La Trilogia d’Agnér nelle Dolomiti in giornata per Diego Dellai e Marco Toldo

Il doppio report, scritto da Marco Toldo e Diego Dellai del Gruppo Roccia 4 Gatti di Arsiero, che in giornata hanno concatenato Spiz d’Agner Nord per la via Susatti, lo Spigolo Nord del Monte Agner e la Torre Armena per la via Tissi. Un viaggio infinito nel cuore selvaggio delle Dolomiti con oltre 3250 metri di scalata dal 3° al 6° di difficoltà.
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La Trilogia d’Agnér (Dolomiti) di Diego Dellai e Marco Toldo. Le cime sono state salite da sx a dx: Spiz d’Agner Nord (Via Susatti, 960m Armando Aste, Josve Aiazzi, Franco Solina, 1960), Monte Agner (Spigolo Nord, 1850m, Celso Gilberti, Oscar Soravito, 1932), Torre Armena (via Tissi 450m, Attilio Tissi, Giovanni Andrich, Francesco Zanetti 1931)
archivio Diego Dellai

Giovedì 11 agosto Marco Toldo e Diego Dellai hanno salito "i tre brillanti più luminosi della valle di San Lucano nel versante nord del gruppo dell’Agner", ovvero lo Spiz d’Agner Nord per la via Susatti, lo Spigolo Nord d’Agner e la Torre Armena per la via Tissi. Come viene riassunto bene nel post del Gruppo Roccia 4 Gatti di Arsiero al quale i due alpinisti appartengono, si tratta di “Un infinito viaggio che sa di avventura, amore e passione per la montagna” che "sa di forti emozioni, esplorazione, grandezza di spazi vuoti e incolmabili, sa di emozioni profonde e intense, ma sopratutto sa dell’intima complicità, conoscenza e fiducia che Diego e Marco hanno coltivato negli anni con questa meravigliosa valle che è la Valle di San Lucano." Ecco il loro doppio report.

LA TRIOLOGIA D'AGNER di Marco Toldo
È da qualche anno che consiglio, a chi un po’ se lo merita, di entrare almeno una volta nella valle di San Lucano, recarsi nella piccola frazione di Col di Prà, voltarsi indietro e lasciarsi trasportare dall’ondata di forza ed energia che quelle pareti riescono a trasmettere, anche a chi, ne sono sicuro, di alpinismo se ne intende gran poco.

E c’è uno scorcio in particolare che mi ha sempre catturato. Basta parcheggiare la macchina sulla strada asfaltata in prossimità dell’imbocco del sentiero che porta al bivacco Cozzolino, superare la breve radura per trovarsi sulla riva del Tegnàs. Sarebbe da aver tenuto gli occhi chiusi fino a quel momento, per aprirli di colpo, guardare in alto e lasciarsi portare da quella sensazione di maestosità e potenza che credo pochi posti al mondo riescano a dare.

Siamo davanti al versante settentrionale dell’Agnér; ho passato ore a guardare quelle pareti, pensare alle vie percorse, quelle che vorrei salire e magari anche a qualche linea che aspetta ancora i primi cavalieri. Ho passato ore a sognare e fantasticare nuove avventure su quelle grandi pareti, ma c’è stato un momento in particolare in cui tra quelle enormi torri di roccia ho visto qualcosa in più, ho visto una possibilità nuova, come una visione, qualcosa di logico in realtà ma che probabilmente non aveva ancora catturato l’interesse di nessuno. Quel giorno ero stato stregato da un sogno come altre volte mi era accaduto in questa magica valle...

Davanti a me il gigante con i suoi satelliti: da sinistra lo Spiz Pìcol, all’apparenza esile e insignificante, poi lo Spiz d’Agnér Nord, alto e slanciato come una freccia appuntita verso il cielo. Dietro, un po' nascosto e quasi insignificante lo Spiz Sud. Poi il grande Agnér, in tutta la sua mole con il lunghissimo spigolo dritto davanti a me. A destra la Torre Armena, distante e isolata da sembrare irraggiungibile. Infine la catena continua verso ovest con grandi montagne che sembrano svanire sempre di più...

