Dolomiti di Brenta e la Via delle Normali, una lunga traversata in quota tra vette e bocchette
- Segue la prima puntata del 09/07/2021
Provate per un attimo ad immaginare le Dolomiti di Brenta un secolo e mezzo fa, prima della modernità, prima del turismo: austere, silenziose, irraggiungibili. Gli improbabili profili rocciosi delle cime devono aver suggestionato per secoli le genti delle vallate circostanti, e per certo qualche impavido si sarà spinto fino in alto per ammirarle da vicino, di nascosto o trovando un qualche pretesto, magari la caccia, per giustificare una simile follia ai suoi compaesani. Chi sente il richiamo dell’ignoto, chi parte e rischia senza motivo, lasciandosi ammaliare dal canto delle sirene, è sempre stato additato con sdegno e fatto oggetto di scherno, dai tempi di Ulisse fino ai giorni nostri. Serve sempre una scusa per rendere socialmente accettabili le proprie inquietudini.
Se i valligiani inseguivano i camosci, gli illuministi giocarono la carta della ricerca scientifica, mentre gli intellettuali del Romanticismo si fecero scudo con una ricerca spirituale di ordine superiore… E così giunsero fino ai piedi delle montagne, e presero ad organizzare delle spedizioni esplorative in grande stile. Quando John Ball, nel luglio del 1864, si spinse fino alla Bocca di Brenta per attraversare il massiccio da Molveno fino a Madonna di Campiglio, assoldò guide, portatori, cuochi, per addentrarsi in un ambiente ostile e perlopiù sconosciuto. Un po’ come avviene ancora ai giorni nostri per le esplorazioni nelle regioni più remote del pianeta.
Nelle Dolomiti di Brenta invece, a 150 anni di distanza, i “viaggiatori dell’anima” (cosa sono in fondo gli alpinisti, se non questo?) possono contare su una rete strutturata di rifugi alpini, che offrono riparo, ospitalità e permettono di approcciarsi alle cime in maniera ben più agile. Ma oltre alle evidenti facilitazioni di ordine pratico, queste infrastrutture hanno modificato l’approccio mentale di chi sale in quota: dove prima si era abbandonati a se stessi, ora si trova una casa accogliente. Quello che prima era un oceano, è diventato un mare costellato di porti sicuri.
Queste curiose tane sospese, conforto di ogni alpinista, sono a modo loro dei meravigliosi esempi di ingegno e tenacia, e i piccoli crogioli di umanità che vi si radunano danno vita ad atmosfere d’altri tempi. Per questo credo che nella programmazione delle ascensioni, la permanenza in quota meriterebbe una maggiore considerazione: se si torna a valle un po’ più ricchi, molto spesso è merito degli incontri e delle storie raccolte dentro alle mura dei rifugi.
Nella nostra epoca dove imperversa lo stile "mordi e fuggi", forse dovremmo soffermarci un attimo a distinguere il collezionare un obbiettivo, dalla ricerca di un’esperienza più ampia… se davvero "la via è la meta", per dirla con le parole di A.Watts, forse non conta essere i più efficienti nel risparmiare il tempo, ma sarebbe meglio provare a spenderne e sprecarne un po’ di più.
Se prendiamo in esame la nuova Via delle Normali, di certo le ascensioni alle varie cime possono essere affrontate singolarmente e separatamente, ma il lungo preambolo appena fatto vuole essere un invito a prendere in considerazione l’idea della traversata di 6 giorni in un’unica soluzione. Sarà tutto più complesso da organizzare (ritagliarsi un’intera settimana, studiare la logistica, calcolare l’essenziale da portare nello zaino, ecc.), sarà tutto molto più incerto (il meteo, le energie da dosare giorno per giorno, ecc.), sarà nell’insieme più faticoso, ma con ogni probabilità sarà anche molto più intenso, e comunque vada vi metterete in tasca un’esperienza indimenticabile. Potremmo definirlo come una sorta di “cabotaggio d’altura”, questo lento spostarsi da rifugio in rifugio, salpando ogni giorno verso le cime più alte, per poi tornare a cercare conforto tra gli altri esseri umani.
XII Apostoli, S.Agostini, Tosa T.Pedrotti, Alimonta, F.F. Tuckett, G.Graffer, i nomi dei porti dove ormeggiare… Cima d’Ambiez, Cima Tosa, Crozzon di Brenta, Campanile Alto, Torre di Brenta, Cima Brenta, Cima Falkner, Cima Grostè, Pietra Grande, Cima Vagliana, i nomi dei giganti da scalare. Non vi resta che preparare lo zaino e partire. Buon divertimento!
di Alessandro Beber, Guida Alpina
SCHEDA: Tappa 1: Rifugio XII Apostoli o S.Agostini - Cima d'Ambiez - Rifugio Agostini
SCHEDA: Tappa 2: Rifugio Agostini - Cima Tosa & Crozzon di Brenta - Rifugio Pedrotti
SCHEDA: Tappa 3: Rifugio Pedrotti - Campanile Alto & Torre di Brenta - Rifugio Alimonta
SCHEDA: Tappa 4: Rifugio Alimonta - Cima Brenta - Rifugio Tuckett
SCHEDA: Tappa 5: Rifugio Tuckett - Cima Falkner & Cima Grostè - Rifugio Graffer
SCHEDA: Tappa 6: Rifugio Graffer - Cima Pietra Grande & Cima Vagliana - Rifugio Graffer
La Via delle Normali - Idea Montagna
Grazie al coordinamento e all’impegno della Guida Alpina Gianni Canale, responsabile dell’intero progetto, nonché al supporto delle varie APT di zona e di Trentino Sviluppo, nell’estate del 2020 è stato dato alle stampe "La Via delle Normali", edito dalla casa editrice Idea Montagna con l’inclusione delle traduzioni in tedesco ed in inglese.
Un percorso misto di arrampicata e trekking lungo 45 km. Sei imperdibili tappe da sud a nord, con pernottamenti in rifugio. Cima Ambiez, Cima Tosa & Crozzon di Brenta, Campanil Alto & Torre di Brenta, Cima Brenta, Cima Falkner & Cima Grostè, Cima Pietra Grande e Cima Vagliana.
Difficoltà alpinistiche
Il requisito necessario rimane quello di padroneggiare le manovre di corda, dalla progressione in conserva "a corda corta" alle tecniche di calata a corda doppia, ma le difficoltà della scalata non superano mai il 3°grado superiore ( III+ o AD- nella scala tradizionale).