L’altra Faccia della medaglia in Val Masino
Fabio Salini e Giuliano Bordoni in val Temola per una giornata (fuori dalle righe) sull'altra faccia della Valle...

Giuli ci prova su L'altra faccia della Valle (Val Masino, Val di Mello, Val Temola)
“Ehilà Bordons, che fai mercoledì” mi chiede con il solito entusiamo Fabio
“Nulla, sono libero” rispondo
“Molto bene, allora andiamo su ‘L’altra faccia della valle’ in Val di Mello, eh?
“Mmm, ottimo, cosa la danno scusa?” chiedo io, mentre penso alla regola del buon ghiacciatore, ovvero iniziare sempre con cascate semplici ad inizio stagione, per riprendere confidenza con quel mondo meraviglioso e con gli attrezzi a me tanto cari.
“In un tiro unico sono sessanta metri di grado 6”
Una voce dentro di me mi suggerisce di ricordare quella bella regola, e quindi declinare gentilmente l’invito… ma non faccio in tempo a collegare il cervello con la bocca (come mio solito, ndr) ed ecco uscire dalle mie labbra:
“A che ore?”
“Otto al park di Ardenno”
“Perfetto, mentre aspetti prepara un bel rail da slaidare!” concludo io.
La mattina, senza alcun indugio salgo sulla macchina, e mi accorgo subito del traffico congestionato, gli do un’aspirina (cioè schiaccio a fondo sul pedale dell’accelleratore). E’ dall’abilitazione dei corsi guida che, per un motivo o per l’altro, non sono riuscito ad andare in montagna, e dato il periodo per me un po’..., non ho esitato ad accettare l’invito dell’amico.
Incamminandoci alla volta della nostra cascata, dopo aver smistato il materiale, approfondiamo così discorsi seri e rispettosi, degni delle persone di una certa classe quali siamo….: quelle 'pelande' di donne, hi hi hi!!! Come speravo l’allegria di Fabio mi contagia e tra una stronzata e l’altra in men che non si dica siamo alla base.
Mi preparo e parto deciso sulla cascata, un chiodo poi un altro poi un altro e un altro ancora, perdo il conto, sono un po’ spaesato, fatico, spacco un po’ di qua, un po’ di là, cerco l’uscita da un cavolfiore, figaro ma quanto cavolo è dura; spacco ancora, ora troppo e insieme al ghiaccio vola a terra anche una picca.. che culo, una buona scusa per scendere! Il chiodo è un po’ sotto il piede, mi lascio cadere… tatatam… noooo... il rampone mi si moschettona al rinvio e rimango agganciato a testa in giù. Faccio una spaccata degna di tale nome e sgancio il rampone… naturalmente perdo anche questo! Sono di nuovo alla base, Fabio scoppia a ridere ed io non mi trattengo e rido a mia volta.
Ora tocca al socio, e come previsto dalla sfera di ghiaccio che nascondevo sotto la giacca, si innalza elegante e leggero, supera i tetti dove io avevo trovato lungo, con l’abilità che da sempre lo caratterizza. Lo guardo con ammirazione o lo incito... mi spavento, poi, quando iniziano a staccarsi i frigoriferi: uno gli scivola sul busto e lo colpisce sul ginocchio... Ma il buon vecchio Fabio non si scompone ( l’è fach de fer!). Ora forse è il momento di mettermi al riparo, penso... infatti di lì a poco si mette a giocare a ‘distruggi la cascata’: adesso non più frigoriferi si schiantano al suolo ma l’intera mobilia della cucina!
La corda si tende è il segnale di raggiungerlo in alto. Il tiro non tende a diminuire la difficoltà nemmeno nella parte alta. Raggiungo il vecio, gli dò la mano e senza parole mi congratulo del difficile tiro, e lo ringrazio della giornata fuori dalle righe, all’altezza di due pirla come noi!
Giuliano Bordoni
Vai alla scheda di L'altra faccia della valle (Val Masino)
“Nulla, sono libero” rispondo
“Molto bene, allora andiamo su ‘L’altra faccia della valle’ in Val di Mello, eh?
“Mmm, ottimo, cosa la danno scusa?” chiedo io, mentre penso alla regola del buon ghiacciatore, ovvero iniziare sempre con cascate semplici ad inizio stagione, per riprendere confidenza con quel mondo meraviglioso e con gli attrezzi a me tanto cari.
“In un tiro unico sono sessanta metri di grado 6”
Una voce dentro di me mi suggerisce di ricordare quella bella regola, e quindi declinare gentilmente l’invito… ma non faccio in tempo a collegare il cervello con la bocca (come mio solito, ndr) ed ecco uscire dalle mie labbra:
“A che ore?”
“Otto al park di Ardenno”
“Perfetto, mentre aspetti prepara un bel rail da slaidare!” concludo io.
La mattina, senza alcun indugio salgo sulla macchina, e mi accorgo subito del traffico congestionato, gli do un’aspirina (cioè schiaccio a fondo sul pedale dell’accelleratore). E’ dall’abilitazione dei corsi guida che, per un motivo o per l’altro, non sono riuscito ad andare in montagna, e dato il periodo per me un po’..., non ho esitato ad accettare l’invito dell’amico.
Incamminandoci alla volta della nostra cascata, dopo aver smistato il materiale, approfondiamo così discorsi seri e rispettosi, degni delle persone di una certa classe quali siamo….: quelle 'pelande' di donne, hi hi hi!!! Come speravo l’allegria di Fabio mi contagia e tra una stronzata e l’altra in men che non si dica siamo alla base.
Mi preparo e parto deciso sulla cascata, un chiodo poi un altro poi un altro e un altro ancora, perdo il conto, sono un po’ spaesato, fatico, spacco un po’ di qua, un po’ di là, cerco l’uscita da un cavolfiore, figaro ma quanto cavolo è dura; spacco ancora, ora troppo e insieme al ghiaccio vola a terra anche una picca.. che culo, una buona scusa per scendere! Il chiodo è un po’ sotto il piede, mi lascio cadere… tatatam… noooo... il rampone mi si moschettona al rinvio e rimango agganciato a testa in giù. Faccio una spaccata degna di tale nome e sgancio il rampone… naturalmente perdo anche questo! Sono di nuovo alla base, Fabio scoppia a ridere ed io non mi trattengo e rido a mia volta.
Ora tocca al socio, e come previsto dalla sfera di ghiaccio che nascondevo sotto la giacca, si innalza elegante e leggero, supera i tetti dove io avevo trovato lungo, con l’abilità che da sempre lo caratterizza. Lo guardo con ammirazione o lo incito... mi spavento, poi, quando iniziano a staccarsi i frigoriferi: uno gli scivola sul busto e lo colpisce sul ginocchio... Ma il buon vecchio Fabio non si scompone ( l’è fach de fer!). Ora forse è il momento di mettermi al riparo, penso... infatti di lì a poco si mette a giocare a ‘distruggi la cascata’: adesso non più frigoriferi si schiantano al suolo ma l’intera mobilia della cucina!
La corda si tende è il segnale di raggiungerlo in alto. Il tiro non tende a diminuire la difficoltà nemmeno nella parte alta. Raggiungo il vecio, gli dò la mano e senza parole mi congratulo del difficile tiro, e lo ringrazio della giornata fuori dalle righe, all’altezza di due pirla come noi!
Giuliano Bordoni
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