L’inarrestabile inverno boulder di Stefano Carnati
Conclusa la stagione estiva, di cui conservo soprattutto il troppo caldo patito nelle falesie, superato il rammarico di non aver potuto visitare nuovamente Flatanger, appena le temperature lo consentono, mi dedico al boulder, attività che nei periodi invernali ho sempre alternato con la corda. La vicina Svizzera, le aree della Val Masino e della Val Chiavenna, mi offrono buoni pretesti per viaggi brevi ma certamente intensi per energie spese ed emozioni. L’autunno secco e l’ancor più anomalo inverno contribuiscono a rendere le giornate più piacevoli, permettendo anche qualche uscita serale senza l’incubo della tanto temuta umidità.
Dopo qualche giornata passata in Val Verzasca (Brione) a ritrovare la giusta confidenza con le brevi ma intense sequenze, la Val Bavona è il luogo dove decido di tornare per provare qualche blocco tentato sporadicamente in passato. Come buon avvio di stagione, salgo in pochi tentativi la cortissima via Mojo Rising, caratterizzata da un severo blocco iniziale e da un lancio di strana impostazione. Le scelte successive ricadono su Squalo Bianco e Tomba, due blocchi di stile completamente differente: il primo con molti movimenti e costantemente sostenuto, il secondo più breve, con faticose compressioni. Dopo poche giornate, sparse tra novembre e dicembre, il momento buono arriva per entrambi durante i primi di gennaio. Soddisfatto per queste realizzazioni, decido di visitare Chironico, dove in due giornate salgo Insanity of grandeur, linea a cui pensavo da tempo.
Nel mese di dicembre ho l’opportunità di visitare anche la Val Chiavenna, in particolare l’area di San Cassiano, riscoperta dai climbers lo scorso anno quando le restrizioni non permettevano viaggi all’estero. I massi sono pochi, ma la roccia è di ottima qualità così come le linee di scalata. Qui riesco nelle prime ripetizioni dei blocchi Mano armata e Hachioji, firmati Gabriele Moroni. Se da un lato il breve tempo impiegato per la loro realizzazione mi soddisfa, dall’altro sono un poco sconfortato poiché so che sarà sicuramente difficile trovare dei passaggi di così tanta qualità in un luogo bello e comodo, vicino a casa.
Restando sempre in zona, visito la nuova piccola area di Villa di Chiavenna, dove salgo in giornata El shaman direct, blocco aperto poco tempo prima da Matteo "Giga" De Zaiacomo, realizzando la prima ripetizione di questa ottima linea su tacche scolpite in uno gneiss di qualità. Appena sceso dal blocco, mi rendo conto della possibilità di aggiungere dei difficili movimenti più in basso oltre l’originale partenza, per rendere la linea completa. Riuscirò a realizzarla durante una fredda uscita serale di inizio marzo, denominandola El shaman low.
La buona schiera di amici con cui scalo in questo periodo mi convince a ritornare anche in Val Masino, luogo che, pur essendo vicino a casa, non ho mai frequentato con assiduità. L’inverno asciutto e le basse temperature favoriscono la scalata sul granito molto aggressivo tipico di questa zona. Nuove e vecchie linee mi attraggono, donandomi sempre buoni stimoli. Tra i blocchi ripetuti, quelli che più mi hanno soddisfatto sono Hell Boy, Neanderthal e English dream, tutti portati alla luce da Simone Pedeferri. Non sono da meno le linee aperte da Rudy Colli, dove oltre alla difficoltà si aggiunge il fattore altezza. Dopo aver scalato i bei passaggi di La chimera, Highball Rudy e Electra, mi impegno nella pulizia e nell’apertura di nuovi blocchi, anche questi piuttosto alti.
Nascono così 7 vite come i gatti, estetico spigolo con un lungo singolo centrale a qualche metro da terra, e Acqua passata, su un imponente masso nell’alveo del fiume all’inizio della Val di Mello. Altre prime salite riguardano l’aggiunta di alcune partenze più basse a linee aperte da climbers britannici sul masso di English dream, sicuramente niente di particolarmente estetico, ma certamente impegnativo, su cui sono richieste dita d’acciaio. Un altro blocco che vorrei ricordare e consigliare si trova in località Ponte del Baffo. È una linea, purtroppo senza nome (N. N. left of bad ass), che sale a sinistra di Bad ass, realizzata da Toby Saxton nel 2016 e mai ripetuta. Il difficile singolo inziale, i particolari movimenti di impostazione nella parte centrale ed il bel lancio finale mi hanno impegnato parecchio. Solo alla fine della terza serata di tentativi, nonostante le scarsissime energie, riesco a concluderlo.
Anche la primavera si presenta particolare, con giornate super secche, ma anche molto calde. Decido così che è ormai tempo di riprendere l’imbrago e la corda non solo per pulire e spazzolare i passaggi sui massi. Dopo un weekend ad Arco, la seconda uscita ha come meta Cimbergo, falesia che apprezzo particolarmente per la qualità della roccia e dei tiri. Nonostante la ancora scarsa resistenza, decido di riguardare i movimenti di Charlie Power, magnifica via di Berni Rivadossi, caratterizzata da un blocco iniziale su brutte prese piatte e di difficile impostazione. Oltre a ciò, spesso si aggiunge la difficoltà di trovarla in condizioni buone, considerato che in corrispondenza della presa chiave scorre molte volte acqua. Per tutti questi motivi, nelle stagioni passate, ho fallito in diverse occasioni. Questa invece è la volta buona! Dopo un primo giro di ricognizione e pulizia, sorpreso, mi ritrovo alla fine della sequenza chiave, pronto a lottare contro la ghisa. Con una scalata rapida, ottimizzando i pochi recuperi, presto sono in catena, segnando finalmente la prima ripetizione. Contento, spero tanto che altri climbers visitino questo posto e possano gioire come me per le sue bellissime vie!
di Stefano Carnati
Stefano ringrazia: CAMP, SCARPA, Rock Experience, Df Sport Specialist