Su Cima Uomo nelle Dolomiti di Brenta la via di più tiri 'L'è co le rigole che se fà el pan'

Nell'estate del 2022 Francesco Flaim e Stefano Menegardi hanno aperto 'L'è co le rigole che se fà el pan' sulla Cima Uomo, sopra il lago di Tovel nelle Dolomiti di Brenta settentrionali. Il report e la relazione della via di più tiri di Flaim.
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Andrea Cristoforetti sullo scudo a rigole della quinta lunghezza di 'L'è co le rigole che se fà el pan' alla Cima Uomo nelle Dolomiti di Brenta (Francesco Flaim, Stefano Menegardi 2022)
Francesco Flaim / Stefano Menegardi

Molte volte entrando nella magica Val di Tovel ho fantasticato sullo riuscire ad aprire una via su di una di queste meravigliose pareti di calcare compatto che la caratterizzano. Piano piano questa idea mi pervade come un tarlo... se solo ci fosse una linea abbordabile dove poter sperimentare l’esperienza di seguire gli appigli verso l’alto e giocare con i cliff!

Durante una ripetizione con la mia morosa Noemi della super classica Spigol de l’Om all’omonima Cima Uomo intravedo sulla sinistra uno splendido scudo grigio solcato da rigole che mi hanno ricordato le famose foto del Wenden. Tac, inizia il sogno! Ora rimane solo da capire se ci sia una possibilità di raggiungerlo dal basso.

Una sera, armato di binocolo, risalgo nuovamente la Val Madris. Il cuore mi batte forte per i prati verticali, ma anche per l’emozione e l’agitazione... chissà che il mio sogno non si infranga! Cerco lo scudo attraverso le lenti e lentamente mi abbasso fino alla base seguendo quella che mi pare possa essere una possibile linea di salita. Scatto qualche foto prima che venga notte e via di corsa verso casa. Non sto più nella pelle dall’emozione! Una tappa birra alla Malga Tuena è d’obbligo per festeggiare!

Il giorno dopo mando foto e linea all’amico Stefano Menegardi, compagno fidato di tante avventure. Lui, come sempre, si dimostra entusiasta e così decidiamo che è ora di provarci. La possibilità si concretizza verso inizio agosto, così in un sabato mattina che non promette niente di buono eccoci qua con i sacchi carichi di ferraglia!

Il meteo non è dei migliori, ma noi tra nuvole grigie e vento iniziamo a salire! Lo stile che ci siamo prefissati è quello di molte vie da noi salite: niente artificiale, dove ci si appende si mette la protezione, priorità a chiodi e protezioni veloci. Il primo giorno riusciamo ad aprire i primi tre tiri prima che la pioggia ci costringa a scendere, poi il maltempo ci tiene lontani per altri venti giorni.

Alla prima occasione buona siamo di nuovo in parete dove scaliamo i tiri precedentemente aperti e finalmente raggiungiamo lo scudo a rigole. Quando ci si presenta davanti agli occhi la realtà supera le aspettative, le rigole assomigliano più a delle canne da quanto sono profonde! Altri tre tiri ci fanno arrivare tra nuvoloni neri sui prati sommitali, dove decidiamo di scendere in doppia e via di corsa per non prenderci la pioggia in testa.

Il giorno della libera il meteo è perfetto e in più siamo accompagnati dagli amici Andrea e Tiziano! Riusciamo così tra scherzi e risate a salire tutti i tiri in libera. Arrivati in cima ci scambiamo un abbraccio e la foto di vetta di rito! È ora di qualche bella birra per festeggiare tutti assieme.

Scendendo lungo il sentiero mi giro a guardare ancora una volta la parete ripensando a tutte le belle giornate passate su quelle pareti. Speriamo vivamente che i ripetitori si divertano come ci siamo divertiti noi ad aprirla!

Il nome deriva da un detto popolare: “L’è co le migole che se fà el pan” che significa che è con l’insieme delle piccole cose che si raggiunge l’obiettivo (è con le briciole che si fa il pane letteralmente). Dato che praticamente tutti i tiri sono stati aperti dandoci il cambio ci sembrava il nome giusto per la via. L’assonanza tra rigole e migole ha fatto il resto. Nasce così “L’è co le rigole che se fà el pan”.

di Francesco Flaim 

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