Omaggio a Kalymnos: il soggetto per un cortometraggio di Andrea Di Bari

Ci sono cose che nascono per caso. Come la scoperta dell'arrampicata a Kalymnos. O come quest'omaggio di Andrea Di Bari all'Isola greca diventata un'isola felice per tutti i climber. Il nesso è semplice. Andrea è il primo che, alla metà degli anni '90, quasi casualmente scoprì (e seppe vedere) quel paradiso in versione arrampicata. Proprio per questo sarà uno dei protagonisti del The North Face Kalymnos Climbing Festival in programma dal 26 al 30 settembre 2012. E proprio per questo abbiamo pensato di chiedergli una visione dell'Isola. Ne è venuto fuori questo soggetto per un cortometraggio che riflette sicuramente la sua passione per l'arrampicata ma anche quella che è la sua vita di regista. "Felice di esserci" è una storia. Nulla di più e nulla di meno di una storia, pronta però per alimentare la fabbrica di quei grandi sogni che rivivono solo al cinema. Un omaggio da regista all'Isola, alla memoria e alla forza di una passione.
FELICE DI ESSERCI di Andrea Di Bari
Soggetto per un cortometraggio. Dedicato a tutte le persone che soffrono nel corpo e... a Kalymnos.
Cerco di sentire sulla pelle l'aria che si apre, tagliata dalle ali di questo aereo che sorvola il Mar Egeo dell'antica Grecia. Inizia la discesa. Chiudo sui miei fianchi la cintura di sicurezza. Osservo l'ala al di fuori del mio oblò, ci proietto il mio spirito, mi ci siedo senza paura inebriata dal vuoto sotto di me e vedo, finalmente felice di esserci, l'isola a forma di ampolla, che contiene tutti gli ingredienti per un elisir di gioia e felicità.
Mi godo l'energia del fragore dell'acqua infranta dalla prua del traghetto, mentre si dirige verso il porticciolo puntinato di luci davanti a me.
Faccio giocare come vuole il vento sui miei lunghi capelli; piacevolmente fresco mi accarezza con forza i lineamenti del viso. So, almeno in questi irripetibili momenti, di essere una donna felice.
Mi lascio tutto alle spalle, i dolori, i pensieri, le angosce di una vita complicata, piena di attriti e di cicatrici.
Ora sono qui, felice di esserci.
Sento nella mia bocca il sapore del generoso e nutriente cibo dell'isola. Prendo la sua energia, la faccio entrare in me, la farò esprimere con il mio corpo, con le mie gambe, le mie braccia, le mie mani.
Sento il sonno che mi avvolge nella magica notte di Kalymnos, mi lascio andare, felice di esserci, in un possibile sogno che mi dia la serenità di risvegliarmi domani ancora più gioiosa e pronta per l'azione.
Ad ogni passo sento ammorbidite le pietre del sentiero sotto i miei sandali. Il loro benefico massaggio mi rasserena sempre di più. Sto salendo verso la grande grotta e mi sembra di stare per entrare, solennemente accolta, nel immenso portico di una cattedrale millenaria, dove gli elementi del tempo hanno scolpito sinuose linee di roccia su cui poter esprimere le mie energie fisiche, mentali, spirituali.
Sto salendo una di queste linee. Sono pronta, ho tutta la necessaria forza in me. Faccio la debita fatica e mi godo quindi la progressione. Il filo prezioso della corda mi conforta nella sicurezza. Dissemino per ogni tratto di metri i miei gioielli di alluminio a tenuta d'acciaio. Formano una linea elegante e colorata lungo la volta della grotta e mentre salgo sono immensamente felice di esserci. Getto un ricambiato sguardo sereno e di sorriso al mio complice compagno, che dalla base della linea dà sostegno e fiducia alla mia salita protesa verso la sommità della volta.
I polpastrelli aderiscono perfettamente alle rughe della roccia. Sento le contrazioni e le decontrazioni ritmiche e armoniche dei miei muscoli sulle prese e sugli appoggi della via, verso il confine estremo tra il rosso della roccia e l'azzurro del cielo e del mare, sopra e sotto di me.
Arrivo nel punto massimo finendo la mia traiettoria verticale e mi siedo nella confortevole imbragatura tendendo morbidamente i filamenti della corda.
Non ho voglia di scendere. Mi godo l'orizzonte. L'aria frizzante e salmastra del mare sale fin quassù. Un gabbiano libero mi vola poco distante. Ancora una volta immagino di salire sulle sue ali e di farmi trasportare ovunque lui vorrà, liberi nel cieli, liberi sopra le azzurre acque.
"Signorina Marta? Signorina Marta è l'ora della medicina.”
Sei e mezza, ospedale. Apro gli occhi. L'infermiera gentile mi porge il farmaco utile alla mia sopravvivenza. Le sorrido come sempre riconoscente.
"Marta, dia a me. Si è di nuovo addormentata con la cartolina della sua isola magica tra le mani.”
Come tutte le sere” le rispondo.
L'infermiera la prende dolcemente dalle mie mani e la posa sul mio comodino.
La dovremo brevettare questa immagine” dice lei. "Se funziona con tutte le pazienti così come funziona con lei… E' la paziente più serena che abbia mai visto in questo reparto”. L'infermiera cambia la mia flebo e ne regola il gocciolio.
Vedere lei la mattina presto mi mette sempre buonumore Marta”.
Mi dice questo mentre esce dalla camera, amabile come sempre.
Inghiotto le pillole con un po' d'acqua immaginando che sia Retsina, il mio vino preferito.
Giro il mio sguardo verso la cartolina di quell'isola magica.
Tutte le volte che voglio immagino di alzarmi in piedi ed uscire dalla finestra con un volo dell'anima. Vado a rivivere con il mio spirito tutti quei momenti liberi, meravigliosi che ho vissuto a Kalimnos negli anni addietro.
Il mio corpo è qui, nella sua irrimediabile spossatezza, ma tutto il resto del mio essere è lì, felice di esserci ogni volta che vorrò.
di Andrea Di Bari
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