Torre Spinotti e Geronimo, la nuova via d'arrampicata nelle Alpi Carniche

Il report dell’alpinista ceco Michal Coubal che insieme a sua figlia Anna Coubalová ha aperto Geronimo, una nuova via d’arrampicata sulla parete ovest della Torre Spinotti (gruppo Coglians - Cjanevate) nelle Alpi Carniche.
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Durante l'apertura di Geronimo alla Torre Spinotti, gruppo Coglians-Cjanevate, Alpi Carniche (Michal Coubal, Anna Coubalová 12/08/2019)
Michal Coubal, Anna Coubalová

Recupero la corda e cerco di trovare una posizione un po’ più comoda. La sosta è formata da un blocco sul bordo di uno spigolo sotto un tetto. Alle mie spalle osservo il cielo scuro sopra la valle sotto di noi e la cortina di pioggia che si avvicina.

Ája toglie il materiale e cerca di rimuovere i chiodi dalla roccia. Nelle raffiche di vento le asole di corda gettate attorno al mio imbrago si alzano intorno a me come serpenti e scompaiono sopra lo strapiombo. La pioggia è appena arrivata. Mi spingo contro la parete e i ricordi affiorano, ancora una volta…

La primavera del 1988 non può essere dimenticata. Sono passati 14 giorni da quando io e mio fratello Mirek abbiamo installato il campo base nella valle di San Lucano, ipnotizzati dalla parete sud della Terza Pala. Oltre a qualche breve schiarita, piove di continuo. Ecco che arrivano i nostri amici slovacchi, Fero e Jaro, che per alcuni giorni sono andati a vedere il Lago Magiore. Il tempo non è da Terza Pala, ma non ci arrendiamo così facilmente. In una giornata grigia iniziamo la salita fino alla Lastia di Gardes. Al mattino non piove, ma a mezzogiorno iniziano a cadere le gocce. Saliamo comunque e la sera tardi troviamo una piccola cengia con un vecchio albero secco. Fero accende un piccolo fuoco e ci stringiamo attorno fino al mattino. È stata l'unica volta che ho passato la notte accanto al fuoco durante una salita. Continua a piovere ininterrottamente. Il secondo giorno, dopo la discesa, valutiamo chi ha i piedi più “ammollati".

Per motivarci però basta un'occhiata all'altro versante della valle. Qualche anno dopo trascorriamo la nostra terza notte sulla parete nord dell’Agner durante la nostra prima salita chiamata Storia infinita. Abbiamo messo il nostro portaledge su una rampa stretta. La tempesta notturna ha regalato lampi luminosi come il giorno e ci ha riempito l'intera rampa di acqua. Siamo seduti in una tenda il cui pavimento sta per esplodere, l'acqua lo sta gonfiando come un pallone. Ci urliamo a vicenda, ma attraverso il rombo costante del tuono non riusciamo a sentirci e spero solo di aver incollato bene tutte le cuciture prima di venire qui.

È tarda notte, l'ultima sera sul Javorová věž negli Alti Tatra, quando io e mio fratello entriamo finalmente nei nostri sacchi a pelo. C'è un diedro largo e liscio e siamo a pochi metri dalla cima. La tempesta, arrivata all’improvviso, si scatena fino al mattino. Poi, senza soluzione di continuità, diventa una tempesta di neve che trasforma i nostri sacchi a pelo in cose pesanti e inzuppate. Abbasso lo sguardo e per un po’ mi chiedo se devo buttare tutto giù o no. La prima salita viene immediatamente chiamata la Nona Onda.

Dopo tutti quegli anni volevo iniziare diversamente con mia figlia Anna, per mostrarle le montagne dal loro lato migliore. Durante la nostra salita sul Kolový štít negli Alti Tatra, il tempo doveva essere assolutamente perfetto, garantito dalle infallibili previsioni norvegesi. Fino ad oggi ricordiamo con chiarezza la mia affermazione: "Se non avessi saputo che oggi il tempo doveva essere così bello, avrei detto che pioverà entro un'ora". E infatti un mezz’ora dopo eravamo rannicchiati insieme sotto un guglia leggermente inclinata cerando riparo dall'acquazzone. Anche questa tempesta aveva giocato tutte le sue carte vincenti e in serata alcune pietre hanno iniziato a cadere dall’alto.

Questa volta, sulla Torre Spinotti, Ája non è riuscita a tirar fuori l'ultimo chiodo. È salita verso di me e, premendosi contro la parete, ha penetrato con gli occhi la pioggia dietro di noi e ha esclamato soltanto: "Ancora?" Abbiamo riavvolto le corde e ho riorganizzato il materiale per la seconda volta. Mi sono venute in mente le parole pronunciate da Aragorn nella trilogia di Tolkien, Il Signore degli Anelli, mentre si rivolgeva ad una manciata di suoi seguaci alle porte di Mordor: “Oggi non muore nessuno". Ma poi ho pensato a qualcosa di meglio. Mi sono sganciato dall’ultima sosta e sono partito per combattere contro l'ultimo strapiombo. "Geronimo!"


SCHEDA: Genomio, Torre Spinotti, Alpi Carniche




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