Ultima Perla all'Agner (Valle di San Lucano, Dolomiti). Il report di Diego Dellai

Il report di Diego Dellai dell’apertura della via di misto Ultima Perla (350m, 5+, M6, 50°), salita sulla nord dell'Agner (Valle di San Lucano, Dolomiti) insieme a Nicola Bertoldo il 23 novembre 2023.
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L'apertura di 'Ultima Perla' all'Agner nelle Dolomiti (Nicola Bertoldo, Diego Dellai 23/11/2023)
Nicola Bertoldo, Diego Della

Giovedì pomeriggio entro in valle di San Lucano con la speranza di vedere lassù sulla via dei Sudtirolesi un po' di ghiaccio, è da qualche anno che questa possibilità mi gira per la testa… Non ci credo, mi sembra quasi irreale da quanto bella è! Una riga di ghiaccio scende elegante e verticale, un'opera d'arte!

Esco dalla valle e appena il telefono mi prende invio la foto ai soci Marco Toldo e Nicola Bertoldo, l'entusiasmo è tanto ma non è facile incastrare impegni lavorativi e beccare dei buoni giorni di meteo stabile e poco vento. Il weekend passa veloce e la possibilità di incastrare il tutto per tentare la salita sembra diminuire sempre di più, fino ad esaurirsi il martedì sera. Alle 21.00 un collega mi chiama, riesce a darmi il cambio! Avviso Nicola che nel frattempo si era quasi rilassato dopo aver scombinato tutta l'azienda per riuscire ad avere due giorni liberi. Marco purtroppo non potrà esserci.

Mercoledì mattina saliamo verso la cima del M. Agnèr, ad accompagnarci ed aiutarci con il trasporto del materiale è con noi Marco Bergamo, amico, guida alpina e gestore del Rifugio Scarpa. Salendo si parla di viaggi, spedizioni e fatiche come se tutto fosse lontano e prima di ogni grande avventura sia indispensabile salire su un aeroplano...

La salita è abbastanza pulita, prima la ferratina, poi le roccette alternate a tratti innevati, poi a mezzogiorno arriviamo al bivacco Biasin. Marco si libera del peso e scatta subito verso la cima dell'Agnèr, ora è papà e nel primo pomeriggio vuole ritrovarsi a casa. Con calma anche noi riprendiamo la salita e in poco più di mezzora con i ramponi ai piedi siamo in cima, mi sembra tutto già bellissimo e per un momento penso che potrebbe andar bene così, che potremmo goderci il tramonto, mangiare, bere e passare una giornata intera a dormire in bivacco! Quel pensiero è durato molto poco! 

Dobbiamo capire quale sia il canalone giusto per scendere e vi assicuro che lassù non è assolutamente scontato, vorrei trovare una discesa che affianchi la cascata ma per perdere quota il punto migliore sembra essere proprio il catino nevoso che la sovrasta. Scendere dalla sommità di una cima, seguendo pendii nevosi ripidi fa sempre un po’ di impressione, soprattutto quando sai che sotto ci sono 1000 metri di parete!

Attrezziamo una sosta su roccia, ci caliamo per verificare di essere sul punto giusto e poi risaliamo dopo aver depositato tutto il materiale. Accompagnati dalle ultime luci rientriamo al bivacco Biasin, la nostra casa per mangiare e sprofondare nel sonno quando non sono ancora le 20.00.

Alle 5.30 del mattino la luce della frontale illumina le tracce del giorno prima, i ramponi mordono la neve gelata lungo i traversi esposti e la cresta che sale alla cima. Lassù il vento è debole e all'orizzonte inizia ad infuocare un nuovo mattino, in silenzio scendiamo verso la prima calata, non ci parliamo, l'attenzione e le parole sono tutte focalizzate su ciò che stiamo facendo.

Una serie di corde doppie, attrezzate su roccia e Abalakov, ci portano verso il nulla, verso il cuore di una parete dove tutto è immobile, silenzioso e gelato fino ad una cengia nevosa che sa di tutto tranne che di cengia!

La salita inizia subito impegnativa, non è come sulle classiche, qui Nicola deve ripulire il ghiaccio e battere per bene con le piccozze per avere dei buoni agganci. Ora abbiamo fatto il riscaldamento, il primo tiro della stagione è sotto di noi, la ruggine dalle picche è stata tolta ma il fisico non sembra ben ricordare cosa cavolo stiamo combinando! Alla partenza del secondo tiro il ghiaccio non c'è, prima si sale su roccia, poi si agganciano le picche dietro una frangia e quindi, dopo alcuni passaggi strani, i ramponi possono poggiare entrambi sul ghiaccio.

La scalata è lenta, i tiri esigenti, ci piacerebbe continuare diritti verso una bella colata sospesa ma le braccia risentono dell'ultimo tiro salito da Nicola, verticalità pura e ghiaccio non semplice. Anche l'orario ci invita a seguire la via può veloce e logica, la bellissima goulotte, 150 metri incassati tra la roccia, uno scivolo di ghiaccio intervallato da muretti dove ancora bisogna scalare bene.

Alle 16 e 20 minuti sbuchiamo sulla cresta finale, la luce calda del tramonto ci innonda, anche questa volta come sulla cima della Civetta, lo spettacolo è grandioso, gli spettatori sono pochi ma consapevoli dell'unicità del momento. Di tramonti così belli sicuramente ne vedremo altri, ma salire una nuova linea di ghiaccio sulla montagna più intima è un grande regalo, una Perla rara, forse l’Ultima.

Considerazioni etiche e morali
Ci sarebbe piaciuto provare a salire direttamente dal fondovalle seguendo i primi 800 m della via dei Sudtirolesi (circa 20 tiri di corda dal III al V) per poi raggiungere la cascata di ghiaccio vera e propria, ma ciò avrebbe richiesto almeno 3 giorni, forse 4, di buone condizioni meteo e libertà da impegni. Consapevoli che una grossa nevicata avrebbe potuto rendere pressoché impossibile la salita durante l’inverno, abbiamo deciso di scegliere l’avvicinamento più veloce e sicuro per poter accedere alla cascata. La salita integrale della parete seguendo la via dei Sudtirolesi sarebbe sicuramente una grande impresa. La prima e forse unica invernale risale al 1980 ad opera dei due Cecoslovacchi Josef Rakoncaj e Jaromir Stejskal il 29 febbraio e 1, 2, 3, 4 marzo.

di Diego Dellai, Gruppo Roccia 4 Gatti di Arsiero

Link: grupporoccia4gatti.weebly.comIG Diego DellaiIG Nicola Bertoldo

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