Monte Pedena colatoio est salito nelle Alpi Orobie da Valentino Cividini e Samuele Morettini
L’inverno 2023/24 sembra ricco di proposte nuove, in ogni angolo delle Alpi vengono salite linee che magari da anni non si erano formate come in questa stagione. Una delle salite più complete arriva da Valentino Cividini che dopo un attento studio e corteggiamento ha superato insieme a Samuele Morettini il colatoio est del Monte Pedena (2399m). La salita nelle Alpi Orobie offre quasi 1900m di dislivello, condito da un'ottima arrampicata su ghiaccio fino ad 80°, ed un giro ad anello di ben 25km da compiere con gli sci. Alpinismo con la A maiuscola.
COLATOIO EST MONTE PEDENA di Valentino Cividini
Giornata indescrivibile dove voglia di far fatica e determinazione sono molto importanti. Dal punto di vista tecnico-alpinistico è completa in ogni sua fase, sono felice di averla condivisa con Samuele e spero di avergli trasmesso tutta la gioia che ho provato nel fare questa ascensione.
Ero già stato sul Monte Pedena dal suo canale centrale in solitaria nel dicembre del 2019 ma il colatoio di sinistra mi attraeva molto di più ed infatti nel complesso è stata molto più dura, complice anche la partenza più in basso. Infatti, giungere alla base di questa linea non è proprio semplice perché impone un lungo avvicinamento: dal Rifugio Madonna delle Nevi si deve transitare dal rifugio Balicco, quindi scollinare alla bocchetta di Budria. Oltrepassata la bocchetta la sciata nel versante valtellinese è molto bella su 30cm di farina. Giunti su un comodo pendio dolce ripelliamo e ci dirigiamo alla base della via ma il sole arriva inesorabile, così decidiamo di salire slegati e di portarci il più velocemente possibile fuori dal tiro di alcune stallattiti sulle rocce di destra.
L'arrampicata senza corde è molto bella perché i movimenti sono fluidi e precisi. Certo, richiede molta concentrazione ed ovviamente si accetta un bel rischio. Superato tutto il colatoio di circa 350m di dislivello si arriva su una bella cresta aerea ma non troppo affilata con passaggi non difficili ma suggestivi fino a toccare la cima che oggi è tutta per noi.
La sciata lungo la normale scialpinistica è bella con farina su fondo duro ma la stanchezza si fa sentire. Giunti sotto il rifugio Alpe Lago intercettiamo la provinciale che sale al Passo San Marco e che fortunatamente è tracciata dalle motoslitte. Ora però ci aspettano 500m di dislivello ed anche un notevole sviluppo per giungere al passo. Arrivati sopra i 1800m troviamo un piccolo torrente sotto il ghiaccio, ci fermiamo a mangiare una barretta e a bere l'acqua gelata perché tutte le nostre bevande sono finite da un bel pò.
Riprendiamo la marcia e alle 13 e 30 giungiamo stanchi ed infreddoliti al passo. Ora non ci resta che lasciarci scivolare lungo la strada sino all'auto, completando un giro ad anello di ben 25km e quasi 1900m di dislivello condito da un'ottima arrampicata su ghiaccio fino ad 80°.
Riflessioni personali sull’Alpinismo
Per un alpinista salire una linea di cui non ha nessuna informazione è, dal punto di vista tecnico-pratico, come se aprisse una via nuova perché deve mettere nello zaino tutto l'occorrente per effettuare una salita pensando di proteggere i tiri e attrezzare le soste, oltre al fatto che non conosce le difficoltà che incontrerà durante la salita. Per cui, in tutta onestà, il fatto di aprire o meno una linea nuova passa in secondo piano e quello che più conta è l'ascensione che si compie, come la si compie, e la condivisione con il o i propri compagni.
Per quanto mi riguarda, avendo già compiuto molte salite il mio metodo è quello di effettuare escursioni di scialpinismo ed osservare le linee che vorrei salire già facendomi un idea del materiale che potrebbe servire. Ovviamente basandomi su osservazioni da lontano non posso avere la certezza delle difficoltà e del materiale corretto, sicuramente un buon numero di friends, dei chiodi e qualche vite bisogna metterle nello zaino, poi capita di dover effettuare tiri sprotetti e di faticare ad attrezzare soste. Questo è l’Alpinismo!
Un'ascensione logisticamente scomoda, dove l'avvicinamento si compie in sci, ha un'impatto notevole sull'impegno fisico, figuriamoci se si è costretti ad arrampicare con gli sci in spalla. Perciò è anche difficile trovare compagni polivalenti ed in grado di affrontare salite che uniscono due discipline impegnative come lo scialpinismo e la scalata su ghiaccio e misto.
Se devo riflettere sul fatto di aver aperto una via nuova, la prima cosa che cerco di capire è la storia alpinistica della montagna, poi entro nel dettaglio della salita: quante ore di avvicinamento?, con gli sci? quali difficoltà? che ritorno? Tanto più aumentano i tempi di avvicinamento e di ritorno, tanto più aumentano le difficoltà, tanto più certe pareti sono sconosciute. E tanto più alta sarà la possibilità che una linea non sia mai stata salita anche solo per disinteresse per esempio. La certezza assoluta non c'è ma unendo molti fattori sfavorevoli che aumentano l'impegno della salita nel suo complesso, la probabilità che non sia mai stata salita è alta.
Altra cosa da non sottovalutare è la bellezza della salita per lunghezza, difficoltà e ad esempio se supera un'intera parete e giunge su una cima. Sono tutti fattori che dovrebbero far riflettere l'Alpinista sul fatto che ne valga la pena pubblicizzarla solo come proposta per far trascorrere una bella giornata ad altri appassionati o addirittura oltre che come proposta anche come nuova linea su di una montagna! Di fatto la fretta è cattiva consigliera, mentre pazienza ed il trascorrere del tempo mettono apposto la storia alpinistica delle montagne.