Stefano Carnati inarrestabile anche a Rocklands
L’idea di visitare il Sudafrica e l’area di Rocklands balenava già da tempo nella mia testa, senza mai concretizzarsi, avendo sempre dato priorità a viaggi verso mete dove arrampicare con la corda.
Quest’anno, dopo una stagione di boulder intensa e più lunga di quanto previsto, di fronte alla proposta dei miei amici Luca, Federica e Mirco di partecipare al loro viaggio in questo famoso luogo, non esito troppo. Mi ritrovo così in aereo verso Città del Capo per un soggiorno (purtroppo ahimè) di sole due settimane, motivo per cui pianifico il viaggio con l’obiettivo di vedere e conoscere più settori possibili, per orientarmi al meglio in questa vastissima area dove, ogni anno, vengono aperte tante nuove linee. Nel corso delle due settimane capiterà tutto ciò soprattutto grazie alle conoscenze ed esperienze di Luca e Fede, già stati a Rocklands in tre diversi viaggi.
Prima della partenza, a chi chiedeva che cosa desiderassi provare in particolare, davo una risposta vaga: il desiderio primario era di scalare il più possibile, cercando di poter annotare sul mio diario almeno la salita di una linea famosa per ogni settore visitato. In sintesi, non perdere troppo tempo per decidere cosa provare, ma scalare, scalare e ancora scalare, salendo i blocchi il più velocemente possibile, magari in giornata, con poco tempo per il riposo, o meglio un riposo in realtà attivo, dedicato ai bellissimi classici di livello molto inferiore al mio limite.
E così, atterrati da pochissime ore, alle 17, ormai al crepuscolo, già siamo attivi sui primi blocchi. Fin dal primo momento, resto colpito dai grandi spazi, dalla quantità di rocce visibili per chilometri e chilometri, dai loro colori, dalle loro conformazioni e dalla varietà di prese che si trovano. Pur avendo già visto moltissimi video di Rocklands, l’impatto diretto è molto più forte di quanto immaginato: uno spettacolo della natura, un ambiente per alcuni aspetti remoto, che dà la sensazione di infinito ed anche di isolamento.
Quando ci si trova in un nuovo luogo con così tanti possibili obiettivi le giornate scorrono velocemente. Per fortuna altrettanto rapidamente si allunga la lista delle mie realizzazioni. Dopo i primi giorni passati in settori facilmente accessibili quali Riverside, Champsite, Campground e Plateau, visitiamo Realm, posto in un’area più lontana rispetto alle aree "classiche", con un avvicinamento più impegnativo, settore che mi lascia esterrefatto per la sua particolarità e bellezza. Qui, purtroppo, non riusciremo a tornare. Fortunatamente in soli tre tentativi riesco a salire uno dei migliori blocchi della vacanza per estetica e roccia: Trust issues (8B) firmato Nalle Hukkataival. Successivamente scalo alcuni super classici quali Sky, The guest list, Mooiste meisie, Moon shadow, tutti di grado 8B.
In un’altra interessante area, Roadcrew, con curiosità e rispetto metto le mani su Amandla (8B), blocco che salgo in meno di un’ora e realizzando il sogno che avevo sin da bambino, ispirato dal film "Progression", film visto e rivisto più e più volte.
A pochi giorni dal termine del viaggio, visito lo storico settore Roadside, con l’idea di provare Get railed, un bellissimo strapiombo grigio, alto ed esposto, con una pericolosa base. Con i pochi crashpad a disposizione sono costretto ad abbandonare, a malincuore, l’idea. Decido così, per curiosità e con minime aspettative, di mettere le mani sulla famosissima linea Monkey wedding (8C), aperta da Fred Nicole. Soddisfatto per aver risolto tutti i singoli in breve tempo, i primi tentativi dalla partenza sono molto promettenti: cado sugli ultimi movimenti. La pelle consumata mi costringe il giorno successivo ad un riposo forzato.
Mi restano solo tre giorni, la sfida è aperta, fisicamente e soprattutto mentalmente. Appagato dal numero di boulder visti e saliti finora, posso dedicare questi ultimi momenti ad un blocco più duro. Una possibile giornata di tentativi salta a causa del freddo e del troppo vento, che rende addirittura impossibile camminare con i crash sulle spalle. Sono così cosciente di dover dare il massimo nell’ultimo giorno rimasto. La mattina successiva le condizioni sono pessime: caldo e neppure un alito di vento. L’unico fattore positivo è che il blocco resta sempre in ombra. Aspettare la sera, essendo l’ultimo giorno, mi pare troppo azzardato. Così dopo un lungo riscaldamento dove, con estrema calma, scalo su altre fantastiche linee del settore, decido di fare un primo tentativo… è quello buono!
Ma non è ancora finita! Il sole è ancora alto nel cielo. Arrivato anche il tanto desiderato vento, come ultimo blocco della vacanza salgo Airstar (8B), spettacolare passaggio di Kilian Fischhuber, alto ed estetico, con due caratteristici lanci. Festeggiamo l’indimenticabile giornata e la fine della vacanza con dell’ottimo pesce a Lambert’s Bay.
Prima del viaggio ero consapevole dell’ottima forma fisica, confermata dalla realizzazione in terra francese, a Entraygues, di La moustache qui fache (9a+), qualche giorno prima della partenza. Tuttavia, restano sempre delle incognite quando ci si ritrova in un luogo dove non si è mai stati. Non sempre è facile adattarsi, ma questa volta tutto è andato per il verso giusto. Ciò mi ha permesso di divertirmi come non mai!
Dopo questa mia prima avventura in terra sudafricana, desidero consigliare a tutti un viaggio a Rocklands, almeno una volta! È un luogo che offre moltissime possibilità di divertimento, su qualsiasi difficoltà, sia per chi si desidera scalare su blocchi comodi e “semplici”, sia per coloro che sono interessati a mettersi alla prova su blocchi più impegnativi, dove occorre una solida preparazione, insieme a tanta motivazione.
di Stefano Carnati
Stefano ringrazia: CAMP, SCARPA, Rock Experience, Df Sport Specialist