Quel giorno, e son passati un bel po' di anni, mi ero chiesto se mai sarebbe stato possibile concatenare quelle 3 affascinanti montagne in un solo giorno...Nel frattempo combinammo tante cose in Agnér, tra cui una sventurata discesa con gli sci per il Vallon delle Scandole. Quanta neve c’era, e che abisso quel canale! La mia testa tornò sul concatenamento; in effetti quella era una discesa che una volta veniva usata come rientro dalle vie in estate...

Siamo tornati in quel luogo l’anno scorso, ad inizio estate per avvicinarci alla ovest della Torre Armena per percorrere la via Maliarda, capolavoro dei grandi Renato Pancera e Gianpaolo Galiazzo. Quel giorno con Diego abbiamo accennato qualche considerazione a quella cavalcata, dato che di lì saremmo per forza dovuti scendere.

Quest’anno la poca neve presente nei canali di discesa ci ha portato a pensare che probabilmente era arrivato il momento di tentare quel concatenamento. L'organizzazione è venuta spontanea… L'idea iniziale era: dormire al Cozzolino, salire lo spigolo nord, scendere per le Scandole e a circa metà raggiungere la base della Torre Armena dove avremmo salito la Tissi. Tornare sulle Scandole e scenderle fino in fondo, passare per il Cozzolino e poi attaccare lo spigolo Susatti allo Spiz Nord.

A fine luglio sono salito da solo al bivacco Biasin per depositare acqua e cibo per poi scendere per il Vallon delle Scandole, attrezzando alcune doppie e ragionando su come poter essere il più rapidi possibili. Al di là dell’euforia alimentata dalle forti sensazioni provate durante tutta la discesa, sono arrivato a valle con la netta sensazione che la nostra idea era praticamente impossibile, perché le Scandole richiedevano troppo tempo. Dovevamo per forza scendere a nord per essere veloci, così abbiamo spostato l’attenzione sul lato opposto del Gigante: lì, tra lo Spiz Nord e l’Agnér scendono due grandi spaccature divise in alto dallo Spiz Sud. Diego programmò un tentativo di discesa dal grande e spaventoso canale a sinistra dell’Agner, per fortuna mai neanche iniziato, cosi abbiamo deciso di tentare una discesa tra lo Spiz Nord e lo Spiz Sud.

Giovedì 4 agosto dormiamo a malga Agnér. Quel giorno Diego ed Erika avevano salito la Via Andrea Oggioni. Il giorno seguente Erika sarebbe scesa a valle mentre io e Diego saremmo saliti verso lo Spiz Nord per la via normale e, raggiunta la forcella Parissenti, avremmo depositato acqua e cibo e tentato questa nuova discesa alternativa. La cosa andò meglio del previsto e con 8 doppie da 50 metri e qualche tratto da disarrampicare arrivammo al Cozzolino e poi giù in valle con la consapevolezza che quel sogno era forse realizzabile. Cambiamo la sequenza delle vie e quindi la logistica, ma rimanevano grandi dubbi...tempistiche sulle discese, la Susatti mai percorsa prima, l’avvicinamento alla Tissi dalle Scandole sconosciuto...

Giovedi 11 agosto usciamo dal Bivacco Cozzolino alle 3.53, saliamo veloci e attacchiamo lo spigolo Susatti. La via è bellissima, la percorriamo senza neanche renderci conto di essere veloci e quando arriviamo alla forcella Parissenti, poco sotto la cima, non sono ancora le 8. Cominciamo a scendere la nuova linea di doppie. Difficile pensare di essere veloci perché lì c’è anche da stare attenti, ma tutto fila e poco passate le 10 entriamo al bivacco Cozzolino. Ricorderò sempre il piacere, in una giornata così frenetica, di concederci dieci minuti di stop, mettere su la moka e bersi il caffè più buono che io abbia mai bevuto... Tocca allo spigolo Gilberti-Soravito, via che non ha bisogno di presentazioni, che scorre veloce. Arriviamo al bivacco Biasin sotto la cima dell’Agnér che l’orologio segna le 16.30.

