Rara ripetizione del Grand Diedre Desplomando alla Torre di Trango, la Nameless Tower del Karakorum
Il 23 luglio 2024 alle 23:45 gli alpinisti slovacchi Martin Krasňanský, Michal Mikušinec e Tomáš Buček e il ceco František Bulička dalla Repubblica Ceca sono sbucati sulla cresta sommitale della Torre di Trango, anche conosciuta come la Nameless Tower, dopo aver completato la seconda ripetizione del Grand Diedre Desplomado. Questa enorme via di 1100 metri segue il pilastro occidentale ed è stata aperta nel giugno 1987 con un mix di arrampicata libera ed artificiale dagli svizzeri Michel Piola e Stéphane Schaffter e dai francesi Patrick Delale e Michel Fauquet. Da notare che dopo aver raggiunto la vetta, Fauquet ha effettuato la prima discesa in parapendio della Nameless Tower lanciandosi dalla spalla occidentale mentre Piola e Delale tenevano la sua ala in posizione.
Nell'agosto 2006 la via è stata ripetuta per la prima volta, e quasi scalata in libera, dal team svizzero composto da Francesco Pellanda, Giovanni Quirici e Christophe Steck. Il trio ha raggiunto la vetta dopo dodici giorni di duro lavoro e cinque notti in parete, scalando tutto in libera, tranne i tiri 13 (A4), 15 (A3) e 16 (A3).
Scrivendoci, Bulička ha spiegato "Abbiamo scalato in stile capsula e trascorso 13 giorni in totale sulla parete, 10 dei quali consecutivi. Le difficoltà techniche che abbiamo incontrato sono 7b+ e A3. La via attraversa la parete ovest e copre 1100 metri di parete perlopiù strapiombante, il che la rende la via più lunga e ripida della torre. L'intera via è divisa in soli 25 tiri, quindi ogni tiro è lungo in media circa 50 m, il che è piuttosto folle.
L'obiettivo era di provare a salire in libera ogni tiro... ci abbiamo provato allo sfinimento, e siamo saliti in libera fino al 13° tiro, quello chiave. In passato questo tiro è stato scalato AF (ndr. all free, ovvero tutti i movimenti in libera singolarmente, ma non in rotpunkt) nel 2006 con difficoltà stimate attorno a 8a+/?. Salire i tratti di A3, senza quasi nessuna esperienza di arrampicata artificiale, è stata un'esperienza intensa, che ci ha impiegato per bene per 5 ore. Purtroppo liberare questa bestia di resistenza strapiombante di 55 metri è stato impossibile date le condizioni che abbiamo dovuto affrontare, anche con due climber che in passato hanno salito il 9a. Nevicava quasi ogni giorno e faceva un freddo cane per i 13 giorni in cui siamo stati in parete. Da quel momento in poi, raggiungere la cima sembrava una sfida già sufficientemente importante. Abbiamo decisamente migliorato le nostre capacità di scalata artif, passando da quasi zero esperienza ad A3 in pochi giorni! In ogni caso, anche se avessimo chiuso il 13° tiro, la headwall non sarebbe stata scalabile in libera a causa del difficile artif, delle fessure ghiacciate e delle cenge innevate.
L'intera salita è stata un duro "lavoro" alpino con solo pochi momenti di arrampicata piacevole, ma ne è valsa assolutamente la pena perché si è trasformata nella più grande avventura della nostra vita!"