Body of a Line, di Henna Taylor un intimo dialogo con la montagna

Il docufilm Body of Line della regista Henna Taylor vince il premio Genziana d’argento al Trento Film Festival 2024 come Miglior contributo tecnico- artistico. Il docufilm non è solo un cortometraggio, ma anche un dialogo, la lettura di un diario dell’alpinista Madaleine Sorkin. Recensione di Ambra Proto.
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Body of a Line di Henna Taylor
Henna Taylor

Anche la 72esima edizione del Trento Film Festival è giunta al termine e, tra le molteplici premiazioni di tutte le pellicole che ne sono state protagoniste, troviamo "Body of a Line" della regista Henna Taylor. Ed è proprio questo docufilm ad aver vinto il premio Genziana d’argento come Miglior contributo tecnico- artistico.

Tuttavia Henna Taylor non è nuova nel podio dei vincitori, tanto che l’anno scorso al medesimo festival, il suo film "An Accidental Life", aveva vinto il premio Genziana d’oro come Miglior film di alpinismo - Premio del Club Alpino Italiano.

Henna ha iniziato la sua carriera da regista come autodidatta in Cambogia. Negli anni a venire la passione per il cinema diventa sempre più forte, tanto da portare le sue pellicole alla candidatura nei più importanti premi cinematografici.

La particolarità dei suoi lavori è la rappresentazione del rapporto profondo con la natura e con la realtà. La sua narrazione, infatti, vuole entrare in contatto con la vulnerabilità umana e con l’imperfezione della vita, lasciando allo spettatore immagini emotivamente toccanti.

Tutto questo si può ritrovare anche all’interno della sua ultima creazione "Body of line", dove viene raccontato uno spaccato di vita dell’alpinista Madaleine Sorkin.

Arrampicatrice dagli anni ‘90, Guida Alpina dal 2002, vanta una serie di scalate in libera sulle pareti di diverse montagne, con le big wall – El Capitan in testa – come suo terreno prediletto. Entusiasta e appassionata, non perde la motivazione per continuare a scalare, accompagnando nel percorso di crescita anche altri scalatori che vogliono seguire la stessa strada.

La regista Henna Taylor nel suo docufilm, è riuscita a rappresentare tramite una straordinaria animazione composta da ben 4320 fotogrammi disegnati a mano da vari artisti, ma basati su riprese reali, i vari tentativi di Madaleine Sorkin di arrivare sulla vetta del Dunn-Westboy Direct sul Longs Peak, senza mai cadere.

La via percorsa dalla scalatrice, gradata 5.14a/b è tra le più difficili delle 40 presenti su quella montagna e, per questo, è facile comprendere la stupefacente impresa compiuta dalla donna, resa nel film attraverso i suoi versi estremamente poetici e i vividi disegni che hanno permesso al film di aggiudicarsi il premio al miglior contributo tecnico-artistico.

"Vedo come si adatta il mio pollice alla tua fossetta ruvida, guarda il fringuello dal ciuffo marrone, che vola e porta dei rametti nelle fessure adiacenti. Le dita disegnano una mappa dei tuoi contorni, imprimono la memoria nel respiro, nei piedi, nei fianchi". Con queste parole Madaleine Sorokin si rivolge alla montagna che sta scalando. Le parla come se fosse una persona, con parole semplici ma cariche di intimità.

E continua ancora dicendo: "Cerco ciò che è nascosto tra noi, chiedo come prendere senza togliere", come nel voler sottolineare il profondo rapporto che c’è tra lei e quella roccia, che non è semplice roccia, ma è viva e può sentire.

Nel documentario della regista Henna Taylor viene mostrato proprio questo; il profondo rapporto che c’è tra la scalatrice e la montagna. Un rapporto umano, fatto di carezze e parole, di racconti e gesti azzardati pieni di coraggio, che rimangono impressi tra le pieghe delle pareti e che attraversano i punti più difficili, senza perdere la tenacia.

"Body of line" non è solo un cortometraggio, ma è un dialogo, è la lettura di un diario. Esso è un viaggio attraverso il quale ogni spettatore può toccare con mano, la straordinaria magia che si nasconde in tutti quei semplici, ma preziosi dettagli, che la montagna regala a chi sa dargli il giusto valore.

di Ambra Proto




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