Frosolone: la chiusura della storica falesia di arrampicata

Il punto della situazione sulla chiusura della falesia di arrampicata della Morgia Quadra (Isernia, Molise) conosciuta anche con il nome di Colle dell'Orso o Frosolone. Di Francesca Colesanti
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L'arrampicata a Frosolone in Molise
Ragni di Lecco

Lo scorso 18 agosto il sindaco di Frosolone (Isernia, Molise) ha emanato un'ordinanza con la quale stabilisce: "l'istituzione del divieto di utilizzo del sito della Morgia Quadra, agro del comune di Frosolone (Is), all'attività spontanea dell'arrampicata sportiva, fino alla realizzazione dei necessari interventi, al fine di tutelare e salvaguardare la pubblica e privata incolumità". Nell'atto si richiama anche la precedente Deliberazione di Giunta Comunale n. 77 del 12/08/2020 con la quale si stabilisce tra l’altro che “..il complesso roccioso La Morgia Quadra …………potrà continuare ad essere destinato ad attività sportive/agonistiche di arrampicate in Falesia, semprechè l’esercizio delle medesime sia praticato in sicurezza e nel rispetto dei vincoli ambientali che gravano sul sito…”.

Il sito, conosciuto ormai da anni in tutta Italia nell'ambiente dell'arrampicata sotto il nome di Colle dell’Orso e/o più semplicemente come Frosolone, dal nome del paese vicino, rientra infatti in una delle cosiddette aree SIC (sito di interesse comunitario) e su di esso vige anche un Vincolo Ambientale e Paesaggistico, che lo sottopone ad una tutela rafforzata.

Inutile dire che la notizia della chiusura di Frosolone ha gettato nello sconforto i numerosi scalatori molisani e non molisani che frequentano la falesia in modo più o meno assiduo, soprattutto nei mesi primaverili ed estivi, poiché la sua ubicazione ad oltre mille metri di quota e la presenza di molto vento consentono l’arrampicata anche nei giorni più caldi. La particolare conformazione geologica inoltre – per chi non lo conoscesse si tratta di enormi monoliti di meravigliosa roccia calcarea grigia a buchi – con pareti su diversi versanti, regala ombra o sole nei diversi orari della stessa giornata.

Oltre allo sconcerto, la decisione della chiusura ha suscitato anche una levata di scudi, in particolare da parte di coloro che negli ultimi decenni, con pazienza, perizia e senza supporto di alcun tipo - anzi nella totale indifferenza delle precedenti amministrazioni comunali che, pur consapevoli di questa attività, non hanno saputo o voluto vedere nell’arrampicata una risorsa su cui investire - hanno impiegato tempo e denaro nell’attrezzatura della falesia e anche in misura considerevole se si considera che a Frosolone ci sono attualmente quasi 500 vie di tutte le difficoltà.

Per comprendere del tutto la situazione che si è venuta a creare va aggiunto che, il 13 agosto, uno speleologo che stava arrampicando su una via facile e ben attrezzata è volato fratturandosi il bacino. Per soccorrerlo è stato necessario l’intervento di un elicottero che lo ha trasportato nel vicino ospedale di Campobasso. Un fatto che forse ha accelerato ma probabilmente non determinato la pubblicazione dell’ordinanza di chiusura della falesia, vista la già citata delibera della Giunta del 12 agosto, antecedente quindi l’incidente, finalizzata allo sviluppo turistico della zona.

Garantire la sicurezza del luogo e delle attività sportive così da salvaguardare se stesso e la sua amministrazione da eventuali azioni di rivalsa, è una delle motivazioni che avrebbero convinto il sindaco, Felice Ianiro, ad intervenire con l’ordinanza, poiché a suo parere non sarebbe sufficiente tutelarsi, come fanno altri comuni, con l’affissione di un cartello all’ingresso delle falesie che ricordi a coloro che le frequentano che si tratta di un’attività con dei rischi di cui ci si assume la responsabilità. Procedere alle verifiche per la sicurezza delle vie mantenendo nel frattempo la falesia aperta non è, al momento, un'opzione accettabile, secondo il sindaco. Questo però è un punto chiave: si rischiano infatti tempi lunghissimi in assenza di una soluzione di compromesso, sebbene il sindaco abbia già nominato un esperto ambientale e consultato gli organi competenti della Regione Molise.

