Un gruppone in Val d’Avio

La Cascata Madre (e le altre) nell'incanto della Val d'Avio: una corona che contorna un lago, le cascate di ghiaccio che fanno da merletti e lassù in alto la nord dell’Adamello
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Cascata Madre, Val d'Avio
Planetmountain
Si parlava di cascate e di vie d’ambiente. La decisione era presa, la ovest del Cornone di Blumone attirava le nostre menti. Tutto era programmato. Sette amici di vecchia data, qualcuno di vecchissima. Una parola veloce, un “cosa fai domani?” e tutto è da stravolgere. “Sul Blumone non c’è un filo di ghiaccio”, sentenzia un ragazzo che attende la presentazione della mia guida.
Non posso che crederci, è di Brescia e conosce la zona molto bene. Così, come spesso accade in questo mite inverno, è necessario cambiare programma.

“Andate in val d’Avio, lì le condizioni ci sono, le cascate sono messe bene…”. Gianni ed io ci infiliamo in auto fino ad Edolo e, dopo un buon piatto di pizzoccheri ed un mezzo di rosso, risaliamo l’alta val Camonica per andare a parcheggiare l’Alfa al tornante della stradina sterrata della valle.

L’intenzione di dormire in auto è presto vanificata dalla constatazione che la mitica macchina italiana, una volta abbattuti i sedili posteriori, presenta un pianale con bellissimo gradino al centro. Possibile che non abbiano pensato agli alpinisti che settimanalmente dormono in auto?
Ci dobbiamo accontentare del tornante come materasso e delle stelle come soffitto. Il gruppone arriva all’alba, direttamente da casa e come sempre sono in vantaggio rispetto a chi dorme sul posto. Portano con sé l’allegria della compagnia, schiamazzano e ridono mentre noi riusciamo a malapena a muovere il corpo atrofizzato.

Partiamo con buon passo, la strada è sgombra di neve. Qualche placca di ghiaccio ci fa camminare come se ce la fossimo fatta in braghe. In un paio d’ore raggiungiamo le dighe, gli operai dell’Enel ci salutano. Scorgiamo le cascate, sono come quindici anni fa. E i ricordi si rincorrono, mi portano alle notti passate alla Malga di Mezzo con Alberico, Claudia, Stefano, Whisky. Attorno al focolare, con il vino come amico a cui aggiungere una seggiola ed un sacco a pelo poggiato sulle cacche dei topi. Il tetto è forato, come allora, solo non c’è più la legna e il caminetto.

Io e Gianni ci dirigiamo verso la Madre, la più grande del posto, Mario va al Pilastro della Malga, mentre Fabri, Leri e Stefano contornano il lago e affrontano la Funicolare. Li vediamo salire lenti, immaginiamo chi è ora il primo, dove andrà a far sosta.

Dopo tanti anni la val d’Avio resta un luogo incantato, una corona che contorna un lago, le cascate di ghiaccio che fanno da merletti e lassù in alto la nord dell’Adamello.
Gianni sale i tiri più impegnativi, la sicurezza, la forza e la plasticità del movimento lo accompagna in sosta. Il ghiaccio è bello, ricco, non fa paura oggi. Come pure l’enorme abete che, alla fine, ci accoglie festanti per un’altra perla incastonata.

Francesco Cappellari

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