Datteri cammelli e 4 trapani / Arrampicata in Arabia Saudita
Se si pensa all'Arabia Saudita, non è certo la roccia la prima immagine che viene alla mente. Piuttosto si pensa ai cammelli, al deserto e alle moschee. Per noi però, da poco più di un mese ad oggi, non è più così…
Tutto è cominciato grazie al "Saudi Bolting Project", un progetto della Saudi Climbing Federation. La neonata federazione Saudita ha lo scopo di diffondere il nostro sport nella nazione ed è attiva da circa un anno con svariati progetti sul territorio arabo per lo sviluppo dell'arrampicata indoor e outdoor. Sono da poco partiti i lavori per la costruzione di due grandi centri d'arrampicata lead, speed e boulder nelle due principali città, Gedda e Ryad, e negli ultimi mesi sono stati fatti più viaggi esplorativi in alcune zone montuose, alla ricerca di potenziale per lo sviluppo dell'arrampicata su roccia. Ma fino ad un mese fa non erano ancora presenti falesie attrezzate in grado di avvicinare nuove persone all'arrampicata e di essere meta del tempo libero degli scalatori locali, che costituiscono già una piccola comunità. Gli spit presenti nella nazione prima del nostro arrivo erano frutto della passione di alcuni scalatori inglesi e francesi che, negli anni 90 e con materiale spesso artigianale, avevano attrezzato sulle pareti più accessibili una manciata di tiri.
Il Saudi Bolting Project è stato quindi il primo progetto di chiodatura sistematica di falesie per l'arrampicata sportiva su territorio arabo. La federazione ha incaricato Read Macadam, forte scalatore Canadese stabilitosi in Italia recentemente, di dirigere il progetto. Gran conoscitore del Medio Oriente verticale, Read ha alle spalle diversi progetti legati allo sviluppo dell'arrampicata, in particolare in Libano e Oman, dove ha vissuto per 9 anni. Il team è stato completato da Alex Ruscior, partner di Read in Explore Climbing, Piergiorgio Lotito e dal sottoscritto, Aspiranti Guide Alpine di Escape Outdoor.
I nostri sforzi si sono concentrati su due siti dell'altipiano delle Sarawat Mountains, la cui altitudine superiore ai 2000 metri rende il clima decisamente più vivibile rispetto a quello della torrida pianura. Nella stagione invernale (da ottobre a marzo) soprattutto non appena manca il sole, il piumino e' molto utile!
Seppur partiti con pochissime informazioni sulle pareti presenti e sulla qualità della roccia, siamo stati piacevolmente stupiti da entrambe le località indicateci dalla Federazione. La prima, Ash Shafa, è una cittadina a poco più di due ore da Gedda, meta del turismo locale estivo grazie al clima fresco. Quest'area offre del granito che non ha nulla da invidiare al quello del Monte Bianco come compattezza e grana. Il muro che ha da subito catturato la nostra attenzione, battezzato Olympic wall, immacolato al momento del nostro arrivo, ospita ora 40 linee con vari tipi di scalata e difficoltà dal 4a all'8a e una via ancora da liberare. Le linee interamente in fessura sono state lasciate "trad" attrezzando semplicemente le soste, per incentivare, quando la roccia lo permette, lo stile più puro di arrampicata.
La seconda località, Tanomah, si trova sul medesimo altipiano ma qualche centinaio di chilometri più a sud, ed e' anch'essa meta del turismo estivo degli amanti del campeggio nella natura e del trekking. Qui ci siamo imbattuti in una roccia sedimentaria che credo avrebbe interessato qualunque geologo data la curiosa alternanza di strati di arenaria a strati molto duri caratterizzati da cristalli di grosse dimensioni. Anche se geologicamente ignoranti ci siamo accontentati di godere delle incredibili forme che questa roccia ha da offrire, dedicandoci a due settimane di chiodatura su un muro costellato di incredibili caverne. Sono così nati circa altri 50 itinerari, dal 4a all'8b, dove tacche e buchi rendono la scalata varia e sempre divertente.
Oltre all'incredibile soddisfazione che dà la chiodatura di ogni nuova linea, soprattutto quando si ha a disposizione roccia vergine di ottima qualità, è stato gratificante vedere che da subito il nostro lavoro ha riscosso grande successo. La comunità locale infatti ha già cominciato a frequentare le neonate falesie nei weekend, e le autorità locali, vedendo nel progetto un'opportunità di sviluppo per il loro territorio, hanno promosso la pulizia delle aree verdi adiacenti ai siti di arrampicata, non sempre rispettate dai campeggiatori.
Ci lasciamo alle spalle, oltre a tante vie e sudore, la scoperta di una parte del mondo fino ad ora a noi, come probabilmente a molti, ignota, vista la difficolta' di ottenere visti turistici. Questa terra ci ha sorpreso con valli verdeggianti, panorami mozzafiato e sorridente ospitalità. Speriamo che un giorno anche l'Arabia Saudita possa diventare meta del turismo degli scalatori di tutto il mondo: le potenzialità certamente non mancano.
Ringraziamo la Saudi Climbing Federation per l'opportunità e Grivel, Wild Climb, E9, Ottica Trova per il materiale fornito al team.
di Carlo Giuliberti