / 43 min
REGIA: Alastair Lee
CAST: Leo Houlding, Jason Pickles
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