Don Daniele D'Elia e la montagna dentro di noi

La testimonianza e l'esperienza di don Daniele D'Elia, parroco pugliese e appassionato di montagna e alpinismo, che ha dato vita al progetto 'Verso la cima della Bassanese - un viaggio emozionante tra le Alpi Graie', un documentario che racconterà la montagna grande, la più bella, che si trova dentro di noi.
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Sono nato e vivo in Puglia, lontano da quelle montagne che, hanno segnato profondamente la mia vita interiore.
arch. D. D'Elia
Sono nato e vivo in Puglia, lontano da quelle montagne che, hanno segnato profondamente la mia vita interiore. Ero poco più che quindicenne quando intrapresi la mia prima scalata, desideroso di conquistare una cima alpina. La cima designata fu l'Uia di Ciamarella (Val d'Ala - To) e la proposta ci venne da un sacerdote, ospite della struttura in cui mi trovavo assieme ad altri ragazzi per trascorrere l'estate (una colonia estiva). Egli si offrì come guida, in un territorio d'alta quota ove quell'uomo aveva imparato a muoversi con perizia. Ricordo che mi diede a riflettere il suo entusiasmo non scalfito dall'età ormai avanzata, e la sua ottima forma fisica. Era a suo agio tra noi giovani, e seppe metterci a nostro agio trasmettendoci una passione che a tutt'oggi non è venuta meno.

Son diventato anch'io sacerdote, dieci anni dopo quell'incontro con la montagna e l'anziano sacerdote. Non sono sicuro della relazione causale tra quell'esperienza e la mia scelta di vita. Non penso, però, di essere banale, se opero una sorta di collegamento tra ciò che progressivamente è avvenuto nel mio mondo interiore e l'alpinismo e se affermo che l'alpinismo è stato determinante per la mia crescita umana e spirituale. E' una convinzione, ripeto, maturata dopo tanti anni d'esperienza e non avrei potuto avere questa consapevolezza al termine di quella memorabile giornata, quando scesi dall'Uja di Ciamarella.

Ho capito che c'è un alpinismo che si pratica coi piedi, fatto di esercizio fisico e di tecnica, coi ramponi e la piccozza. E ho capito che c'è anche un altro alpinismo che è quello spirituale col quale possiamo tentare la vetta più alta che è quella della Vita. Se il primo tipo di alpinismo non è ridotto a mera prestazione sportiva o agonismo, può essere molto salutare per lo spirito.

La montagna ha favorito la mia capacità di introspezione. Sono state tante le mie salite in solitaria, nel tentativo di ritrovare me stesso. La montagna mi ha anche insegnato ad essere umile e a sentirmi piccolo e inadeguato dinanzi alla potenza della natura. Ad esempio, l'escursionista che dal Pian della Mussa si appresta a salire verso l'Uja di Ciamarella o verso la Bessanese, non può che provare una sorta di timore reverenziale, un senso di inadeguatezza, timore e attrazione allo stesso tempo per siffatta bellezza che promana da quei colossi fatti di roccia. Mi sono accorto che l'orgoglio e la tendenza a sopravvalutarsi vengono meno durante le innumerevoli difficoltà che la montagna ti pone dinanzi, ed è facile ritrovare la giusta misura di se stessi e anche il timor di Dio, dopo un'escursione notevole.

Oggi sono parroco, a Taranto e sono cappellano in un ospedale civile. Per coltivare la mia passione, devo far salti mortali. Appena posso scappo in montagna, liddove ho ricevuto grandi lezioni di vita che nessuno avrebbe mai potuto darmi. Ho, grazie a Dio, viaggiato tanto e percorso tutte le catene alpine e ne ho raggiunto le cime più alte. Ma i trofei più grandi, li ho conquistati ogni qualvolta ho saputo trasmettere alle centinaia di ragazzi che ho accompagnato che c'è una Montagna grande, la più bella, e che si trova dentro di noi. E' la più difficile fra tutte, un sentiero con salita veramente ripida, ove si addensano tante foschie. E' la strada che conduce nel più profondo di noi stessi.
 
