Un pasteur di Louis Hanquet vince la Genziana d’Oro per il Miglior Film del Trento Film Festival 2024

La Genziana d’oro Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna – Premio Cai va al film Le fils du chasseur della regista svizzera Juliette Riccaboni, con una menzione speciale per Marmolada – Madre Roccia; la Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura - Premio “Città di Bolzano” a The Great White Whale di Michael Dillon; le Genziane d’argento Miglior contributo tecnico-artistico al corto animato Body of a Line di Henna Taylor e Miglior cortometraggio a Postcards from the Verge di Natalia Koniarz , con una menzione speciale a Silent Panorama di Nicolas Piret. Premio della Giuria a Diciassette dello svizzero Thomas Hora
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Un pasteur di Louis Hanquet vince la Genziana d’Oro per il Miglior Film del Trento Film Festival 2024
Michele Purin

Una vita sospesa, fuori dal tempo e in un mondo inaccessibile, alle prese con la solitudine e con un avversario invisibile: la storia di Félix, un giovane pastore malinconico e riservato, ha stupito e commosso la Giuria internazionale del 72. Trento Film Festival, che ha quindi assegnato al film Un pasteur di Louis Hanquet (Francia/2024/71') la Genziana d’oro Miglior film - Gran Premio "Città di Trento". "Il film offre l’ipnotizzante ritratto di un giovane uomo e della sua scelta esistenziale, capace di lasciarci tutti ammirati. Il regista cattura diversi momenti nella vita di Felix, circondato dai suoi animali, siano essi cani o pecore, di cui sa prendersi cura in maniera sensibile e attenta. Nella visione d’insieme che ci offre, Un pasteur ci richiama al rispetto e all’umiltà di fronte a una comunità composta da animali, uomini e natura che coesistono in armonia": questa la motivazione della Giuria. Félix vive da solo e lavora con il padre per allevare il gregge di famiglia: dall'autunno alla primavera si prende cura dei suoi animali, li nutre e li custodisce nelle fitte foreste di lecci delle prealpi francesi. In estate, lascia il padre e percorre più di duecento chilometri a piedi per condurre la mandria ai pascoli di montagna, fino alla valle dell'Ubaye, nelle Alpi dell’Alta Provenza. Lì, per lunghi mesi, lontano da tutto e da tutti, vive in un mondo fatto di rocce, dove si aggira un essere invisibile: il lupo.

"Ha vinto la montagna vera, antica e al contempo attualissima, la montagna "agra", fatta di asprezza e isolamento", ha commentato il presidente del Trento Film Festival Mauro Leveghi. "Scelte di vita non facili, un tempo figlie della necessità, ora forse affrontate con maggiore consapevolezza e volontà, ma in qualche modo ancora più difficili da portare a termine, dovendo lottare contro nemici subdoli come le convenzioni sociali e gli stereotipi, potenti come gli effetti dei cambiamenti climatici, silenziosi e invisibili come il lupo".

Si aggiudica la Genziana d’oro Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna - Premio del Club alpino italiano Le fils du chasseur di Juliette Riccaboni (Svizzera/2023/54'), un film che "presenta la commovente vicenda di un giovane svizzero di origini marocchine animato dal desiderio di rientrare in contatto con il padre. La sua ricerca incontra momenti di straordinaria verità sulla vita del padre e del suo vecchio amico Charlot, riconnettendo il pubblico a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, vengono lasciati indietro nella società". Una menzione speciale è stata assegnata a Marmolada – Madre Roccia di Matteo Maggi e Cristiana Pecci (Italia/2024/76’).

La Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura - Premio "Città di Bolzano" è andata a The Great White Whale di Michael Dillon (Australia/2023/104') "per il coraggio, l'intraprendenza della troupe, il clima di cameratismo che traspare dai racconti dei protagonisti e l'uso sapiente degli archivi. The Great White Whale non è solo il primo tentativo riuscito di scalare la vetta del Big Ben. È anche il valore metaforico di un orizzonte lontano da percorrere collettivamente, facendo tesoro delle esperienze di chi ci ha preceduto nelle stesse sfide. Ci ricorda che non c'è niente di più rischioso del non fare nulla e che quello che rimpiangeremo quando saremo troppo stanchi e vecchi sono le possibilità non colte".

"La nuova avventura documentaria di Henna Taylor racconta la scalata del Dunn-Westboy Direct sul Longs Peak, portata a compimento da Madaleine Sorkin nel corso di un’intera giornata in parete. Una narrazione accorata, che tiene conto dei continui tentativi della Sorkin di raggiungere la vetta senza mai cadere. Per parafrasare Madaleine, Body of a Line "sembra una sinfonia che si muove nel nostro corpo". Con questa motivazione la Genziana d’argento - Miglior contributo tecnico – artistico è stata assegnata a Body of a Line di Henna Taylor (Stati Uniti/2023/10').

