Marmolada – Madre Roccia: la sfida di un abbraccio materno

Marmolada – Madre Roccia è il documentario dei registi Matteo Maggi e Cristiana Pecci, che racconta l’omonima nuova via aperta la scorsa estate da Iris Bielli, Matteo della Bordella, Massimo Faletti e Maurizio Giordani sulla parete sud della Marmolada (Dolomiti). Il film ha ricevuto una Menzione Speciale al Trento Film Festival ed è in arrivo in autunno su Sky Nature e in streaming solo su NOW. Di Maddalena Volcan
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Durante l'apertura su 'Madre Roccia' in Marmolada (Iris Bielli, Matteo Della Bordella, Massimo Faletti, Maurizio Giordani 2022-2023)
archivio Matteo Della Bordella

Il documentario, prodotto Sky Original, nasce nell’ottica di raccontare non soltanto un’impresa alpinistica - l'apertura di una nuova via sulla parete sud della Marmolada - ma anche il rapporto tra uomo e natura nelle sue diverse sfaccettature, la cui trasmissione sul grande schermo è stata uno degli obiettivi fondamentali per i registi. "Attraverso questo film, esploriamo la natura e il rapporto dell’uomo con il viaggio, in questo caso verticale. Il tutto adottando un atteggiamento rispettoso, accogliente e umile, che rappresenti l’avventura e le difficoltà ma che possa anche accendere la curiosità dell’osservatore, soprattutto in chi è meno avvezzo a storie di arrampicata come questa”. Il documentario, infatti, è stato presentato in Concorso al Trento Film Festival: cosa curiosa per una pellicola di alpinismo, solitamente "relegate” nella sezione Alp&Ism, e ha ricevuto una menzione speciale dalla giuria internazionale.

In Marmolada – Madre Roccia, è stato poi fondamentale il rapporto di collaborazione con gli alpinisti. Come racconta Maggi, il documentario si costruisce su un patto di fiducia reciproca e di coordinazione. Come registi, si ha la responsabilità di raccontare la prima esperienza degli scalatori da occhi esterni, "cogliendo dettagli che magari una persona che vive l’esperienza personalmente non vede”, afferma Pecci.

Il sentimento di avventura e di scoperta rimane il filo rosso che fa da sfondo al documentario nella sua interezza e che unisce gli arrampicatori nelle loro diversità personali e generazionali. "La Marmolada è la Marmolada: io sono un granello di polvere rispetto ad una parete del genere” afferma Faletti nel documentario. La percezione di essere minuscoli rispetto alla montagna è il secondo Leitmotiv del film. L’imponenza della parete diventa ancora più incombente nei momenti di maggiore difficoltà che i protagonisti affrontano. Ma i quattro sono comunque arrivati in cima, dopo aver moltiplicato – la cordata originale era infatti formata da Faletti, Giordani e Della Bordella, a cui poi si è aggiunta Bielli – e diviso – la scelta è stata quella di procedere in due cordate separate a liberare rispettivamente la prima e la seconda parte della via – gli sforzi.

"La Marmolada è la Regina delle Dolomiti, la parete più vasta ed interessante perché offre spazi infiniti da esplorare” afferma Maurizio Giordani, parlando di cosa simboleggia per lui questa montagna. "Per me ha sempre rappresentato un richiamo fortissimo, – ha aggiunto – per la sua verticalità, così adatta alla mia passione pura verso la scalata, ma anche per l’ambiente e le potenzialità di avventura che la parete offriva allora ed offre tutt’oggi”.

Un richiamo che ha unito questi quattro alpinisti nell’intraprendere la scalata in un rarissimo spazio di parete vergine sulla Marmolada. Nel 1995 era stata tentata la scalata di quella via, senza successo, date le grandi difficoltà dell’itinerario e la sua estrema verticalità, spinta al limite dalla penuria di buchi.

"Io la volevo chiamare Sambuco” scherza Massimo Faletti, che prosegue spiegando come la caratteristica peculiare della Marmolada siano proprio i buchi: anche se difficili da raggiungere, ce ne sono. "Il Pesce della celebre via omonima lo dimostra. Ma nel nostro settore non si trovavano più buchi, soprattutto nelle lunghezze centrali. A risolverci il problema, è arrivata Iris.”

Iris Bielli è una giovane promessa dell’alpinismo italiano, appassionata di montagna fin da bambina grazie alle prime escursioni in compagnia della nonna, che le hanno trasmesso il fascino degli ambienti montuosi. "Quando mi trovo in mezzo ad una parete mi sento al sicuro, quasi fosse un abbraccio materno. Scalare sulla Marmolada mi ha dato l’impressione di un luogo tranquillo, dove mi sento libera e che posso chiamare casa. Per questo mi è venuto in mente il nome Madre Roccia”. È infatti stata proprio Iris a battezzare la via.

Giordani aggiunge che il nome rappresenta anche "qualcosa che lega un po’ le nostre passioni, il nostro passato, il nostro presente e il futuro di Iris”. È un richiamo comune a tutto il gruppo, che ha permesso di superare le differenze personali e che ha guidato gli alpinisti in quest’emozionante avventura.

Si tratta infatti di una cordata di quattro generazioni distinte, accumunate dalla passione per l’alpinismo, l’arrampicata e soprattutto la scoperta: quella di un terreno ignoto come Madre Roccia, dove nessuno è stato prima. "Penso che ciascuno costruisca un suo rapporto particolare con la montagna, perché è veramente qualcosa di intimo e personale” afferma Bielli, spiegando la relazione diversa che ognuno degli scalatori ha avuto con la montagna durante l’esperienza.

Questo documentario dimostra come la montagna non sia soltanto una sfida o un obiettivo. La Marmolada è stata per loro anche l’ambiente in cui le relazioni si fortificano, una sfida che rende gli individui comunità e che ha unito i quattro alpinisti in questa sfida verso l’altezza. Come afferma Giordani, la montagna approfondisce, conferisce un valore aggiunto alle relazioni e trasmette l’importanza dello stare insieme. La montagna, quindi, è comunità, esperienza, sfida, compagna: la montagna – e la Marmolada – è Madre Roccia.

di Maddalena Volcan

Marmolada – Madre Roccia
Regia: Matteo Maggi e Cristiana Pecci
Assistente alla regia: Luca Maspes
Con: Maurizio Giordani, Massimo Faletti, Matteo Della Bordella, Iris Bielli
Montaggio: Matteo Falavigna, Matteo Maggi, Cristiana Pecci




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