Benjamin Védrines in solitaria invernale di BASE sul Petit Dru
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Un anno dopo le pareti nord delle Drus, delle Droites e delle Grandes Jorasses in pieno inverno e in soli tre giorni insieme a Léo Billon, un'impresa definita come una "svolta epocale" per l'alpinismo, l'alpinista francese Benjamin Védrines ha ora compiuto quello che lui stesso definisce "davvero una cosa pazzesca": la solitaria invernale della parete ovest del Petit Dru. Dal 17 al 21 febbraio, e quindi con 4 bivacchi in parete, il 32enne ha ripetuto BASE, la via aperta nel febbraio 2021 da Thomas Auvaro, Léo Billon, Jordi Noguere e Sébastien Ratel, che in parte ricalca un tentativo degli spagnoli Josep Maria Esquirol e David Palmada del 2015.
Védrines non aveva affrontato la via in precedenza e, scrivendoci brevemente dopo l'impresa, ha spiegato: "In realtà era un mio sogno provarla un giorno. Perché quando i miei amici Léo e Seb l’hanno aperta con i loro due colleghi, mi hanno subito detto che era la via più assurda che avessero mai fatto! E pensa che loro due hanno un sacco di esperienza alle spalle, e infatti è raro trovare una parete così ripida per così tanto tempo, con una difficoltà così concentrata. E poi, lo stile di arrampicata è davvero originale e innovativo! Devi arrampicare con le scarpette da arrampicata e le piccozze nelle mani... su più tiri. Quindi è molto varia e, per me, rappresenta il massimo che si possa fare in termini di arrampicata tecnica."
La guida alpina, che si era fatta le ossa nel massiccio degli Écrins, non poteva scegliere una cima più emblematica per la sua solitaria. "Sì, c’è la montagna, piena di storie di gente che l’ha fatta in solitaria, ed è una vetta super bella, vista dalla valle di Chamonix", ci ha confermato Védrines, aggiungendo: "Quindi ci sono anche la storia e l’estetica da aggiungere a tutto il resto."
Védrines è noto per le salite in grande velocità, come quella del K2 l'estate scorsa in soli 11 ore, ma qui lui stesso ammette di essere dovuto entrare in una dimensione diversa. "I tiri impegnativi mi hanno costretto a essere efficiente, ma soprattutto ad accettare la lentezza, a immergermi completamente." Riportiamo integralmente il testo pubblicato sul suo account Instagram.
"Eccomi qui, di ritorno da una delle esperienze più intense che abbia mai vissuto fino a oggi.
Il 17 febbraio sono partito per provare a fare in solitaria una delle vie più sostenute delle Alpi, sulla parete ovest del Petit Dru. Questo progetto mi stava davvero a cuore da quando ho letto i racconti delle scalate invernali e in solitaria dei miei mentori, Christophe Moulin e Arnaud Guillaume, nel massiccio degli Écrins. All’epoca, mi sembrava una cosa fuori di testa, sia spaventosa che affascinante!
Non avrei mai pensato che, 16 anni più tardi, avrei vissuto un’avventura del genere, qualcosa che ti segna dentro.
I tiri impegnativi mi hanno costretto a essere efficiente, ma soprattutto ad accettare la lentezza, a immergermi completamente. Alla fine, ho fatto quattro bivacchi in parete, incluso il primo su una piccola cengia di neve dura sospesa, legato con delle fettucce per non scivolare nel vuoto.
Credo di aver trovato quello che cercavo: freddo, difficoltà da superare, maltempo. Cinque giorni in cui la passione ha vibrato tanto quanto la roccia. Perché sì, il granito qui non è migliore che negli Écrins.
Questo progetto lo sognavo da anni. L’inverno scorso non ho avuto il coraggio di provarci, ero troppo intimidito.
Da allora, questa salita ha iniziato a ossessionarmi. Ci pensavo ogni giorno, ed è diventata una specie di "peso".
Quella famosa lunghezza di 7a, su roccia marcia, mi faceva venire i brividi. Non sapevo se ce l’avrei fatta. Avevo bisogno di dimostrare a me stesso che ne ero capace. Come un viaggio iniziatico...
E allora, eccomi qui: arrivato in cima il 21 febbraio, ho sentito un’emozione unica. Come se avessi chiuso un capitolo importante, a un punto di svolta. Grazie alla montagna, grazie a Leo Billon, il mio fedele compagno, per avermi aiutato e ispirato, grazie agli amici per il supporto, grazie ai Drus per questa relazione intrecciata che non dimenticherò mai. È stata davvero una cosa pazzesca.
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