La Genziana d’argento - Miglior cortometraggio è andata invece a Postcards from the Verge di Natalia Koniarz (Polonia/2023/40'): "la storia intima di due giovani filmaker viaggiatori. Durante la loro avventura attraverso le Ande incontrano molte difficoltà impreviste, dalla pandemia di Covid ai valichi di frontiera. In tempi incerti, la loro relazione raggiunge la maturazione nell’incontro con le difficoltà di vita che devono affrontare i residenti locali".

Una menzione speciale è stata assegnata a Silent Panorama di Nicolas Piret (Belgio/2024/5'). Il Premio della Giuria è stato assegnato infine a Diciassette di Thomas Horat (Svizzera/2023/17'), con questa motivazione: "la storia degli uomini, delle donne e la memoria dei luoghi armoniosamente si combinano nelle parole di Antonietta. I suoi ricordi ci riportano al momento in cui in Italia è stata necessaria una scelta. Diciassette ci dice come la scelta dell'antifascismo di una giovane partigiana abbia consapevolmente contribuito alla libertà delle generazioni che seguirono".

"C’è un filo conduttore che lega le scelte della Giuria, un filo che si snoda nella narrazione psicologica dei protagonisti e nel loro rapporto con i luoghi: non solo fondali di scena, ma motori di percorsi intimi e complessi", ha detto la direttrice della rassegna, Luana Bisesti. "Scelte come sempre originali e non scontate, degna conclusione di un’edizione che ha premiato la capacità del Festival di rinnovarsi, rinvigorendo nella contemporaneità i suoi settantadue anni di storia".

"Sono doppiamente felice per l'assegnazione della Genziana d'oro Gran Premio "Città di Trento" a Un pasteur di Louis Hanquet, primo perché è un film importante che racconta la scelta radicale di un ragazzo salito con il suo gregge e i suoi cani in montagna, lontano da tutti ma senza mai essere veramente solo; secondo perché Hanquet è un esordiente alla regia" ha concluso Mauro Gervasini, responsabile del programma cinematografico. "I festival servono anche a questo. Rivelare talenti, scoprire i migliori autori di domani, è il massimo dell'aspirazione di chiunque organizzi una selezione".

PREMI DEL PUBBLICO
Oltre ai premi ufficiali attribuiti dalla Giuria internazionale e ai quindici riconoscimenti speciali, il Trento Film Festival assegna ogni anno anche due premi del pubblico. Il pubblico del Festival ha potuto votare nell’area MyTFF del sito web, assegnando un numero di genziane che corrisponde ad un voto da 1 a 5. La somma dei voti ha decretato i due vincitori dell’edizione 2024.

Il Premio del pubblico Miglior Film di Alpinismo – Rotari è andato a Monte Corno - Pareva che io fussi in aria di Luca Cococcetta (Italia/2024/72'). Il film racconta la vicenda di Francesco De Marchi, che il 19 agosto del 1573 scala, con una piccola spedizione, la vetta impervia e rocciosa del Corno Grande, sul Gran Sasso, realizzando un’impresa epica per il suo tempo: raggiungere una vetta per la curiosità di salire su quella che lui riteneva essere la montagna più alta d’Italia. Narrato dalle stesse parole di Francesco De Marchi, con una dettagliata ricostruzione, il film racconta la scalata attraverso immagini spettacolari della salita sulla roccia calcarea del Corno Grande. Classe 1982, Luca Cococcetta nasce e studia a L’Aquila. Nel 2008 vince le selezioni per corso propedeutico di regia del Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma e dal 2010 inizia a produrre cortometraggi e documentari con la sua casa di produzione Visioni Future.

Il Premio del pubblico Miglior Lungometraggio – DAO è stato assegnato invece a Segnali di vita di Leandro Picarella (Italia, Svizzera/2023/106'). A Lignan, villaggio di poche anime nella Valle di Saint-Barthelemy in Valle D'Aosta, un Osservatorio Astronomico scruta i cieli ogni notte. Come un campanile o un faro, il grande telescopio scandisce il tempo della piccola comunità montana. In autunno, l'astrofisico Paolo Calcidese si trasferisce nella struttura come unico custode e abitante per portare avanti le proprie ricerche scientifiche e sperimentare nuove tecnologie. A causa di un incidente tecnico sarà costretto a mettere da parte gli astri e la solitudine per dedicarsi ad altre forme di vita finora non considerate: gli esseri umani. Leandro Picarella è un regista e sceneggiatore siciliano. Il suo primo lungometraggio, Triokala (2015), ottiene numerosi riscontri in Italia e all'estero. Successivamente scrive e dirige Epicentro, presentato in anteprima alla 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia - Settimana della critica. Segnali di vita è il suo terzo lungometraggio.

Info: www.trentofestival.it




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