Al Castello di Vallesinella (Dolomiti di Brenta) Alessandro Beber e Marco Maganzini aprono Hybris
Dopo averla ammirata ed esaminata dalle più disparate angolazioni nelle varie stagioni, ecco che un bel giorno partiamo per affrontare questo incredibile fessurone che per quasi 400 metri precipita dalla cima del Castello di Vallesinella fino ai suoi piedi, sui ghiaioni di quel che fu la Vedretta di Vallesinella inferiore. Quasi 13 ore dopo eccoci sbucare "piacevolmente stanchi" (per usare un eufemismo) in cima a questa via logica ed estetica che si insinua tra le pieghe multicolore di questa strapiombante parete.
L'ambizione iniziale era di aprire una linea Total Clean, usando solo protezioni mobili, ma la nostra tracotanza (Hybris) è stata alla fine punita (Tísis) , visto che nella parte alta abbiamo incrociato una linea con alcuni fix, che in seguito abbiamo scoperto appartenere ad una linea di misto invernale proveniente dal canale di destra, aperta qualche anno fa dal team Mabboni / Maltauro / Pellizzari / Bianchi. Nonostante questo, crediamo che anche la rivisitazione in versione "estiva" delle lunghezze in alto da loro già percorse, meriti una ripetizione.
di Marco Maganzini
HYBRIS di Alessandro Beber
"Troppo evidente per non essere ancora stata salita!"
Quando Marco Maganzini mi ha proposto di provare questa linea l’anno scorso, devo aver risposto qualcosa del genere. Mi sembrava impossibile che una fessura così appariscente, che solca tutta la parete da cima a fondo, su una cima piuttosto comoda e vicina, non fosse ancora stata scalata.
Abbiamo deciso di andare comunque a dare un occhio, visto che sulle guide non risultava nulla, ma mentre ci dirigevamo verso la parete, nutrivo ancora parecchi dubbi. Invece Marco aveva proprio ragione!
Ci eravamo proposti di tentare una scalata “total clean”, dove utilizzare solo protezioni mobili (una vera rarità in Dolomiti!), quindi ci siamo portati due serie di friends fino alle misure più grandi e giusto una decina di chiodi in caso avessimo dovuto battere in ritirata.
In realtà dopo pochi metri ci siamo resi conto che la scalata non sarebbe stata così facile, e almeno un chiodo di passaggio, o un nut incastrato, l’abbiamo lasciato su ogni tiro.
Quando abbiamo superato la parte bassa, ovvero il tratto più repulsivo e strapiombante, stavamo già iniziando a gongolare, ma la nostra superbia (Hybris) è stata subito punita (Tìsis), come nella più classica delle tragedie greche! Infatti, dalla grande cengia mediana abbiamo iniziato a trovare alcuni fix e segni di ramponi sulla roccia, il che ci ha fatto capire che da quel punto in su stavamo ricalcando una via invernale, di cui non eravamo a conoscenza. Un po’ indecisi sul da farsi, abbiamo optato per terminare comunque la nostra scalata fino in cima al Castello di Vallesinella, dove siamo sbucati verso sera.
Una volta rientrati a valle, dopo qualche indagine abbiamo scoperto di aver seguito le ultime lunghezze di una difficile via di misto moderno (dry tooling) aperta qualche anno fa da M. Mabboni, J. Pellizzari, A. Maltauro e S.Bianchi, e rimasta senza nome… questa via ripercorre nella parte bassa il canale/camino della via Alimonta-Miglio (1966) per poi entrare nel fessurone. Un’assurdità, a pensarci, perché se le vie di ghiaccio inciampano a volte in qualche salita estiva preesistente, che succeda il contrario è un caso più unico che raro!
Naturalmente questo toglie un po’ di fascino alla via, ma seppure sarebbe stato possibile aprire qualche variante autonoma poco distante, abbiamo deciso di seguire integralmente la linea in fessura, che costituisce l’attrattiva principale della parete. Non servono relazioni dettagliate: perdersi è pressoché impossibile!
P.S.: noi abbiamo trovato la via bagnata e gocciolante in diverse sezioni, per cui consigliamo ai ripetitori di attendere un periodo secco. Con condizioni più asciutte, anche il breve tratto di artificiale del 5° tiro dovrebbe essere liberabile.
di Alessandro Beber
Alessandro Beber ringrazia: Mountime-Outdoor Adventures, Montura e La Sportiva
SCHEDA: Hybris, Castello di Vallesinella, Dolomiti di Brenta