Badile: Matteo Della Bordella e la salita dedicata a Bernasconi
È davvero impossibile pensare alla Nord Est del Badile in condizioni invernali senza pensare a Matteo Bernasconi "Berna". Ho perso il conto delle volte che mi ha parlato di quella parete e di quante volte lo avesse incantato e poi illuso, con le sue condizioni che si possono riassumere in una sola parola: effimere.
Il suo racconto della salita in inverno dello spigolo Nord è un regalo fantastico che ha lasciato a tutti noi. Testimonianza di spontaneità, entusiasmo, gioventù ed avventura allo stato puro… quanti di noi alpinisti non si possono riconoscere nelle sue parole, anche se in contesti differenti?
Quella parete lo aveva stregato, mi aveva raccontato di quella volta che tentò la Via del fratello nell’inverno 2005 e ci teneva sempre a sottolineare che il suo sogno non era la Nord-Est del Badile in invernale, bensì la Nord-est del Badile in piolet traction. Differenza insignificante per i non-alpinisti, ma fondamentale per lui, che per anni ha cercato di spiegare a sè stesso come si fossero formate quelle colate di ghiaccio che nel 2005 gli permisero di salire una parte di parete arrampicando con picozze e ramponi su terreno verticale, senza quasi mai toccare la roccia.
Condizioni che ha inseguito a lungo, in numerosi tentativi, che non ha mai più ritrovato. Condizioni effimere che, ironia della sorte, si sono presentate proprio adesso. Senza preavviso, senza motivo e senza alcun senso, come tante cose che accadono nella vita.
Stavo passando in tranquillità queste settimane di "lockdown" quando, dopo aver sentito vari amici per combinare qualcosa in montagna, è stato Silvan Schüpbach, all’ultimo momento, a far partire questo fulmine a ciel sereno: "la Nord-Est del Badile sembra essere in condizioni, proviamo?"
L’informazione arriva da Marcel Schenk, fortissimo alpinista svizzero e grande conoscitore di questa montagna, colui che nel 2016 per primo aveva salito la Nord Est del Badile, con picozze e ramponi, lungo la linea immaginata e tentata varie volte da Berna.
Silvan ed io, invece, non siamo certo dei grandi conoscitori della montagna e della zona… Per me l’unica volta sulla Nord Est era stata nell’estate 2003 con mio padre Fabio, lungo la via Cassin, mentre Silvan a sua volta aveva salito quella via, sempre più di 10 anni fa.
Con un zaino carico di tanti dubbi, ma anche di tanta curiosità e voglia di avventura, mercoledì 25 novembre saliamo al rifugio Sasc Furä. Il giorno seguente non inizia nel migliore dei modi: partiamo di buon’ora dal rifugio, ma la neve profonda, il buio e la mancanza di conoscenza del luogo ci rallentano non poco, cosicché arriviamo al colle, dove parte lo Spigolo Nord, in ritardo rispetto a quanto preventivato. La parete è completamente bianca, ricoperta da una corazza di ghiaccio e neve uniforme, al punto da coprire quasi completamente il granito, che affiora di tanto in tanto, come degli scogli che emergono dal mare.
In questo mare bianco fatichiamo ad individuare le vie già esistenti e nutriamo ancora parecchi dubbi sulla tenuta di questo strato di neve e ghiaccio attaccato alla parete. Non sappiamo bene cosa fare ed anche se siamo abituati alle grandi pareti, l’ambiente in cui ci troviamo è serio e ci intimorisce non poco. Dopo una pausa ed un breve confronto sul da farsi, rompiamo gli indugi e ci lasciamo semplicemente abbandonare al nostro istinto, attaccando la parete nel modo che a noi pareva più istintivo per noi, ovvero con un infinito traverso di 300-400 metri sulle placche ricoperte da ghiaccio e neve. Niente è programmato e non abbiamo idea di dove salire e di cosa ci possa aspettare: decidiamo solo di continuare a seguire la curiosità e l’istinto che ci hanno condotto fino a quel punto.
Lo strato di ghiaccio è sempre molto sottile e difficile da proteggere, ma i ramponi e le picozze entrano che è un piacere…così saliamo per lo più "in conserva", con una o due protezioni tra di noi.
Terminato il lungo traverso, la parete si impenna, e vediamo una bellissima striscia bianca perfetta scendere lungo un diedro. Decidiamo di seguirla, senza sapere dove porti; l’unica certezza che abbiamo è di essere almeno 50 metri o più a destra della Via Cassin. Silvan conduce da primo tre lunghi tiri spaziali, su lingue di ghiaccio molto sottili, proteggendosi dove affiora la roccia. L’ultimo dei quali è senza dubbio il più impegnativo, con qualche sporadico passo in dry tooling e protezioni più precarie.Poi mi cede nuovamente il comando e con un lungo tiro di circa 80 metri raggiungo lo Spigolo Nord, che seguiamo fino in vetta al Pizzo Badile.
Sono le 16.30. La luce della sera, il ricordo di quando cinque mesi prima eravamo in quello stesso posto a spargere le tue ceneri, sulla croce di vetta i tappi di birra legati insieme con scritto Ciao Berna. Dentro di me un turbine di emozioni, positive e negative che non riesco a decifrare… tutto scorre velocemente, tutto mi passa davanti senza spiegazione.
Raggiungiamo il bivacco Redaelli che sarà il nostro riparo per la notte… con Silvan una stretta di mano sincera, dopo l’ennesima grande avventura insieme. Un’avventura diversa dalle altre, che lascia un vuoto e tante domande, cos’è per ognuno di noi l’amicizia?
di Matteo Della Bordella
Link: ragnilecco.com, FB Matteo Della Bordella, Karpos, Kong, SCARPA, Vibram
Crossway of friendship
Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach 26/11/2020
800m difficoltà max M6
Combinazione di vie esistenti sulla parete Nord Est del Badile in condizioni invernali. La prima parte della via segue un lungo traverso "inedito" (a conoscenza nostra) mentre la seconda parte segue la via Linea bianca