Arrampicata: Bain de sang, 9a, per Scarian e Manolo
Il 3/02 Maurizio "Manolo" Zanolla e Riccardo "Sky" Scarian hanno ripetuto Bain de Sang, la via gradata 9a e aperta da Fred Nicole a Saint Loup in Svizzera.
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Bain de sang 9a, Saint Loup, Svizzera: Riccardo 'Sky' Scarian, Maurizio 'Manolo' Zanolla, febbraio 2006
arch. Scarian - Manolo
Ovviamente una parte di questo “clamore” si deve alla fama e al grado della via aperta nel 1993 da Fred Nicole nella svizzera Saint Loup: la ripetizione di un 9a - è questo infatti, per conferma di Fred e François Nicole, Fred Rouhling e Josune Bereciartu, il grado ufficiale di Bain - fa sempre notizia. Ma non ci si può nascondere che, in questo caso, anche… l'anagrafe dei protagonisti abbia giocato un bel ruolo. La salita di “Bain” è indubbiamente una notizia! Sì, perché non si può che essere felicemente stupiti da questa ultima corsa di Manolo che ha centrato la catena di questo suo ennesimo “massimo” dell'arrampicata sportiva alle soglie delle sue 48 primavere, che (tra parentesi) cadono proprio tra dieci giorni. Un bel modo per farsi gli auguri per il Mago. Ed è sicuramente da rimarcare anche la performance del suo compagno d'avventure Riccardo Scarian, pure lui non più tenero virgulto con i suoi 38 anni, che nello stretto giro dei tentativi l'ha preceduto in catena alla verticale e liscia placca di “Bain”. Per entrambi si è trattato di una bella verifica dopo altre avventure assieme, come gli 8c a Fonzaso e quello in “quota” di “Cani morti” sul campanile Basso di Lastei. Una “messa a punto” e un confronto che i due hanno voluto giocarsi “fuori casa”, con tutto ciò che implica la distanza di 800 km dal “problema” da risolvere. C'era insomma la “curiosità” di provare e di mettersi in gioco su questa “Bain de sang” che Manolo descrive come una placca di 20 metri, lisci e verticali, con una prima parte un po' fisica fino a un “riposo”, a cui fa seguito una seconda parte in crescendo con due leggere "onde" e una sequenza clou molto delicata all'uscita. Una via di placca, ovvero una via aleatoria che fa dire, e pensare, ai due: “Se possiamo fare un 9a, questo è il “terreno” giusto per noi…”. Così, l'anno scorso, cominciano a saggiare il “problema" con due viaggi che, pur facendoli approdare con tempo pessimo in Svizzera, consentono loro di prendere le misure del quesito. Un problema dall'apparenza risolvibile, ma che nasconde le insidie di tutte le placche, naturalmente elevate all'ennesima potenza in onore al grado massimo scomodato (non a caso) per questa via. La parola d'ordine di “Bain” è “aleatorio” e quindi, come dice Manolo: “Basta un niente, basta perdere, anche solo per una frazione di secondo, scioltezza e ritmo interiori e si è giù!”. E' un po' la storia dei tentativi di venerdì scorso (due a testa) che hanno portato Sky e Manolo fuori dal “Bagno di sangue” dell'incertezza. Subito, al primo giro, Riccardo Scarian sente la via in pugno, è già alto e vede l'uscita… pensa di esserci e… proprio quella “distrazione” lo manda in tilt: giù come una saetta, e tutto da rifare. La gran placca come un serpente a sonagli ha colpito ancora… Tocca a Manolo che non è per niente su di morale: per uno dei suoi molti e inenarrabili infortuni ha un dito a mezzo servizio. Così non sa come, e se, riuscirà a risolvere uno dei passaggi chiave: un monodito per il quale deve usare proprio quel dito acciaccato. Il primo giro quindi è una verifica, e anche la soluzione dell'enigma: “Se accarezzo gli appigli, invece di tirarli e spremerli, e affido tutto all'equilibrio forse ce la faccio”. Dopo un'oretta passata alla ricerca della massima concentrazione arriva il tempo per il secondo tentativo di Riccardo: “In un baleno mi rivedo lassù a rigiocarmi la via sull'ultimo passo, quello più duro e aleatorio. Tre bei respiri e via, ora non posso più sbagliare, parto deciso e stritolo gli ultimi tre appigli chiave, è fatta! Ora non resta che stare calmi e raggiungere la catena che sta lì a una manciata di prese, un urlo di sfogo adrenalinico e passo la corda sul moschettone di calata. Sul momento non riesco a provare nessuna emozione, forse ancora immerso nel bagno di sangue!”. E' una grande felicità quella di Sky che anche a distanza di due giorni non sa ancora esprimerla a parole. L'uscita dal problema è stata velocissima, è davvero una gran soddisfazione. Per Manolo, invece, tutto si deve ancora compiere, e a questo punto non deve farsi prendere dalla tensione. Sa di essere ad una sorta di ultima spiaggia, o meglio ad un “o la va o la spacca” decisivo. La prima parte della via scorre via fino al riposo, poi si deve ripartire sulle “uova” come dice Manolo, e inizia il balletto sull'aleatorio in punta di piedi e con l'idea di accarezzare gli appigli. “Ho provato la freddezza del killer” dice il Mago, uno stato di grazia giocato su equilibri conosciuti solo a lui che l'ha portato in catena. Due su due, Sky e Manolo in catena. Bella storia! “E' stata una cosa estremamente personale, dice Manolo, e non posso che voler bene ed essere grato a questa via”. Una cosa estremamente personale di cui ri-parleremo, perché non capita spesso di poter avere a disposizione un testimone di tutti i gradi di difficoltà fin qui percorsi dall'arrampicata sportiva. Il più vecchio arrampicatore del 9a: un mago da Guinness dei primati!
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