L’Alpine Ice Tour sbarca in Austria
Gianni Spada e Francesco Cappellari in Osttirol, ai piedi del Gross Venediger, per un incontro con il ghiaccio austriaco a riscoprire la stessa passione (mai sopita) di vent'anni fa.

Gianni Spada sulla prima lunghezza di Hochegg Eisfall (Osttirol - Iseltal, Austria)
Gianni è un amico di quelli che ti rimangono dentro, anche dopo 20 anni che non ti vedi. Abbiamo ripreso i contatti la scorsa estate quando dall’Austria, dove ora stanno i suoi genitori, è venuto con la famiglia a trovarmi a Campitello. Che belle le prime arrampicate dopo così tanto tempo. L’ultima volta avevamo fatto una settimana al Brentei nel 1983. Cinque giorni, cinque vie. Quelle mitiche sul Crozzon, sulla Brenta Alta e sul Basso.
Smessa la spavalderia e la spensieratezza dei 20 anni, oggi arrampichiamo con lo stesso entusiasmo, magari solo con qualche timore in più. Non possiamo farci male, abbiamo troppe responsabilità che ci aspettano a valle. E così la scalata si svolge con più prudenza, senza mai andare al limite del rischio.
Oggi sono io che lo vado a trovare per un breve periodo di vacanza, a Lienz dove appunto anche Gianni è in villeggiatura dai genitori. Tra una sciata e l‘altra decidiamo un giorno di dedicarci al ghiaccio. Le condizioni, anche qui come in Italia, non sono granché. Poca neve, pendii erbosi, temperature miti.
Ci inoltriamo nella valle dell’Isel, quella che porta a Matrei in Osttirol, posto sotto la bella cima del Gross Venediger. La bella guida del posto indica molte colate a quote anche abbastanza elevate. Prima di Matrei infatti, lungo la strada, scorgiamo diverse linee naturalmente però magre e non alimentate.
Superato il paese, il paesaggio si fa più invernale, la quota aumenta e il ghiaccio un po’ più consistente. Le cascate purtroppo risultano scarne e grigie. Solo una attira la nostra attenzione ed infatti scorgiamo due puntini che la stanno salendo. Non esitiamo un attimo. In breve, discesi al torrente per una traccia nel bosco, siamo all’attacco. La salita non si presenta particolarmente impegnativa ma, direi, è quello che ci vuole per andare via in scioltezza e per “sgrezzare” le picche nuove di Gianni.
Parte lui, io gli do qualche dritta, ma la sua sicurezza e velocità sono sorprendenti. Al terzo chiodo, quando è quasi fuori dal tiro, mi guarda dall’alto ed esclama: “Che bello!”. Proseguiamo per altre due lunghezze ed in breve siamo al culmine, sia della cascata che della nostra felicità.
Francesco Cappellari
vai alla scheda della Hochegg Eisfall
Smessa la spavalderia e la spensieratezza dei 20 anni, oggi arrampichiamo con lo stesso entusiasmo, magari solo con qualche timore in più. Non possiamo farci male, abbiamo troppe responsabilità che ci aspettano a valle. E così la scalata si svolge con più prudenza, senza mai andare al limite del rischio.
Oggi sono io che lo vado a trovare per un breve periodo di vacanza, a Lienz dove appunto anche Gianni è in villeggiatura dai genitori. Tra una sciata e l‘altra decidiamo un giorno di dedicarci al ghiaccio. Le condizioni, anche qui come in Italia, non sono granché. Poca neve, pendii erbosi, temperature miti.
Ci inoltriamo nella valle dell’Isel, quella che porta a Matrei in Osttirol, posto sotto la bella cima del Gross Venediger. La bella guida del posto indica molte colate a quote anche abbastanza elevate. Prima di Matrei infatti, lungo la strada, scorgiamo diverse linee naturalmente però magre e non alimentate.
Superato il paese, il paesaggio si fa più invernale, la quota aumenta e il ghiaccio un po’ più consistente. Le cascate purtroppo risultano scarne e grigie. Solo una attira la nostra attenzione ed infatti scorgiamo due puntini che la stanno salendo. Non esitiamo un attimo. In breve, discesi al torrente per una traccia nel bosco, siamo all’attacco. La salita non si presenta particolarmente impegnativa ma, direi, è quello che ci vuole per andare via in scioltezza e per “sgrezzare” le picche nuove di Gianni.
Parte lui, io gli do qualche dritta, ma la sua sicurezza e velocità sono sorprendenti. Al terzo chiodo, quando è quasi fuori dal tiro, mi guarda dall’alto ed esclama: “Che bello!”. Proseguiamo per altre due lunghezze ed in breve siamo al culmine, sia della cascata che della nostra felicità.
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