Emozioni Alpine in Val Travenanzes (Dolomiti), la nuova via di misto di Santiago Padròs, Raffaele Mercuriali e Rolando Varesco

Il 12-13 dicembre 2023 in Val Travenanzes (Dolomiti) Santiago Padròs, Raffaele Mercuriali e Rolando Varesco hanno aperto la via di misto 'Emozioni Alpine'. La via è stata dedicata all’amico Giovanni Andriano, scomparso tragicamente sotto una valanga nel gennaio del 2023. Il report di Padros.
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Emozioni Alpine in Val Travenanzes, Dolomiti: Raffaele Mercuriali nella sosta 3 e Santi Padros in partenza per il tiro
archivo Santi Padrós

In due giorni a metà dicembre 2023 in Val Travenanzes nelle Dolomiti Santiago Padròs, Raffaele Mercuriali e Rolando Varesco hanno aperto Emozioni Alpine, una severa nuova via moderna, principalmente di dry Tooling, con carattere alpino. La via si trova all’ingresso della valle su un muro che si presta decisamente ad itinerari moderni multipitch di alta difficoltà, infatti è composta di 4 tiri che raggiungono difficoltà probabilmente fino a M11 WI6. Probabilmente, perché la linea non è ancora stata liberata. Questa quindi, spiega la guida alpina spagnola, “è la nostra proposta di gradi, però serviranno un po' di giri per sistemare la roccia. Forse servirà anche qualche protezione fissa in più." Sì perchè "Abbiamo usato alcuni spit per evitare di romperci le gambe in diversi tratti, ma non tanti, per lasciare un itinerario bello da scalare ma d’impegno psicologico e fisico elevato.” Per Padros si tratta della via “in questo stile, più dura che ho mai scalato!" È dedicata a Giovanni Andriano, loro grande amico scomparso un anno fa. Le sue “Emozioni Alpine” sono sempre con noi.” Pubblichiamo di seguito il racconto di Padros "intossicato di passione".


EMOZIONI ALPINE in VAL TRAVENANZES

12 dicembre. È da un po' di giorni che ho le punte da dry sulle mie picche. Come gli ultimi anni, anche questa stagione invernale parte con visite alle falesie dry, più o meno strapiombanti. Diciamo che quello non è il terreno che più amo, però aiuta a preparare le braccia per la stagione del ghiaccio.

In questo periodo mi trovo con alcuni dei mie soci appassionati di picche, come Rolando Varesco e Raffaelle Mercuriali, che accettano, “quasi” qualsiasi proposta che venga da me… In bellezza e compagnia iniziamo un progettino in Svizzera che però, dopo 3 giorni molto intensi, va a finire in acqua (si scioglie, irrimediabilmente, mentre siamo là), ma questa è un'altra storia.

È il turno delle Dolomiti, dove saltano fuori nuovi itinerari dappertutto, sembra proprio parta una stagione interessante. A noi invece viene voglia di perlustrare la Val Travenanzes, dove idee non mancano e sembra che nessuno ci abbia messo ancora il naso. Sarà perché nessuno ha pubblicato sui nostri amati social? Oppure perché tocca camminare un po' più di un'oretta per veder qualcosa?

É appunto martedì 12 dicembre quando ci addentriamo nella valle e nel silenzio. Le prospettive già durante l'avvicinamento sono buone, tantissimo ghiaccio in giro, c'è anche qualche colata mai vista prima. Io sono ancora in formato arrampicata dry, così spingo per una nuova linea che avevo adocchiato 3 anni fa, sul muro roccioso giusto prima di entrare in valle. In realtà la verità è che avevo visto e pensato un'altra linea, però a quanto pare non sono stato l’unico. Ora c'è una corda appesa da due anni. Sono sicuro che presto la linea verrà finita fino in alto, e sarà probabilmente una delle linee di misto moderno più interessanti delle Dolomiti.

Però torniamo a noi, poveri sprovveduti, che risaliamo uno zoccolo un pò scabroso, per fermarci alla base di una fessura che sarà l’inizio della via! Quando arrivo sento Rolando che sta battendo un chiodo alla sosta 0! Marciotta sì, quella fessura che lo stesso Rolando, con tanta pazienza scalerà. Ad un certo punto decidiamo di proteggere la salita con uno spit. Una brutta caduta, la roccia non è un granché, pensiamo quindi di lasciare l’itinerario con dei tasselli ad espansione ed abbassare così un po' l'esposizione della via. Adesso, a posteriori, stiamo ancora valutando la possibilità di aggiungere 2 spit ed un chiodo su tutto l’itinerario, perché rimanga più sicuro.

