Fabio Giacomelli travolto da una valanga al Cerro Torre
L'1 gennaio 2010 Fabio Giacomelli, 51enne alpinista trentino, è morto travolto da una valanga alla base della parete Est del Cerro Torre (Patagonia). Elio Orlandi che era con lui, dopo tre giorni di ricerche, ha potuto solo ritrovare il corpo senza vita del compagno.
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Il Cerro Torre, Patagonia all'alba.
Marcello Cominetti
Tutto è successo alle 9 di sera del primo giorno dell'anno. Fabio Giacomelli ha appena concluso la lunga teoria delle discese in corda doppia che l'hanno riportato alla base della parete est del Cerro Torre. Elio Orlandi, uno dei più conosciuti alpinisti patagonici, è ancora su, impegnato nella discesa. Nevica ormai da due giorni... Fabio dice a Elio che lo precederà alla truna: preparerà dell'acqua e del cibo aspettando che il compagno lo raggiunga. Elio e Fabio si conoscono bene, sono alpinisti da lunga data e veterani della Patagonia.
E' il secondo anno che, insieme, tentano di aprire quella nuova via sulla grande est del Torre. Nella passata stagione erano arrivati a tre quarti della parete. Questa volta sono riusciti ad arrivare ancora più su, a circa 200 metri dalla cima. Anche se la Patagonia in questa stagione è stata terribile: non ha rispamiato nulla. Tanto che dal 20 al 26 dicembre le bufere di neve hanno imperversato continuamente. E ancora nevica, mentre Fabio e Elio scendono dal Torre...
Così è del tutto normale che Fabio cerchi di raggiungere prima possibile la truna. Ed è del tutto normale per Elio continuare la discesa e il recupero del materiale. Ha salutato l'amico per l'ultima volta, ma non solo non può saperlo ma nemmeno immaginarlo. E' buio e il tempo è brutto e nella discesa Elio non si accorge di nulla. Solo quando troverà la truna vuota comincerà a capire. Dov'è Fabio? Comincia a cercarlo. Poi una schiarita gli fa improvvisamente intravedere l'amara soluzione: una parte del pendio si è staccata. Fabio è stato portato via...
Elio ritrova il discensore del compagno. Continua le ricerche. Trova un bastoncino. Si cala in un crepaccio, ma di Fabio ancora nulla. In più le slavine continuano a riempire la crepa. Nessuno sa cosa possa aver provato e anche rischiato Elio in quelle ore. Nessuno che non l'abbia vissuto può capire. Quel che è certo è che la sua solitaria ricerca è continuata per 3 giorni. Finchè, scandagliando con la sonda il fronte del distacco, Elio ritrova il corpo di Fabio. Lo libera dalla neve. Lo trasporta e lo sistema in un posto sicuro. Veglia sul corpo senza vita dell'amico. Poi, il 5 sera, raggiunge non senza difficoltà il villaggio di El Chalten... da dove in queste ore si stanno organizzando le squadre per recuperare il corpo dello sfortunato alpinista.
Fabio ed Elio salivano quella via nuova sulla parete Est del Cerro Torre per spargere dalla vetta le ceneri di Cesarino Fava, loro amico e indimenticato alpinista trentino, scomparso nel 2008, che ha scritto la storia del Cerro Torre. Non c'è da aggiungere altro. Ma è un particolare che deve aver reso la tragedia se possibile ancora più dolorosa. Quello che deve aver provato Elio Orlandi in quei 3 giorni passati da solo a cercare il compagno e poi a scendere è stato sicuramente terribile.
Fabio Giacomelli era un alpinista di quelli che pochi conoscono. Anche perché non era certo nel suo stile parlare delle sue salite. Piuttosto era più conosciuto per il suo lavoro alla Lizard di cui era responsabile vendite e consulente per la ricerca e sviluppo. Ma la montagna, l'arrampicata e l'alpinismo sono da sempre nel bagaglio genetico della sua famiglia, fatta tutta da alpinisti. E non ci sono dubbi che fosse un alpinista preparato e di grandissima levatura. Le moltissime vie nuove aperte in Dolomiti, in particolare su quelle del Gruppo del Brenta, ma anche nella Valle del Sarca non lasciano dubbi sul suo valore. Come è indiscussa la sua straordinaria passione per l'arrampicata e l'alpinismo. Lo confermano, se mai ce ne fosse bisogno, le sue salite in Colorado, Wyoming, Utah, California, sulle torri di arenaria cecoslavacche e le sue ultime stagioni sulle vette della Patagonia.
