Storie d'arrampicata: Nessuno è perfetto di Laurence Guyon
E' stato nell’agosto 2016 che ho liberato il mio primo 8c. Nobody’s perfect, alla falesia di Bürs, in Austria. Era ora, a 45 anni suonati… Se torno su questa realizzazione quasi un anno dopo, è perché mi ci è voluto un po’ di tempo per metterne a fuoco l’effettiva portata. Un sogno che ho covato a lungo e che si è realizzato! Come dire che, in arrampicata, spesso bisogna essere pazienti. Ma bisogna anche sapersi dare gli strumenti!
Nobody’s perfect è una bella via di 40 metri, molto strapiombante, su conglomerato. Una bella sfida di continuità, molto faticosa, con dei tratti molto duri su una bella varietà di prese: buchi, reglette e persino pinzate su sassolini…. E’ uno stile che mi va a genio, anche se ci sono molti movimenti di blocco, fra cui una sequenza all’attacco piuttosto brutale, che non molla. E nella seconda parte, ci sono due lanci, di cui uno con un tri-dito che richiede molta precisione e dosaggio al momento giusto.
La falesia di Bürs non è in quota, ma è un sito perfetto per scalare in estate. In ombra, nel bosco e, soprattutto, all’uscita di una gola che convoglia l’aria fresca del fiume. Ad alcuni arrampicatori non piace perché è quasi in città e non è molto bucolica. Ma per quanto mi riguarda, a me piace. Gli abitanti che portano a spasso i cani, il rumore della segheria, gli appassionati di curling sul cemento, carino. Scherzi a parte, gli scalatori del posto sono molto accoglienti e l’ambiente rilassante. Da un lato c’è la placca Bürser Platte e la sua celebre via trad, Prinzip Hoffnung, che si vede spesso nelle foto. Ma dall’altro lato c’è il regno degli strapiombi! E qui, io sguazzo.
Sono diversi anni che veniamo a scalare da queste parti in estate. Si può anche fare del ciclismo, è piacevole. E la falesia di Voralpsee, situata nella stessa area, permette di cambiare stile, con le sue pareti verticali leggermente strapiombanti e le sue temibili scaglie. Questi luoghi sono diventati rapidamente molto frequentati, perché non lontani da Friedrichshafen, dove ogni anno si tiene il salone dell’Outdoor. E siccome io ci vado regolarmente per La Fabrique Verticale, il sito web dedicato alla progressione nell’arrampicata di cui mi occupo con il mio compagno Olivier Broussoulouz, per noi è perfetto. Spezza il viaggio dalla Corsica!
La prima estate in cui siamo andati a scalare a Bürs avevo notato un lungo 8b, Skyline, liberato da Angela Eiter. Una linea a 5 stelle, che a priori non avrebbe dovuto essere molto morfologica, dato che Angela è molto piccola, come me. Io sono 1 metro e 55 e sono sempre alla ricerca di vie che mi siano adatte a me. Pensavo di trasformarla nel mio progetto per quel soggiorno, ma, inaspettatamente, sono riuscita a liberarla il primo giorno, al primo tentativo, dopo un solo passaggio di perlustrazione! Il resto della vacanza allora è stato dedicato a saccheggiare le altre vie del posto. E a fare una bella raccolta di 8a, 8a+ e 8b, come Prinz Albert o Have fun…
Stranamente, pur se lo stile mi calzava evidentemente a pennello, non ho tentato vie più dure. Ho fatto solo un breve tentativo sulla partenza di Nobody’s Perfect, ma ero davvero in difficoltà e non ho insistito. Devo dire che ho avuto a lungo soggezione del grado 8c, per me ancora mitico, pur avendo fatto diverse vie di 8b e 8b+ (fra cui la classica Supermaratona a Massone), e di fatto, nonostante tanti anni di pratica (arrampico dal 1982 e negli anni ’90 vantavo un buon livello alle gare), avevo provato poche vie di questo livello.
