Amplesso Complesso in Val di Mello. Un mito, una leggenda
Ci sono delle vie che hanno la fortuna di attraversare il tempo nel quale sono state salite ed arrivare al cuore delle generazioni successive. Questo di solito è dovuto alla loro bellezza, alla genialità dei primi salitori, al messaggio che sanno trasmettere e vengono definite "vie classiche". Grandi alpinisti hanno firmato le celebri classiche delle Alpi, dalle Dolomiti al Monte Bianco, passando per le Alpi Centrali.
Se qualcuno avesse detto ad un gruppetto di ragazzi "strepenati" che all’inizio degli anni ‘80, mentre salivano le splendide placche a sinistra della via Oceano Irrazionale in Val di Mello, che stavano per aprire una via classica, sicuramente sarebbe stato dai medesimi sbeffeggiato. "Noi siamo i sassisti, il nuovo, l’inclassificabile, lo sberleffo e la pernacchia dell’alpinismo. A noi queste cose non interessano".
La storia è andata diversamente e anche il sassismo, nonostante la contrarietà dei suoi inventori, ha prodotto in Val di Mello le sue vie classiche. Una di queste è sicuramente Amplesso Complesso. Chi ha la fortuna di percorrerla, è una delle vie più belle della valle, può leggere, attraverso le rughe della roccia, e tiro dopo tiro il vero spirito sassista. Terreno di super avventura affrontato con il minimo di attrezzatura e una grande quantità di audacia al limite della sfrontatezza.
L’eroe della giornata fu senza dubbio l’Olivo Tico, un geniaccio dell’arrampicata, che aveva una caratteristica particolare: arrampicava pochissime volte all’anno, perché aveva altro da fare. Vederlo arrampicare però era quasi irritante per la naturalezza, la potenza che sprigionava con le movenze di un grande felino. Così, quando arrivammo alla base del tiro chiave, due gobbe repulsive messe una sopra l’altra, con una altezza di una quindicina di metri assolutamente "improteggibili", dichiarò con voce stentorea e in puro dialetto "malenco": "cià vu su me". Risolvendo con grande spirito sintetico il clima da "melina" che si era impossessato dei suoi compagni di cordata, il sottoscritto e il nostro amico Jacopo Merizzi.
Così, con semplicità e determinazione il Tico salì quella lunghezza di corda che rimarrà un riferimento nella storia dell’arrampicata della Val di Mello, per le generazioni di climber che l’hanno frequentata e che la frequenteranno.
Paolo Masa, Masesku
UNA SCALA VERSO IL PARADISO di Andrea Bottani
La valle, è ormai conosciuta così da più generazioni di climber, temuta per i suoi racconti di viaggi senza ritorno sulle placche infinitamente belle e sogno di qualsiasi aderenzista con tanta tranquillità nei piedi e soprattutto nella testa. Scalate di questo tipo in valle ce ne sono davvero tante, dalle più semplici alle più temute, da quelle che se voli ti fai qualche fiancata qua e là, a quelle ecco che è meglio non pensare alle conseguenze di una possibile caduta.
In valle ci sono delle vie mito, quelle che hanno fatto la storia del sassimo, quelle che sogni di salirle almeno una volta nella vita e che una volta salite non le dimentichi mai più, ti lasciano qualcosa di mistico, di emozionante semplicemente entrano a far parte della tua storia. Polimagò, Luna Nascente, Oceano, Vedova Nera, Okosa, Alba, Cunicolo acuto, Patabang... Uno che arrampica in valle non può non averle salite o sognare di salire linee come queste. Una su tante che ti lascia il segno di certo è Amplesso.
Amplesso è una via talmente bella che sale seguendo le concrezioni che la natura ha creato in quella parte di parete, la linea più logica e naturale, non devi seguire gli spit o chiodi per trovare il percorso anche perché non ce ne sono, questo è il fascino che ti lascia ancora questa salita.
Al giorno d'oggi ci si abitua troppo a dover inseguire il luccichio del metallo per capire dove andare, questa è una via rimasta così bella proprio perché salendola provi la stessa emozione di chi l'ha salita per primo, semplicemente seguendo la strada che la natura ha creato, un po' come salivano i primi alpinisti le montagne, cercavano la linea più facile e ovvia per arrivarci; così è Amplesso.
Sali da un ostico camino per poi passare a una fessura verticale che ti conduce a una delle realizzazioni della natura più belle mai viste, una colata grigiastra di biotite che è proprio lì in mezzo alle placche lisce, una scala verso il paradiso che finisce con delle clessidre naturali più uniche che rare, fino a raggiungere il passo più duro da affrontare; un muretto dietro l'altro che ti portano a un continuo traverso su vene di quarzo che vanno a svanire proprio lì dove la via volge al suo termine, dove la natura ha finito il suo lavoro.
Andrea Bottani
UN MITO; UNA LEGGENDA di Eraldo Meraldi
Bisogna essere onesti, per i primi salitori della linea che segue il "sentiero di pietra", sulla parte sinistra del Precipizio degli Asteroidi in val di Mello, deve essere stato come salire nell’alto dei cieli verso il paradiso… ma ad un certo punto questa si interruppe e solo allora uno spirito libero, con un’anima mite e pura, risolse l’enigma con una semplicità disarmante. Ebbero luce così un mito e una leggenda; Olivo Tico e l’Amplesso Complesso.
La via si divide in quattro sezioni, ognuna a modo suo particolare con caratteristiche uniche e complesse.
L’uscita della grotta - questa ha già un suo perché; le partenze impegnative sono sempre complicate, nell’ombra del mattino il granito è liscio come la seta e dalla buia fessurazione esce aria gelida che raffredda le mani aggrappate ai pochi ed esigui appigli.
Il "sentiero di pietra", la strada verso il paradiso - qui non si può essere indifferenti ad una qualità naturale superiore, la visione porta alla contemplazione; su questa linea scura ho lasciato il mio cuore.
"L’estremo… a me non sia" - citazione "rubata" da le Tragedie di Ugo Foscolo, l’ho usata per enfatizzare l’essenza di Amplesso...; un passaggio complesso lontano dalle protezioni dove non devi solo agire e non devi pensare assolutamente a quello che... fai uscire il meglio e gustalo con immenso piacere.
Vai affronta le tue paure - si inizia a traversare e si sa che, come nella vita, spesso è complicato uscire dai propri schemi in un viaggio che non finisce mai; questo è certo, anche perché quando scendi da lì, fortunatamente la vita continua nella sua complessità nella normalità delle cose.