C'è tempo, c’è ancora energia e c’è tanta motivazione. Scendiamo le Scandole e raggiungiamo l’attacco della Torre Armena in modo inaspettatamente semplice. La Tissi è una bellissima via, logica e non troppo difficile che, nonostante la stanchezza, percorriamo veloci e anche in maniera piacevole. Alle 20,30 manca l’ultimo tiro, poi la cima, tutta quella cresta affilata per poi scendere e risalire al bivacco Biasin. Accendiamo le frontali ed inizia a piovere... attorno a noi si sta manifestando un bel temporale, i tuoni si sentono decisi anche se ancora lontani. La cima della Torre Armena penso sia uno dei peggiori posti delle Dolomiti dove trovarsi in caso di temporale!

Sento un po' d’ansia salirmi, acceleriamo, speriamo non succeda un casino! Neanche il tempo di bagnarci le spalle che smette di piovere, riprenderà alle 23 quando noi saremo già distesi sulle brande del bivacco sotto qualche bel strato di coperte…

Più di 18 ore trascorse praticamente senza pause; 18 ore concentrati, veloci e determinati; 18 ore esposti agli inevitabili pericoli oggettivi che tre grandi montagne come queste possono creare sia durante le salite sia nelle discese; 18 ore immersi nei dubbi dovuti a una preparazione semplice, dove avevamo scelto di non essere troppo meticolosi per lasciare comunque spazio all’avventura...

E quando tutto finisce ti chiedi semplicemente: è possibile che sia andato tutto così incredibilmente bene? E allora anche se può sembrare un pensiero un pò astratto, mi sento di rispondere che ancora una volta il Gigante ha in qualche modo contribuito per fare andare tutto per il verso giusto in cambio della grande ammirazione che proviamo per questa montagna.

Non volevamo fare un record, né tanto meno “utilizzare” l’Agnér come una pista d’atletica. Volevamo semplicemente entrare a fondo in questa montagna, conoscerne i segreti e provare a trasformare in realtà quel sogno che quel giorno mi aveva trasmesso sulla riva del Tegnàs. Ci siamo riusciti. Grazie Agnér!

di Marco Toldo

5 SENSI di Diego Dellai
Profumo di caffè e luce calda, apro la porta del bivacco, è buio. I passi vanno in salita, le mani iniziano a toccare roccia conosciuta, il chiarore della pila frontale concentra tutta l'attenzione su quel metro quadro davanti a faccia e piedi, il resto è superfluo e buio.

Rumore di ferraglia e moschettoni, Marco inizia a salire legato, la corda fila veloce poi finisce. Indosso le scarpette e via! Le dita afferrano roccia e prese bellissime. Adatto la velocità a quella del mio compagno, se va piano so che fra cinquanta metri troverò un passaggio più impegnativo o un friend da rimuovere.

Ci ritroviamo in sosta, spegniamo la frontale, passo il materiale e poi riparte, prima piano, poi veloce su è ancora su. Non sono ancora le otto, quando a Forcella Parissenti sentiamo le voci di una cordata poco sopra, probabilmente hanno dormito fuori. "Che via avete fatto?" chiedono. Quasi in imbarazzo lascio la risposta a Marco: "La Susatti, questa mattina presto!" Iniziamo a scendere, corde doppie e tratti di disarrampicata dove la concentrazione è al massimo."Tonf!" Un sasso mi cade sopra il piede, faccio un rapido controllo togliendo la scarpa, è tutto ok ma fa male! La discesa riprende, mi sento vulnerabile ma all'altezza, in un ambiente severo ma che conosco. Ci si sente piccoli giù per quei budelli!

