The Frame e Opera, due nuove falesie a Ulassai in Sardegna
Nel bosco di Marosini, in mezzo a pini troppo alti per sostenere il loro peso, due grossi cubi di roccia, caduti giù dalla montagna chissà quanti secoli fa, si sono accomodati creando un labirinto di piccole falesie, corridoi, fessure e pareti spioventi di ottimo calcare grigio. Un luogo incantevole che in autunno, periodo in cui Maurizio e io abbiamo iniziato ad aprire intense vie di arrampicata, si colora di foglie rosse e gialle, come nei boschi del nord Europa. E così, fra grossi alberi color cannella e aghi di pino color nocciola si scorgono sorprendenti pennellate di rosso scarlatto e giallo cadmio. In inverno poi la nebbia scende piano nascondendo forme visionarie, corvi imperiali in volo e grida di volpi lontane. Un luogo fatto di sensazioni, il silenzio ovattato del tardo autunno rotto dal movimento dei pini nel vento o dal crepitio del fuocherello acceso per scaldarci un po' le mani. Maurizio ha creduto in questo progetto fin da subito e mi ha coinvolta in un lavoro che ci ha visti indaffarati per diversi mesi durante i quali ci siamo impegnati, emozionati e abbiamo avuto freddo a ridosso dell'inverno.
Scegliere le linee da aprire è emozionante, è come vedere il mondo con gli occhi di un bambino, tutto appare magnifico ed esaltante. Per me è sempre un regalo poter aprire una via, mettere le mani su una parete che nessuno ha mai toccato, decidere dove far passare la linea, acchiappare gli appigli e individuare gli appoggi per la prima volta e scoprire che i movimenti sono belli, che c'è armonia nei passi, come le note di una melodia o i colori in equilibrio in un dipinto.
The Frame, la cornice, racchiude ventidue vie, ventidue piccoli dipinti, ognuno dedicato a un artista appartenente a un'epoca storica diversa. Qui prende forma un mix di diversi stili, correnti artistiche e tecniche che danno luogo a un'interessante varietà. Ed ecco che a The Frame ci sono strapiombi, muri, lavagne spioventi, fessure, spigoli esposti e persino brevi tratti in camino.
Opera conta altri diciannove tiri e ogni via ha il titolo di un libro. Non sempre c'è un motivo che lega il nome alla linea, ma a volte sì. In primavera, ad esempio, quando il nostro lavoro era quasi terminato, mi trovavo appesa su una bella linea diagonale strapiombante, il mio cliff acchiappava una piccola sporgenza mentre pulivo con il martello la parete e a un tratto è sbucato un piccolo scorpione nero da una lama di roccia, sicuramente disturbato dal rumore, che poi è sparito rientrando in chissà quale fessurino. E così ho chiamato la via L'ombra dello Scorpione. O ancora, la via Lo straniero, capolavoro di Albert Camus, titolo abbinato a un diedro fessurato, uno stile "forestiero" poco apprezzato qui, ma tanto amato dagli americani. Alcune vie invece passano su una parete che sembra un'enorme tela, con nomi dedicati ad artisti come Jackson Pollock, perchè a tratti sembrano esserci spatolate di colore materico o a William Turner, per via delle foglie autunnali che toccavano la parete ricordando quei gialli accesi in forme indefinite delle sue opere o ancora Gustav Klimt, una severa lavagna spiovente che sembrava quasi impossibile da scalare.
La via Escher mi ricorda la famosa opera Relatività, dove scale impossibili si incrociano in un mondo in cui le leggi della gravità non esistono, esattamente ciò che prova lo scalatore mentre la sta salendo. Infine un omaggio al grande Caravaggio, i cui personaggi uscivano da un profondo sfondo buio: l'alternanza fra la luce e l'ombra viene in mente salendo la linea scura che passa fra due pareti molto vicine.
La passione per la montagna, l'amore per la natura e l'arte ci hanno tenuti lontani e protetti da pensieri pesanti in un periodo storico strano e preoccupante. Un rifugio per la mente che solo falesie di bella roccia in un contesto ammaliante riescono a dare.
di Tatjana Göx
I paesi di Ulassai e Osini distano non più di due chilometri. A monte della strada, una bella pineta è nota con il nome di Maria di Osini, toponimo che poi nel tempo è divenuto Marosini. Alcuni grandi blocchi, forse troppo alti per i boulderisti e troppo bassi per i falesisti, mi hanno invece suggerito un’idea: e se creassi una specie di sala boulder in uno splendido contesto naturale, con vie intense ma brevi da scalare con la corda, sarebbero gradite agli arrampicatori di oggi? Dopo mesi di lavoro invernale e primaverile, The Frame e Opera sono finalmente pronte. Più di 40 vie attrezzate in compagnia di Tatjana, una ragazza creativa ed entusiasta, recentemente divenuta anche chiodatrice di vie. L’Hotel Su Marmuri di Ulassai ci ha dato un grosso aiuto ad acquistare il materiale di The Frame, mentre per Opera… beh l’abbiamo interamente finanziato noi due. Ma per una falesia così, veramente atipica nel panorama dei Tacchi, ne valeva la pena! (Maurizio Oviglia)
Caratteristiche: due grandi blocchi con 40 vie che variano dai 7 ai 13 metri. Scalata intensa molto varia a The Frame su spigoli, fessure, camini, muri strapiombanti. Più classica di Ulassai, ma sempre intensa, ad Opera. Settori adatti ai principianti e ai bambini con alcune vie dedicate attrezzate per i più piccoli
Accesso: da Ulassai o da Osini raggiungere il cimitero di Ulassai. Continuare sino al tornante e posteggiare in uno spiazzo (divieto di campeggio). Camminare nel bosco su ottimo sentiero raggiungendo prima Opera (2 minuti) e poi The Frame (3 min)
Periodo Ideale: mezze stagioni, estate di pomeriggio. In inverno il luogo è spesso molto umido
Materiale: in posto chiodatura ravvicinata. Sono sufficienti una corda da 30 metri minimo e 7 rinvii
Topos: www.pietradiluna.com/the-frame-e-opera-ulassai
Ringraziamenti: Tonino Lai per l’aiuto ed il sostegno. Un grazie per aver condiviso con noi questa bella avventura a Marco Bussu, Filippo Manca, Marco Manfredini, Letizia Congiu, Cecilia Marchi, Bruno Poddesu, Roberto Valdo Cortese. Grazie infine per la loro opinione sulla valutazione delle vie anche ad Alessandro De Rubeis e Simone Sarti.