Repentance super… una storia di fuoriclasse!

Adriano Trombetta e Pietro "il genovese" alle prese con Repentance e con la storia dell'arrampicata sulle cascate di ghiaccio...
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All'attacco (Repentance super - Cogne)
Planetmountain

18/2/2007


E’ venerdì quando Pietro il genovese mi chiama dicendomi che si è stufato dell’acqua di mare e ha voglia di acqua gelata; “cavolo” penso io, in questo inverno tropicale per poco manca anche l’acqua da bere e poi Pietro di certo non si accontenta del primo rivolo ghiacciato accanto alla macchina… Accidenti! E poi ho questa maledetta mononucleosi che mi rende una larva e che fino ad ora mi ha permesso di fare giusto qualche rampa gelata… “Ok Pietro, andiamo a salire Repentence!” e magari già che ci sono la passo anche all’Alpin ice tour…

Così alla sera chiamo uno dei boss del tour, il Bonfanti. In più so che si deve allenare per il Canada, o meglio deve allenare la sua donna, la quale però, scoperto che Repentance si fa almeno in sei tiri ed ha un’ora e tre quarti di accesso non si mostra molto entusiasta. E va beh… vorrà dire che non si faranno delle superfoto da una cordata all’altra; ma vorrà anche dire che me la scalerò sereno, senza dover pensare a non tirar ghiaccio sull’altra cordata… evviva!

Dovete sapere che un genovese che ama la montagna non si scompone minimamente a svegliarsi presto al mattino e spararsi minimo 250 km per una cascata; così Pietro inizia il lungo avvicinamento entusiasta e fresco come una rosa e chiacchieriamo, chiacchieriamo…
“Pietro, ma lo sai che via facciamo oggi?”
“Repentance, ovviamente!”
“Si, ma Repentance non è solo una via, è un pezzo di storia del cascatismo…

Alla fine degl’anni ’80 molte linee evidentissime non erano ancora state affrontate da questo giovane sport, e Repentance sicuramente rappresentava uno dei maggiori problemi delle Alpi occidentali. Giancarlo Grassi era l’uomo che fino a quel momento aveva aperto e scoperto più cascate, Fulvio Conta un fuoriclasse che non aveva problemi a scalare anche 20 metri senza chiodare; ma un team così non era certo l’unico a far la corte a una tale dea, altri ghiacciatori di punta quali Ezio Marlier e Aldo Cambiolo erano stati sotto la struttura, valutando che le condizioni sarebbero certamente migliorate.

All’epoca però c’era una certa corsa alla “prima”, e così Giancarlo e Fulvio attaccarono senza attendere. Il primo assalto non gli dette ragione e dopo un gran gesto di Fulvio su cavolfiori all’epoca improteggibili, dovettero desistere.

Pur non mancando i talentuosi in Val d’Aosta, Giancarlo reclutò rinforzi oltralpe, e così l’attacco decisivo fu sferrato con il mitico Francois Damilano. Non ebbero comunque vita facile, infatti la via fu vinta a modi big-wall; salirono in un giorno i primi due tiri e lasciarono una fissa, il giorno dopo risalirono la fissa, superarono la tremenda frangia staccata e poi uscirono anche dal secondo salto fin sui prati sommitali. Quale miglior nome se non “repulsione”? E visto che è più bella e dura della sua omonima Canadese ci va un super, “Repentance Super”!

Fu valutata il massimo di allora, 6+, e per un po’ restò una delle cascate più difficili mai salite. Negli anni a venire, si formò spesso meglio; addirittura negli ultimi tempi, aumentando notevolmente il numero dei ghiacciatori in grado di salirla, il suo grado precipitò vertiginosamente. Ricordo un anno in cui l’avevo salita a fine Marzo, e ti giuro Pietro, l’avevano forata in talmente tante cordate ed era talmente grassa che mi sembro un quarto! Comunque non dobbiamo cantar vittoria, mi hanno detto che quest’anno è particolare e assomiglia alla versione originale.”

Arrivati alla base mi accorgo che fa veramente paura, con un immenso frangione sospeso che non si lascia comprendere. Fortunatamente il ghiaccio è morbidissimo, e quello che con un'altra consistenza sarebbe pericoloso oggi e scorrevole e divertente. E il frangione? Quello che da lontano sembra impossibile da vicino cambia sempre!

Poco prima di uscirci moschettono un vecchio chiodo da roccia e penso ai tre mitici apritori, poi, riposando a camino con la schiena su roccia, i piedi sulla frangia e la faccia a valle guardo giù, dove c’è “Di fronte al tradimento”, e penso al mio amico Ezio con cui quest’anno non ho ancora scalato. Finite le doppie Pietro è raggiante, non ha ancora compreso che una volta scesi da Repentance il mito ormai è consumato!

Adriano Trombetta

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