Everest 2003, dal Campo base del Golden jubilee - 5

Quinta "puntata" della corrispondenza, dal Campo base sud dell'Everest, di Manuel Lugli. Si va!
Si va! E' questione di ore, e anche all'Everest cominceranno i giorni decisivi. Ce lo conferma Manuel Lugli, dell'Everest Speed Expedition.
Giovedì, Fabio Meraldi dovrebbe tentare il suo record di salita e discesa entro le 24 ore. E tantissimi altri (troppi) tenteranno la cima del tetto del mondo.
Incrociamo le dita, perchè - sembrerà "banale" ribadirlo - ma è bene che tutti ricordino che l'Everest è una montagna difficile... e pericolosa!


EVEREST GOLDEN JUBILEE - 5
Campo base Everest - Nepal, 21 maggio 2003
di Manuel Lugli - foto Oscar Piazza


Eccezionale scoperta: l'Everest è una montagna difficile
Arrivati al 21 maggio, la maggior parte degli alpinisti presenti all'Everest in questo giubileo dorato, ha scoperto, non senza meraviglia, che l'Everest è una montagna difficile. Per tutto il mese di maggio i venti freddi e violenti provenienti dal Tibet, hanno soffiato sulla montagna, pelando i pendii dal campo 2 in su. Così la ripida parete ovest del Lhotse che conduce al campo 3, è diventata uno scivolo di ghiaccio blu su cui anche gli alpinisti più esperti hanno avuto il loro bel daffare a restare attaccati. Non parliamo dei vari clienti delle spedizioni commerciali o degli alpinisti in 24 ore, che si sono trovati a dover usare per davvero quegli strani zoccoli con le punte che gli è stato detto chiamarsi ramponi. Da non credere.
E quanto è lunga. Metri e metri di dislivello su distanze enormi, passo dopo passo. Decine di volte su e giù, attraverso crepacci, seracchi e rocce. Ripetendo gli stessi movimenti, mentre la mente ti dice che è proprio ora di smetterla. Il guaio è che quando arrivi al Colle Sud - a 8000 metri - dopo aver sputato i polmoni per ogni metro di salita dal campo base in su, hai un'altra montagna sopra. Sei ai piedi di un'altra montagna, non ci sono dubbi. Ottocentocinquanta metri di dislivello. Se hai l'ossigeno e sei ancora a posto sono almeno dieci ore di salita. Se sei senza, forse dodici, quattordici. E poi devi scendere. Possibilmente incolume. Altri due giorni col sistema piedi-gambe che grida vendetta.
E questa sarebbe una montagna facile, l'ottomila alla portata di tutti? Chi ne è convinto, alzi la piccozza. E l'appenda al muro, per cortesia.





Numeri
E' il 20 maggio, sera. Al Colle Sud sembra siano appostate, a seconda delle voci, tra le cento e le duecento persone, tra alpinisti e sherpa. E' una delle due notti buone, pare, per tentare la cima. Cosa accadrà quando scoccherà l'ora X?
Gli scenari più classici si aprono alla fantasia. Colonne di luci che salgono lungo la cresta sud-est. sssibili sssottili di osssigeno che soffondono l'aria sssottile degli ottomila metri. Morsi di ramponi sulla poca neve rimasta. Sherpa e guide che, a mano a mano che la quota aumenta, sempre più spingono o tirano partners-clienti. E tutti a sperare nel buon tempo, con un occhio al cielo e la mente al 1996. Mentre i primi ingorghi vengono segnalati all'Hillary step.
Primo teorema di Hillary: 100 persone x 12 metri x 8 minuti cad. = 800 minuti = 13,5 ore circa. Lo so che forse è un po' approssimativo/esagerato, per fare colpo, ma fa impressione lo stesso, no? E tutti a continuare a sperare nel buon tempo, con un occhio all'orologio ed uno al manometro dell'ossigeno: alle 14 c'è il cosiddetto "turnaround". Su questo non si discute, è regola aurea. Se non sei in cima per quell'ora, gira i tacchi e scendi. Si, si però... Lo sai quanto costa questo Everest? Quando mai ci torno? E così, avanti, con un'occhio all'orologio ed uno allo sherpa, che non gli salti in mente di arrivare in cima prima del "tourist". Non ridete, è proprio così che ci chiamano qui...



Si va
Giovedì Fabio Meraldi partirà per il suo tentativo di record, come da programmi. Tutti qui siamo pronti, o quasi. Ognuno sta preparandosi a disporsi al proprio campo, in attesa del passaggio di questo atleta formidabile e tranquillo al tempo stesso.
Un cambio veloce di equipaggiamento, une veloce bevuta ed uno snack e poi via verso l'alto, campo dopo campo, con ritmo che diventerà, com'è ovvio, inversamente proporzionale all'aumentare della quota. Qualche dubbio rimane, per la quantità di persone che Fabio troverà sul suo percorso. Ma sembra che il grosso tenti in queste due notti, esaurendo per lo più l'ondata di piena tra martedì e mercoledì notte. Finalmente dopo oltre un mese siamo al momento critico. Non vorremmo apparire retorici od ipocriti, dopo tutte le critiche e le battute scritte su questo Golden Jubilee, sul tipo di alpinismo che questo Everest alimenta. Ma siamo felici di essere qui ad assistere Fabio nella sua salita, un uomo serio e che non tenta di spacciare ciò che fa per ciò che non è. La stima che Fabio raccoglie anche qui al campo, da personaggi del calibro di Patrick Gabarrou, Patrick Berhault, Fausto De Stefani, diventati compagni abituali di grandi chiacchierate sui massimi sistemi (alpinistici e non), è un bel segno per tutti.

di Manuel Lugli

Nelle foto: Tratto d'uscita dall'Icefall; Parte del Team Everest speed expedition al Campo 2. (ph Oskar Piazza)

Portfolio
1° report dall'Everest 2003
2° report dall'Everest 2003
3° report dall'Everest 2003
4° report dall'Everest 2003
Manuel Lugli
news Everest
Meraldi e l'Everest
Everest speed expedition
"?QuizEverest" KAYLAND




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