Negli anni, ho preso appunti, e ho annotato riflessioni, stati d'animo. Ho scattato migliaia di fotografie, nello sforzo di conservare per sempre momenti preziosi. Poi, mi sono accorto, ultimamente, che è vero quanto diceva Arthur Bloch  e cioè che "le migliori fotografie sono quelle che faresti non appena finito il rullino". E allora, ho deciso di ritornare sulle Alpi Graie per fotografare nuovamente quegli ambienti ed esporre, attraverso un documentario, la mia riflessione. Mi sono affidato all'amico alpinista e regista Nicola Formicola e ai volti e al vissuto di giovanissimi climbers e alpinisti provenienti da ogni parte d'Italia: Alessandro Petteruti, Marco Frigeri, Michele d'Aniello, Manuel De Stefano, tra i protagonisti. La mia e la loro vicenda, è solo una piccola traccia, che vogliamo lasciare a chi seguiterà dopo di noi a camminare in alta quota.

Daniele D'Elia

Daniele D'Elia, 34 anni, sacerdote della provincia di Taranto, cappellano ospedaliero, assistente Scout Europa (FSE), presidente dell'Associazione Alpine Scuola.

Il progetto del documentario "Verso la cima della Bassanese"
Nicola Formicola, sarà il regista di un documentario, in produzione a Luglio di quest'anno, tra i territori d'alta quota attorno all'Uia di Bessanese. Formicola professionista del settore cinematografico ha già collaborato con registi quali Alessandro Piva (vincitore al Torino Film Festival 2010) e Marco Modafferi. Alla sua prima esperienza di regista, con al seguito una troupe di giovanissimi alpinisti e fotografi, per un esperimento singolare: intende fotografare il territorio abbinando l'uso di droni elettrici e di fotocamere a risoluzione cinematografica. I droni, sono piccoli veivoli telecomandati, in grado dunque di volare in quota, cosi come i tradizionali elicotteri e verranno adoperati per le riprese aeree e i grandi piani cinematografici, con l'ausilio dell'esperto di aereomodellistica Domenico Pagliaro.
Il cast è composto, invece, da giovanissimi climbers e alpinisti: Alessandro Petteruti, Marco Frigeri, Michele d'Aniello, Manuel De Stefano, Nicola Caiazza e tanti altri. I giovani daranno volto a personaggi variegati, raccontando il loro rapporto con la montagna con stile autobiografico, e dunque raccontando diversi tipi di approccio all'ambiente. La storia non è, dunque, inventata, ma frutto di una raccolta paziente dei loro stati d'animo, e delle loro esperienze, per mano dell'autore Daniele D'Elia, cosi come nella tradizione del cinema neorealista.
Il paesaggio delle Valli di Lanzo, intriso di natura selvaggia, di una bellezza ancora non contaminata dall'uomo, è stato scelto perchè si intende, attraverso un interessante diario di viaggio, rivalutare quella simbiosi antica tra l'alpe e l'uomo. Il film è un invito a immergersi nella natura per lasciarsi addomesticare da un ambiente severo con l'uomo, ma in grado di impartirgli preziosi insegnamenti, anche spirituali.
Il documentario sarà distribuito in digitale e parteciperà a concorsi e festival. Destinato anche all'editoria attraverso la rivista ALPMagazine e l'editore Vivalda specializzato nel settore. Il casting è ancora aperto, cosi come l'accoglienza di proposte di contributi, da privati e enti pubblici.


AirMovie Lab è un team di giovani amanti della fotografia e dell'alpinismo, specialisti in riprese documentarie di trekking d'alta quota e itinerari alpinistici. L’esperienza di Domenico Pagliaro in campo aeromodellistico, di Nicola Formicola nel settore dell’audiovisivo e di tanti giovani, provenienti da ogni parte d'Italia, nel settore dell'alpinismo e dell'arrampicata si condensa nei loro filmati, tra i quali "Verso l'eremo di Frate Janne".




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