Interpellato nel corso di un sopralluogo avvenuto pochi giorni dopo l'ordinanza di chiusura della falesia, il sindaco ha messo in chiaro: “Io mi sono visto costretto a ripristinare la legalità, perché si sta commettendo un reato, il mio è un atto dovuto, non implica una scelta perché me lo impone la legge. Quell'attività, senza preventiva autorizzazione (poiché area SIC ndr), non si può fare”. Poi per rispondere ai diversi attacchi ricevuti sui social ha commentato la vis polemica degli scalatori e le illazioni su presunte intenzioni speculative della sua amministrazione: “Nessuno si deve permettere di andare a sindacare a priori su quello che vuole fare la mia amministrazione per garantire la sicurezza e migliorare lo sviluppo turistico di questa zona”. E ha poi aggiunto: “Siamo in presenza di un vuoto normativo, mentre questo invece è un fenomeno che deve essere governato”. Il sindaco ha anche precisato, a dimostrazione del suo spirito collaborativo, di aver incontrato una delegazione di scalatori (chi fossero e chi rappresentassero non è molto chiaro, ma questo non si può addebitare al sindaco) all'indomani dell'ordinanza, invitandola a collaborare nella ricerca di una soluzione.

Tornando alla delibera della Giunta del 12 agosto, emerge come la nuova amministrazione voglia essere parte integrante dello sviluppo del territorio. Vi è la dichiarata intenzione di rendere l’intera area più fruibile, non solo ai fini dell’arrampicata ma anche di altre attività plein-air e di un turismo sostenibile. Preso atto dell’assenza della “... benché minima attenzione da parte delle amministrazioni succedutesi nel tempo ...”, la Giunta, tra i vari punti in premessa della delibera stessa, afferma che il Comune ha: “... l’obiettivo di implementare gli sport della montagna (Freeride, mountain bike, Fat Bike, equitazione, corsa in montagna, sport ident, arrampicata, orientamento, etc), per implementare lo sviluppo turistico della montagna e dell’intera Collettività Frosolonese”. Ed anche che: “l’amministrazione ritiene ineludibile per un verso tutelare e preservare sotto il profilo ambientale il sito e per altro concorrere allo sviluppo delle attività sportive in Falesia in piena sicurezza”.

Sempre nella stessa delibera si stabilisce inoltre che: “va conferito incarico ad un’equipe di professionisti, che alla luce dello stato dei fatti verifichi la conformità a legge e/o compatibilità degli impianti già realizzati, individui e proponga le soluzioni tecniche da adottare per munire il sito dei servizi primari necessari, proponga soluzioni progettuali per migliorare e consentire comodamente l’accesso al sito, tramite la strada comunale ed il percorso pedico esistenti, proponga una ipotesi progettuale per rendere fruibile la fontana “Fonte Dei Frati”, risalente all’anno 1000”.

Sappiamo molto bene quanto questa terminologia possa essere passibile di interpretazioni anche assai diverse (il termine “comodamente” non può non sollevare timori): vogliamo dare credito a questa amministrazione di avere intenzioni davvero lungimiranti e di voler “valorizzare” in modo adeguato questo luogo di una bellezza primordiale. Un progetto di recupero, salvaguardia e promozione del territorio, nell’ambito dei limiti imposti dal SIC, se portato avanti in modo trasparente e con il coinvolgimento di tutti, scalatori compresi, potrebbe portare vantaggi all’intera collettività. Non resta che aspettare e seguire l'evoluzione dei fatti, con l’auspicio che i tempi siano molto rapidi e che la falesia possa essere riaperta in concomitanza con le verifiche.




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