I perché e l'arrampicata dimenticata: Manobong, I Fessuriani, Diedro del Mistero. Di Ivo Ferrari

L'arrampicata dimenticata e abbandonata: Ivo Ferrari racconta Manobong (Sipario Ocra, 100m) e I Fessuriani (Torre Striata, 110m) entrambe aperte da Ivan Guerini e il Diedro del Mistero (90m). Tutte vie sulle pareti del Lago di Lecco ingiustamente dimenticate e abbandonate.
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Sul Diedro del mistero (Bastionata del Lago - Lecco)
archivio Ivo Ferrari

“Ivo, andiamo a ripetere i Diedri?”
Accetto sempre tali proposte e questa settimana ho esaudito la richiesta… Ma una volta rientrato a casa, il mio cervello si è riempito di domande, talmente semplici da essere complesse.
“Perché tale abbandono? perché linee così belle sono ricoperte di rovi, sporche d’erba e con chiodatura inesistente o pericolosa?"
Sto parlando di tre vie affacciate sul Lago di Lecco, tre capolavori di intuito e logica, Manobong ed I Fessuriani, entrambe di Ivan Guerini, e il Diedro del Mistero. Per raggiungerle basta poco, quattro passi, pochi minuti dalla macchina e… quasi non si trova il sentiero.

Parto con il Diedro del Mistero, ripulito e sistemato sette anni fa, chiodato nei punti giusti e con un'ultima lunghezza, la terza, veramente unica nel suo genere… ora l’erba ha ripreso gli appigli, non ci va più nessuno, i chiodi andrebbero sostituiti, nessuno li sostituisce. E’ un peccato, poco distante si fa la fila lungo monotiri lucidi, e si chiodano vie dai gradi spaziali, dove ovviamente ci possono andare i “nessuno”.
In compagnia di Federica, ripulisco la prima lunghezza e scalo le altre due, col tempo, forse ripulirò anche quelle, ma sono molto confuso, e se sbagliassi, pulirle è fatica, anche sette anni fa passammo giornate a sistemarla e poi, dopo i “Bellissima linea” è ritornata “Dove si trova quella linea?”.

Su Manobong parto deciso ma non la riconosco più: dall’ultima volta la prima lunghezza sembra un bosco verticale, appigli e chiodi ricoperti di terra, fatico, mi sento sicuro e allo stesso tempo non vorrei volare a testa in giù completamente “spinato”. Federica mi guarda, lei che desiderava queste vie, io che ne ho sempre parlato bene e… sulla lunghezza chiave, la seconda, il famoso bong che dava il nome alla breve via non c’è più… strano era dentro alla grande! Sarà stato qualche amante del trad o del collezionismo, ma ora io ho un solo friend di misura e, mando a regime i miei avambracci delicati, trenta metri e sono in sosta, sudato e felice di esserlo. Federica da seconda si permette qualche imprecazione, tanto lì sei sopra il lago e sotto non c’è nessuno.
Ci caliamo lasciando due cordoni su giovani alberelli, cresciuti dopo la mia ultima ripetizione… sono così vecchio?

I Fessuriani: prima lunghezza erba e rovi, facile una volta, delicata adesso, la seconda è il solito capolavoro d’arrampicata… non volare è d’obbligo però!

Bene, Federica ha esaudito il suo desiderio e io… entro in ragionamenti che eviterei volentieri, il “perché, perché, perché” mi si ripete in continuazione, il gusto del friend, del chiodo classico, del ripetere vie solo se si è all’altezza, del non tutto facile sta scomparendo qua, vicino a casa… ma lasciar scomparire certe vie è un peccato, dimenticare è Brutto, bruttissimo, fare finta di niente è ancora più brutto, bruttissimo!

Cosa puoi fare Ivo? Niente che non hai già fatto, i mulini sono lì, girano sempre e gli scudieri invecchiano con te… continua a divertirti, vicino a spit sicuri e lontano da chiodi insicuri alla stessa maniera, sei fortunato perché puoi farlo in tutti i modi senza giudicare gli stili. Però credetemi, salire tre bellissime vie così e non trovare nessuno è davvero triste… PERCHÉ’?

di Ivo Ferrari

Link: FB Ivo Ferrari




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