Poche parole, quasi nessuna, riprendiamo a parlare quando anche l'ultima doppia fila liscia, e veloci ripassiamo al bivacco Cozzolino per la merenda, panino con prosciutto e caffè! Sono quasi le 11, sullo Spigolo Nord riparte Marco, i primi tiri legati poi liberi e veloci tra il profumo dei mughi e il pizzicore dei suoi aghi. Le mani sono sporche di terra, non sento rumori, solo quel movimento di braccia e piedi perfettamente sincronizzato, veloce e leggero, che continua a salire ed aggrapparsi.

Marco è veloce, quasi non riesco a starci dietro, una breve sosta al grande Larice e via, su per i canali e diedri mentre giù sotto a destra arrivano le voci di una cordata. Maniche corte, è caldo e mi sento stanco, cerco di dosare le forze, di procedere il più costanti possibile sino alla parte alta.  Lui non fa una piega e continua a fare il suo compito, sale su roccia bellissima e io seguo, le soste ci sono.... ma non per noi!

All'uscita nemmeno un minuto, dritti verso il Bivacco Biasin dove abbiamo acqua e cibo. Sono quasi le cinque, un po' in ritardo sui piani ma in tolleranza, non sono pienamente convinto di continuare ma Marco lo chiede con una frase a senso unico: "Ne hai ancora vero? Siamo in orario e fermarsi adesso sarebbe un vero peccato!" Avanti!

I piedi scendono tra le ghiaie del Vallon delle Scandole, una doppia, roccia levigata, un buco d'acqua, tolgo gli occhiali e beviamo. Poi ancora giù su rocce esposte e l'incognita di trovare una soluzione veloce per raggiungere l'attacco della via Tissi. Più su? Più giù? Proviamo là! Una cengia, 80 metri di traverso su roccia magnifica, sopra la testa la Torre Armena e il cielo grigio.

Sento una nuova energia dentro, è il Diego determinato che potrebbe andare avanti per giorni perché sa che tutto è possibile. Inizio a salire, i piedi fanno male ma passano in secondo piano, penso a quanto forti erano quei pionieri con gli scarponi e l'attrezzatura pesante, su fessure impegnative e quarti gradi difficilmente proteggibili.

Arriva buio, accendiamo le frontali mentre in lontananza rimbombano tuoni e fulmini. Alcune gocce iniziano a cadere e sembra quasi grandine da quanto grosse sono, poi fortunatamente smette, poco sotto la cima togliamo corda e scarpette iniziando il saliscendi in cresta sempre concentrati, sotto i piedi la pila illumina ma a sinistra è il buio più totale.

Sono le 22 quando riapriamo la porta del Bivacco Bedin, un abbraccio, un semplice abbraccio atteso da ore è la dichiarazione che ora possiamo rilassarci, che quell'idea pazza nata qualche anno prima è diventata realtà.

Penso all'inutile senso di questa intensa giornata, i palmi delle mani sono dolenti come la pianta dei piedi, potrebbe sembrare una performance da atleti ma non è così. Discutiamo un po', confido a Marco che con questo "tour" ho la paura di svilire queste bellissime salite alpinistiche.

È stata una sfida dentro di noi, un gioco di strategia, un dover conoscere a fondo queste pareti per poter passare sicuri, leggeri e veloci. Un piacere possibile grazie ad un amico con il quale tutto sembra normale e il parlare alterna la voce al silenzio. Il rumore della pioggia accompagna il sonno dentro il bivacco, prima avevo voglia di terminare e ritrovarmi tra le luci in qualche festa di paese, ora la sensazione è strana, è come se avessi letto un libro fantastico, una sola copia tutta per me, potrei raccontarlo ma pochi riuscirebbero a capirne la bellezza.

Diego Dellai
Diego Dellai ringrazia Mammut e il negozio Valli Sport.

LA TRILOGIA D’AGNER
Spiz d’Agner Nord (Via Susatti, 960m Armando Aste, Josve Aiazzi, Franco Solina, 1960)
Monte Agner (Spigolo Nord, 1850m, Celso Gilberti, Oscar Soravito, 1932)
Torre Armena (via Tissi 450m, Attilio Tissi, Giovanni Andrich, Francesco Zanetti 1931)




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