Nella sua casa di Sardagna di Trento, Fabio lascia la moglie Silvana e i figli Alessio e Debora. A loro va il pensiero e l'abbraccio di tutti gli alpinisti. Un abbraccio che si estende anche ad Elio Orlandi.
E' il secondo anno che, insieme, tentano di aprire quella nuova via sulla grande est del Torre. Nella passata stagione erano arrivati a tre quarti della parete. Questa volta sono riusciti ad arrivare ancora più su, a circa 200 metri dalla cima. Anche se la Patagonia in questa stagione è stata terribile: non ha rispamiato nulla. Tanto che dal 20 al 26 dicembre le bufere di neve hanno imperversato continuamente. E ancora nevica, mentre Fabio e Elio scendono dal Torre...
Così è del tutto normale che Fabio cerchi di raggiungere prima possibile la truna. Ed è del tutto normale per Elio continuare la discesa e il recupero del materiale. Ha salutato l'amico per l'ultima volta, ma non solo non può saperlo ma nemmeno immaginarlo. E' buio e il tempo è brutto e nella discesa Elio non si accorge di nulla. Solo quando troverà la truna vuota comincerà a capire. Dov'è Fabio? Comincia a cercarlo. Poi una schiarita gli fa improvvisamente intravedere l'amara soluzione: una parte del pendio si è staccata. Fabio è stato portato via...
Elio ritrova il discensore del compagno. Continua le ricerche. Trova un bastoncino. Si cala in un crepaccio, ma di Fabio ancora nulla. In più le slavine continuano a riempire la crepa. Nessuno sa cosa possa aver provato e anche rischiato Elio in quelle ore. Nessuno che non l'abbia vissuto può capire. Quel che è certo è che la sua solitaria ricerca è continuata per 3 giorni. Finchè, scandagliando con la sonda il fronte del distacco, Elio ritrova il corpo di Fabio. Lo libera dalla neve. Lo trasporta e lo sistema in un posto sicuro. Veglia sul corpo senza vita dell'amico. Poi, il 5 sera, raggiunge non senza difficoltà il villaggio di El Chalten... da dove in queste ore si stanno organizzando le squadre per recuperare il corpo dello sfortunato alpinista.
Fabio ed Elio salivano quella via nuova sulla parete Est del Cerro Torre per spargere dalla vetta le ceneri di Cesarino Fava, loro amico e indimenticato alpinista trentino, scomparso nel 2008, che ha scritto la storia del Cerro Torre. Non c'è da aggiungere altro. Ma è un particolare che deve aver reso la tragedia se possibile ancora più dolorosa. Quello che deve aver provato Elio Orlandi in quei 3 giorni passati da solo a cercare il compagno e poi a scendere è stato sicuramente terribile.
Fabio Giacomelli era un alpinista di quelli che pochi conoscono. Anche perché non era certo nel suo stile parlare delle sue salite. Piuttosto era più conosciuto per il suo lavoro alla Lizard di cui era responsabile vendite e consulente per la ricerca e sviluppo. Ma la montagna, l'arrampicata e l'alpinismo sono da sempre nel bagaglio genetico della sua famiglia, fatta tutta da alpinisti. E non ci sono dubbi che fosse un alpinista preparato e di grandissima levatura. Le moltissime vie nuove aperte in Dolomiti, in particolare su quelle del Gruppo del Brenta, ma anche nella Valle del Sarca non lasciano dubbi sul suo valore. Come è indiscussa la sua straordinaria passione per l'arrampicata e l'alpinismo. Lo confermano, se mai ce ne fosse bisogno, le sue salite in Colorado, Wyoming, Utah, California, sulle torri di arenaria cecoslavacche e le sue ultime stagioni sulle vette della Patagonia.
Nella sua casa di Sardagna di Trento, Fabio lascia la moglie Silvana e i figli Alessio e Debora. A loro va il pensiero e l'abbraccio di tutti gli alpinisti. Un abbraccio che si estende anche ad Elio Orlandi.
Note:
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