Il secondo tiro lo faccio io, è proprio una goduria. Si attraversa verso sinistra in partenza dalla sosta, con arrampicata esposta e molto tecnica. Pianto uno spit dopo 4 metri, per non schiantarmi sulla cengia di sosta e poter fare i movimenti verso la fessura soprastante più serenamente. Si continua con buoni piedi e fessura bella da proteggere, dopo il tiro si raddrizza e diventa molto duro. Buchi, rovesci, un bel volo… e infine arrivo a mettere due spit, prima di raggiungere la fessura con il ghiaccio. Lì lo strapiombo si fa sentire forte, il peso del imbrago con tutta l’attrezzatura mi tira in giù come un salame, soffro la mia passione mattamente, mentre sorrido, godo, ed arrampico. Esco sul ghiaccio, sempre spettacolare, ed arrivo alla cengia dove faccio sosta. Rolando e Raffaele salgono da secondi il tiro, senza però riuscire a concatenare i movimenti: sembra che sia saltata fuori una bella legna. Bisognerà tornare per chiuderlo. Da là ci caliamo a terra, lasciando le corde fissate, per tornare l'indomani a finire la via.

13 dicembre. Nevica leggermente, ho dormito poco, faccio fatica ad alzarmi, sono stanco. Alle 6:30 siamo al parcheggio, con l'idea di finire e tornare presto giù... Risaliamo le corde fisse, Rolando si lamenta per un dolore alla mano destra: ieri si è rotto un po' la mano sul primo tiro, quindi dopo aver risalito le corde decide di scendere ed aspettarci a terra.

Raffa parte attrezzato come per salire El Cap, a 5 metri fissa il primo spit ed attraversa poi verso il ghiaccio. La parte finale dal ghiaccio è staccata e suona a vuoto, però riesce ad alzarsi con movimenti aleatori fin sotto ad una fessura. Uff, un piccolo friend...dopo un altro, lì la roccia è un po' rotta, ancora due tre movimenti, un po' in libera ed un po' in artificiale e mette un altro spit. La faccenda diventa tosta, in un mix di dry fessurato strapiombante, con protezioni veloci e qualche spit. Sono 30 metri, forse sarà un M11? In sosta mi preparo, svuoto l’imbrago per alleggerirmi e parto da secondo il piu gasato possibile per provare a concatenare il tiro. Raffa mi grida "Godi bastardo!" Riesco a fare tutti i movimenti però arrivo all’ultimo spit che non ne ho più. Il tiro e di una esposizione incredibile, duro, piedi precisi, qualche bolla di ghiaccio, friends, un chiodo...tra spit e spit bisogna arrampicare. Wow, mi sembra una opera d'arte, non ho mai arrampicato in vita mia un tiro di dry alpino così bello! Lascio a voi decidere, vedere per credere.

La festa però non finisce là! Raffa si è fermato in un punto un po' delicato, dovuto a vari motivi: finito quasi tutto il materiale, cottura del cervello, cottura dei bicipiti. Significa che la faccenda non è finita. Appesi come salami alla sosta, ci scambiamo materiale e parto sopra di lui. Si, sopra la sua testa, infatti non sa dove nascondersi, se dovessi cadere, lo lascerei bucato come uno scolapasta!

Non cado, metto una vite rovescia ed un'altra corta sulla candeletta di uscita, passo lo strapiombo e mi incastro nel camino/diedro che mi sputa in fuori. In qualche modo riesco a fissare una picca ed appendermi per mettere un spit e proteggere una brutta caduta oltre la sosta! Già con un po' meno stress inizio una serie di movimenti, total dry verso sinistra, poi riesco ad incastrare un friend #2 e mettere una punta di chiodo piccolo per poi aggiungere un altro spit. L’ambiente è impressionante, la gravità si fa sentire forte, però con questo altro spit riesco ad alzarmi ancora 5-6 metri, con molta esposizione, prima di infilare un chiodo. Di nuovo mi riposo prima di uscire fino ai ciuffi gelati. Su una cengietta bella comoda metto due spit che segnano la fine di questa pazzia.

Raffa sale il tiro senza concatenarlo, sarà forse M9? Chi lo sa. Anche questo bisognerà rifarlo, anche questo con uno stile selvaggio proprio come piace a me. Da lì ci caliamo per l’itinerario sino alla sosta 3, quindi alla sosta 2 che è in realtà una cosa molto complessa e completamente sconsigliata. Dalla sosta 2 a terra senza altri problemi.

All'entrata della Val Travenanzes c'è adesso una via di misto moderno, selvaggia, dura, impegnativa e ancora da concatenare. Non per tutti.

di Santiago Padros

Santi Padrós ringrazia AKU, HDry, Trango World, www.dolomismo.com

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