Quattro regioni sulla nord dell’Adamello…

4 amici Piercarlo Berta, Beppe Ballico, Cecco Vaudo e Andrea Gamberini, 4 regioni Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, e il vento-bufera sulla nord dell'Adamello.
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Si sale... (Adamello)
Planetmountain
La squadra già collaudata in bivacchi invernali è formata da Piercarlo Berta, Beppe Ballico, Cecco Vaudo e Andrea Gamberini rispettivamente da Brescia, Mestre, Val d’Ossola e Romagna. “Senza chiedere permesso”: il nome della via, aperta nei primi anni ‘90 da due forti alpinisti locali: Andrea Mutti e Rocco Salvi; a tutt’oggi, conta rarissime ripetizioni.

Una linea di 800 metri dalla logica impeccabile che porta direttamente in punta all’ Adamello, immersa nell’imperiosa parete nord, in un contesto alpino severo ed isolato dove, nella stagione invernale, si possono vivere esperienze originali al di fuori dei classici posti più blasonati, dove c’è la fretta di arrivare in rifugio per i posti migliori e la velocità di arrivare all’attacco della parete per essere i primi… bhé qui, in Val d’Avio, non si vede nessuno, neanche i custodi delle dighe , per cui, con i nostri zaini non proprio leggeri, ci prendiamo il nostro tempo per raggiungere il rifugio ascoltando il buon Berta che ci illustra su quello che ci circonda.

E’ stato proprio grazie alla proposta di Pier che mercoledì 17 gennaio ci troviamo tutti e quattro insieme nel furgone di Cecco a sfrecciare lungo la Val Camonica in direzione della montagna, il tempo buono per qualche giorno e la parete in condizioni ci fa ben sperare per la riuscita della nostra salita.

Per raggiungere la parete con le condizioni attuali occorrono circa cinque/sei ore, di cui solo quattro per raggiungere il locale invernale del Rifugio Garibaldi poi un paio d’orette la mattina seguente per raggiungere l’attacco.

Otto ore per la parete, poi almeno tre ore non banali per scendere dalla cima nuovamente al bivacco dove ci aspettavano i “caldi” sacchi a pelo… infatti durante la discesa anche questa avventurosa causa sempre raffiche di vento, non trovavamo l’imbocco del canale, fino a quando non trovammo gli anelli di calata al passo degli inglesi, evviva! anche questa è fatta! Ma ritorniamo indietro di un giorno….

La sera prima della salita, dopo aver sistemato gli zaini, valutato accuratamente il materiale e cenato a lume di candela e bustoni knorr, ci troviamo già coricati alle sette…
Stavamo riposando quando Beppe, volendo fare uno scherzo a Pier, alza la cornetta del telefono e, parlando serio lo chiama, dicendogli che lo stavano chiamando al telefono… Bhe dopo 2 minuti suona veramente quel telefono e dall’altra parte c’era veramente un amico che chiedeva del Pier…

Il mattino dopo, all’attacco della via, il vento si fa già sentire, Pier dice che ha qualche dubbio sulla condizione meteorologica ma, noi “giovani” non vogliamo mollare, dicendogli: “Ma va là Pier, vedrai che appena sorge il sole, il vento cala, la meteo non dava venti forti….”

Arrivati in cresta, con il sole ben alto, Pier si avvicina e dice: ”Non ascoltate mai il vecchio…” le raffiche di vento superavano i 100 km all’ora , ma oramai eravamo in prossimità della cima… mentitora…

Arrivati al colletto dove finisce la goulotte, la ciliegina sulla torta è che ci separano dalla cima un tiro in dry-tooling e l’ultimo tiro in arrampicata su roccia facile ma reso pericoloso e difficile per le raffiche di vento che arrivavano all’improvviso e ci schiacciavano contro la parete.

Il vento era talmente forte che non riuscivamo a vedere i nostri compagni mentre scalavano: i cristalli di ghiaccio entravano negli occhi e non riuscivamo a vedere nulla. Non è stata una bella sensazione, la vista era debole ma il tatto e l’udito funzionavano alla grande per poter ascoltare e “sentire” sulla corda il nostro compagno.

Finalmente raggiungiamo la Cumbre dopo ben 8 ore in un ambiente fantastico e isolato, tutti e quattro eravamo ancorati a terra ma chi di più ha sofferto è stato Cecco che con il suo peso “piuma” ha avuto qualche difficoltà a rimanere in piedi in cima per la foto…

Venerdi mattina, al ritorno verso casa, assaporavamo già il minestrone fresco della moglie di Pier che gentilmente ci aveva chiamati per invitarci ad una razione doppia di minestra calda… e invece no! Anche questa è saltata per colpa del vento che ha sradicato un pino, bloccando la strada che scende a valle, ci vollero 2 ore e i pompieri con motoseghe e volontari come Natalino in groppa alla sua ruspa per liberare la strada. Alla fine di questa avventura una buona birra non ce l’ha tolta nessuno, neanche eolo.

Andrea Gamberini e Cecco Vaudo

vai alla scheda della goulotte della parete NNW dell'Adamello


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