Pian delle Mussa: storie da pionieri

Pierluigi Perona e le storie del Pian della Mussa (Valle di Ala, Lanzo quando salire le cascate era un "gioco" tutto da scoprire.
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Anfiteatro della Naressa (Pian della Mussa, Val d'Ala, Piemonte)
Planetmountain
Questo pezzo arriva con un anno di ritardo perché avrebbe dovuto apparire la scorsa edizione quando l’Alpine Ice Tour salì la Cascata del Pian dei morti. Poi confidando nell’inverno successivo con Pierluigi concordammo di andare insieme a salire qualcuna delle belle cascate del piano per recensirle ma si sa, la sfiga ci vede benissimo e quest’anno, nonostante si sia riusciti a scalare più volte insieme, non siamo riusciti ad andare sino là. Per cui dal momento che penso che questo sia un bel pezzo di storia del cascatismo Piemontese friggo troppo al pensiero di doverlo ancora rimandare al prossimo anno per cui spero che leggendolo possiate emozionarvi come è successo a me.
di Elio Bonfanti

Storie dal Piano della Mussa di Pierluigi Perona

28 Dicembre 1980, così riporta il mio diario! Non mi par vero, ma sono già passati 26 anni da allora. Era il tempo in cui, con Antonio Balmamion, si visitava il Pian della Mussa per salirne per la prima volta le sue cascate ed è infatti più o meno alla metà di dicembre di quell’anno che raggiungiamo il piano per affrontare il canale sinuoso a destra del Canalone delle Capre che prometteva di essere interessante. Il tempo prometteva bene ed il luogo alle prime luci del giorno sembrava magico e poi a quell’epoca non s’incontrava praticamente anima viva, tutto appariva fantastico.

Non senza difficoltà riuscimmo ad arrivare in cima al canale e a sbucare sui prati della sinistra orografica del canale delle Capre, dove fummo investiti da un getto d’aria gelida proveniente dal Pian Gias, che in pochi attimi trasformò le nostre corde bagnate in un duro cavo impossibile da manovrare: le corde idrorepellenti allora ancora non esistevano.

Manifestai la mia preoccupazione per la discesa ma l’Antonio, buon conoscitore dei posti e data la pochissima neve, mi guidò prima nella traversata verso il canale delle Capre e poi al sentiero che con facilità ci riportò al Piano. Era quasi sera ed il tempo pareva volgere al brutto, nevischiava, ma verso valle il cielo sembrava sereno infatti giunti a Balme la luna fece capolino tra le nubi. Quel giorno era nata la “cascata sinuosa”.

Anni dopo, all’inizio del mese di Marzo, ritornato alla base della stessa cascata dopo una ripetizione, fui sfiorato da un grosso blocco di ghiaccio (staccatosi dalla cima della stessa) che mi lasciò riverso a terra semi soffocato, ma praticamente indenne… Da allora non sono mai più andato a scalare sulla Sinuosa…!

Presi dall’entusiasmo per questo primo successo e dalla bellissima architettura della barriera rocciosa della Naressa, rivolgemmo la nostra attenzione verso il flusso ghiacciato che tra i tre presenti ci sembrava il più abbordabile; quello che Antonio battezzerà “Cascata della Meringa” che non era la più difficile delle tre ma che per conto mio rimane tutt’ora, esteticamente la più bella. Quella volta con noi c’erano anche Enzo De Marchi ed Ezio Mosca.

Per questa nuova avventura disponevo del martello piccozza Chacal, che era il primo attrezzo apparso sulla scena con la lama a “banana” ed una piccozza con la punta della becca più curvata sempre della Simond, forse il massimo per quei tempi, ma che non era affatto sufficiente (come scoprii in seguito) a garantire la riuscita. Infatti la cascata della Meringa ha la caratteristica di avere il tiro chiave in cima alla colata, che è un difficile muro stalattitico  posto a sinistra del grande tetto.

Sul Piano c’era poca neve e pertanto senza troppo tribolare ne raggiungemmo la base partirono in testa Enzo e Ezio seguiti da me, Antonio ed un suo conoscente che si era aggiunto all’ultimo minuto. Questo flusso di ghiaccio si dimostrò subito più ripido di tutte le cascate salite in precedenza e di conseguenza la progressione si fece decisamente molto lenta tant’è che arrivammo alla base del muro finale all’imbrunire. Enzo, era tecnicamente un gradino più in alto di tutti, superò brillantemente il muro finale, la restante sottile striscia di ghiaccio frammista ad erba e sostò sotto ad un tettino da dove recupererò tutti noi, che sfruttando poi una cornice sbucammo tra le verne dei prati soprastanti.

Superai con notevole difficoltà il muro finale (grazie alla corda) e lì capii che dovevo fare ancora un po’ di strada prima di poter superare disinvoltamente dei tratti verticali con quella continuità e che l’attrezzatura di cui disponevo non garantiva affatto il successo della prestazione. La poca neve sui prati del Pian dei Morti ed uno stupendo cielo stellato ci accompagnarono verso valle; erano le ore ventiquattro. Le mogli in pensiero contattarono alcuni amici che riuscirono (con grande gioia da parte nostra) ad arrivare in auto sino al Piano della Mussa,  evitandoci così di scendere a piedi, fino all’abitato di Balme.

Ritornai l’anno seguente con l’amico Silvio e, con gran divertimento ed in poche ore, ripetemmo la cascata che l’anno prima tanto mi aveva fatto penare. Nel febbraio dello stesso, ancora in compagnia di Silvio, ritornai sotto il Muro della Naressa per tentare di salire la Cascata omonima, il tentativo ebbe successo e fummo anche convinti di aver fatto una “prima” fino a quando, dopo averne parlato con Giancarlo Grassi, ci dovemmo accontentare di una prima, si! ma ripetizione...

Passarono ancora alcuni anni, ed era ancora febbraio, ma dell’anno 1985 quando con grande soddisfazione riuscii nella salita del Cascatone del Pian Dei Morti, mi faceva ancora compagnia Ezio Mosca e forse era addirittura la prima ripetizione. Il Giancarlo che questi posti amava,scrisse: “questa cascata rappresenta la salita ideale per dimostrare che un felice movimento spirituale vale ben più della pura forza fisica”

Pierluigi Perona

vai alla scheda della Cascata Pian dei morti



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