Jannu Pilastro Ovest: intervista a Valeri Babanov
Il 21/10/2007 Valeri Babanov e Sergey Kofanov sono riusciti in una delle imprese più importante dell’anno, e non solo: la salita dell’inviolato pilastro ovest dello Jannu (7710m) in perfetto stile alpino. Nessuna corda fissa, nessun campo fisso, per difficoltà stimate attorno a VI/WI4+/80° ghiaccio/M5 per 3000m di via. Tradotto per i (pochi?) non iniziati questo vuol dire una via che unisce roccia, ghiaccio e misto in una sorta di università dell’alpinismo (leggerissimo) ad alta quota.
Una corsa verso l’ignoto che, per il 43enne Babanov, è il coronamento di un sogno durato almeno sette anni. Abbiamo pensato di intervistarlo per saperne di più, per entrare non solo nell’immensa parete ma anche nella mente e nelle motivazioni del grande alpinista russo che, non a caso, ha già al suo attivo due Piolet d’or.
Jannu Pilastro Ovest - intervista a cura di Vinicio Stefanello
Intanto complimenti per la vostra salita... Era la vostra prima volta sullo Jannu? Cosa vi ha fatto decidere per questa montagna e come è nato il progetto di questo nuovo itinerario?
Si, era la mia prima volta su questa grande montagna. Ho sognato lo Jannu per tanti anni (almeno sette). All’inizio pensavo di salire direttamente la parete nord ma un paio di anni fa questa via è stata salita da un team russo. Ciò nonostante non ho mai smesso di sognare questa montagna: volevo salire una via nuova, una mia via fino in cima. Il pilastro ovest dello Jannu è una linea molto logica che porta in cima ed è anche molto bella e insieme una sfida.
Quali dubbi avevate all'inizio e quali erano le incognite del vostro progetto?
Per tutte le spedizione in Himalaya il tempo è una grande fonte di preoccupazione e incertezza. Il tempo era molto instabile e non potevamo aspettare fino alla prossima fortunata finestra di bel tempo, dovevamo iniziare a salire con le prime previsioni buone anche se non avevamo finito la fase di acclimatamento (la nostra cima di acclimatamento è stata il Merra a 6300m, mentre la cima dello Jannu è a 7710m).
L’altra cosa che ci preoccupava era il fatto che la via era molto lunga (circa 4500m) e non eravamo sicuri di aver abbastanza materiale per tornare lungo la stessa via, specialmente in caso di maltempo. Come alternativa avevamo considerato la possibilità discendere lungo l’altro versante, nell’altra valle a noi sconosciuta,.
Quali sono le caratteristiche (tecniche e di pericolosità) che contraddistinguono la vostra nuova via?
La via è una grande sfida e molto impegnativa psicologicamente. Vorrei dire che lo Jannu è come una combinazione della parete nord di Les Droites e la parete nord dello Sperone Croz sulle Grandes Jorrasses, ma portati ad una altitudine maggiore. Stimiamo le difficoltà attorno a 3000m / VI / WI4+ / 80° ghiaccio / M5. Per quanto riguarda invece i pericoli, direi che la nostra via è abbastanza sicura – se questo aggettivo è applicabile ad una delle più grandi montagne dell’Himalaya.
Qual’è stato il momento più difficile?
Credo sia stata la notte prima della cima. L’abbiamo trascorsa a 7600m senza sacco a pelo. Faceva abbastanza freddo e praticamente non siamo riusciti a dormire. Dopo quella notte siamo dovuti salire dei tiri molto ripidi e difficili…
Come avete affrontato la salita (corde fisse, campi) e in perfetto stile alpino: cosa significa per voi questa definizione?
Nessuna corda fissa, nessun campo fisso – è questo il succo dello stile alpino, vero? Avevamo solo due corde (5mm e 8mm), 7 chiodi da ghiaccio, 12 chiodi, un set di nut, 4 snowstakes e un po’ di friends. Abbiamo utilizzato una tenda molto leggera (1 kg) e un sacco a pelo molto leggero doppio (800g), 5 cartucce di EPI gas e cibo per 8 giorni. I nostri zaini pesavano circa 20kg ciascuno.
Come si è svolta la salita?
Il nostro campo base era a 4700m. Il primo giorno abbiamo attraversato il ghiacciaio e siamo saliti l’avancorpo di roccia fino a 5500m. Durante i successivi 2 giorni abbiamo salito la parete nord di Sabitong e abbiamo raggiunto la base del pilastro ovest a 6350m. Il pilastro ovest ci ha impegnati per altri 3 giorni raggiungendo così quota 7200m, dove il pilastro si unisce alla cresta sud ovest dello Jannu. Da questo punto abbiamo continuato lungo la cresta e quindi abbiamo salito la torre sommitale dello Jannu. A quota 7300m, alla base di quest’ultima torre, abbiamo lasciato il nostro sacco a pelo, un po’ di cibo e attrezzatura. Il nostro così detto “bivacco”, dove abbiamo trascorso la notte senza sacco a pelo, è avvenuto a 7600m. Abbiamo raggiunto la cima il 21 ottobre.
Cosa ricorderai (per sempre) di questa spedizione e di questa montagna?
Certamente mi ricorderò sempre questa linea, la sua sfida e la sua bellezza, le paure e i dubbi e, infine, il nostro successo.
Molti si sono chiesti e si chiedono il perché dell’alpinismo. Forse a questa domanda “impossibile” rispondono i sogni degli alpinisti… Vuoi regalarci un tuo sogno di uomo e alpinista?
Rispondere a questa domanda è impossibile, davvero! Veramente non saprei cosa dire... Salgo le montagne e mi piace... questa è la mia vita e per me arrampicare è naturale quanto respirare...
Jannu (Kumbhakarna), 7710m, Nepal
1962 – Prima salita: Via Francese, capo spedizione Lionel Terray. Il 28 aprile Robert Paragot, Paul Kellar, René Desmaison, e Sherpa Gyalzen Mitchu hanno raggiunto la cima, seguiti il giorno dopo da Jean Ravier, Lionel Terray e Sherpa Wangdi.
1976 - Via dei Giapponesi, capo spedizione Masatsugu Konishi. Prima salita della parete nord.
1978 – Prima salita in stile alpino: da parte dei britannici Brian Hall, Alan Rouse, Rab Carrington e Roger Baxter-Jones lungo la via dei francesi.
1989 – Via di Tomo Cesen. La solitaria lungo la parete nord che ha sollevato non poche polemiche.
2004 - Via dei Russi diretta per la parete nord, capo spedizione Alexander Odinstov. Vinicitore del Piolet d’Or 2004.
2007 –Valeri Babanov e Sergey Kofanov, prima salita pilastro ovest, stile alpino
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