E’ divertente notare che la chiodatura di Nobody’s perfect (che ha visto alternarsi tra il 1992 e il 1995 Beat Kammerlander e poi Peter Schäffler al trapano) coincide temporalmente con il momento in cui ho fatto i miei migliori risultati in gara. Penso ad esempio alla mia vittoria al Rock Master di Arco nel '95, che resta uno dei miei più bei ricordi! Ma a quell’epoca andavo molto di rado in falesia, facevo al massimo dei 7c+/8a, e preferivo dedicarmi all’allenamento. Mi sono detta spesso che se avessi dedicato un po’ di tempo alla falesia in quel momento, col super livello di resistenza che avevo allora, avrei fatto una strage. Mais avec des si, on met Paris en bouteille, come si dice in Francia…
In effetti, l’8c è rimasto per un po' in un angolino della mia testa, senza che trovassi veramente il tempo di dedicarmici, né di darmene realmente i mezzi. Ci sono voluti diversi fattori scatenanti perché mi ci impegnassi veramente. Innanzi tutto una doppia rottura delle pulegge delle dita, nel 2011, per la quale ho subito un’operazione e diversi mesi di stop, poi di rieducazione, dalla quale però sono uscita più motivata che mai. Ho raccontato tutta questa storia qui: http://lafabriqueverticale.com/fr/jai-teste-pour-vous-la-rupture-de-poulie/
Ma ciò che mi ha davvero motivata ad andare fino in fondo a questo desiderio recondito è stata una discussione avuta con un amico il giorno del mio compleanno nel 2015. Mi ha chiesto quali potevano essere ancora i miei sogni in arrampicata, dopo tutti questi anni di pratica. E io ho risposto così, su due piedi, senza riflettere:
- Fare un 8c!
- Ah davvero? Ma non ne hai mai fatti?! Pensavo che tu ne avessi fatto una bella scorta!
- Beh, no
- Ma ne hai già tentati?
- Beh, no (risate)
Quella sera ho ripensato all’assurdità della mia risposta. E mi sono detta che bisognava almeno andare a vedere, avere la coscienza a posto. Allora ho cominciato un lungo processo di ambientamento fra le vie dure, sulle quali talvolta non riuscivo neppure a muovermi. E’ stato molto difficile mentalmente, perché per un po’ di tempo non ho potuto mettere neppure una crocetta in falesia. Ma questo è stato proprio ciò che mi ha consentito di progredire, a un’età in cui pensavo che non sarei più migliorata.
L’estate 2015 è stata particolarmente complicata. Mi sono concentrata sul cantiere di Nobody’s perfect e malgrado progressi regolari, non sono mai riuscita a concatenare la via durante i miei soggiorni da quelle parti. Nel migliore dei casi sono riuscita a concatenare la prima parte, che è circa un 8b. E facevo circa due resting sull’insieme della via. Cadevo sempre su quei due famosi lanci, nella seconda parte. Alle volte anche più in basso, all’inizio della via… sono andata via con una frustrazione enorme. Oltretutto, non pensavo davvero che l’arrampicata potesse causarmene così tanta, dato che è la cosa che più amo fare al mondo.
Olivier mi ha aiutata parecchio nel processo mentale che mi ha permesso di superare tutto questo e di metabolizzare la frustrazione trasformandola in una fonte di potenziale progresso. Abbiamo pensato assieme a ciò che avrei potuto fare come allenamento per darmi ogni chance possibile. Guadagnare forza e confidenza in questo tipo di movimenti dinamici, guadagnare fiducia, familiarizzare con l’intensità… sapendo anche che i limiti dovuti al lavoro erano importanti e che non avevo molto tempo. Ma ho avuto da parte sua un appoggio senza sosta e non credo che avrei potuto fare la via senza di lui!
Si potrebbe credere che a 45 anni compiuti sia un po’ tardi per fare il primo 8c. E’ vero! Soprattutto considerate le performance attuali e la velocità con cui i giovani realizzano adesso vie di questo livello. Ma alla fine le cose accadono quando devono accadere e poi, come dice il nome stesso della via, nessuno è perfetto. Mi sento in linea questo nome e adoro il film da cui è tratto il riferimento, Some like it hot di Billy Wilder (A qualcuno piace caldo ndt).
di Laurence Guyon / www.lafabriqueverticale.com
traduzione di Francesca Colesanti