Della passione, dell'alpinismo e dei rischi
'Può capitare di rimanere affascinati da un qualcosa di bello, che ti riempie gli occhi di una curiosità appagabile solamente nel caso in cui cerchi di conquistarla, anche se poi in cuor tuo non credi che possa essere una conquista realizzabile, non importa, quello che conta è provarci e provare piacere anche per ogni breve momento passato a cercare di realizzare il tuo sogno.' Così inizia il report che Fabrizio Recchia ci aveva inviato sulla nuova via aperta con Mauro Franceschini nel 2012 sull'Aiguille de Chatelet (Val Veny, Monte Bianco).
Ieri, Fabrizio (51 anni, ingegnere di Vezzano) e Mauro, 58 anni di Caprigliola hanno perso la vita insieme ad Antonella Gallo (di Spezia, 51 anni) e Antonella Gerini, 50 anni, architetto di Carrara, per il crollo dell’intero secondo tiro della cascata di ghiaccio Bonne année, Valle di Gressoney in Val d’Aosta. Del gruppo faceva parte anche Tino Amore, l’unico superstite.
Tutti erano degli esperti alpinisti e climber. Fabrizio Recchia e Mauro Franceschini avevano entrambi il titolo di Istruttore Nazionale di Alpinismo del CAI. Per tutti l’alpinismo era una passione irrinunciabile.
Aldilà della fredda cronaca ormai apparsa su tutti i media ma anche di tutti i discorsi che immancabilmente queste tragedie portano con sé, è questa loro passione che in questo momento ci interessa e che dovrebbe essere messa in primo piano. E, insieme ad essa, anche la loro piena consapevolezza dei rischi che l’alpinismo sempre comporta.
E’ vero che non ci si abitua mai a queste cose. Facciamo fatica noi tutti che abbiamo in comune la stessa passione per le montagne, figuriamoci i familiari. E’ a loro che dovrebbe andare il nostro primo pensiero, la nostra vicinanza. E poi dovremmo pensare che anche noi, come loro, inseguiamo lo stesso sogno.
di Vinicio Stefanello
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