Cogli l'attimo, con Fantomas
L'acqua delle origine fatta ghiaccio, la fisicità, la stanchezza e le endorfine del ghiacciatore... con Elio Bonfanti e Gloria Bernardi alla ricerca di Fantomas nel massiccio des Ecrins...

Al centro la goulotte (Fantomas - Ecrins)
E’ tardi, sono quasi le otto e siamo appena arrivati al parcheggio dove lasceremo la macchina. Una notte presso che insonne, dovuta dai postumi di una cena semplice ma non proprio leggera, ha lasciato un segno quasi indelebile nel mio bioritmo mattutino che già in condizioni normali non è dei più efficienti e tende ad un coma vigile.
Ci incamminiamo con le pelli su per il vallone che ci porterà alla goulotte. La testa pulsa e lo stomaco si contorce ma non dico nulla… noi “donne”, si sa, passiamo molto spesso per “rompine” e non ho intenzione, proprio oggi, di gettare la spugna. Sul lungo, lunghissimo sentiero le mie gambe si spostano come due blocchi di cemento mentre avanti a me “Papà Gamba Lunga” sembra galleggiare sul manto nevoso, leggero, sinuoso, con passo forte e deciso, da ogni suo movimento traspare la sua empatia con l’ambiente e dal suo silenzio l’Amore per la montagna!
Mentre salgo lo guardo e penso...!
Arrivati al pendio finale prima dell’attacco, lui passa a destra con gli sci ed io invece ? acc…non ho i rampanti!. Allora abbandono prima gli sci, poi le racchette e, seminando attrezzi un po’ dappertutto, salgo su dritta per il cono, calzando i ramponi appena prima di rotolare di sotto, cosicché ancor prima di iniziare la via, i miei polpacci sono già cucinati e fumanti!.
Pronti… via! Incominciamo a scalare e dopo pochi metri, anche se non fa particolarmente freddo, mi assale la prima di due terribili bollite alle mani; ma il ghiaccio è bello o perlomeno è quello che piace a me, con tanti agganci ed “acquasantiere” tanto utili per la piccozza di sinistra che ogni tanto, dato che si imbizzarrisce, non riesco proprio a controllare... In ogni caso il ghiaccio è talmente lavorato dai passaggi e sono così tanti i buchi dei chiodi messi prima della nostra salita che per piantare gli attrezzi non ho che l’imbarazzo della scelta.
L’ambiente è straordinario e la parete ti avviluppa insieme a questa grande massa d’acqua cristallizzata quasi a volerti proteggere. Balzi di ghiaccio si alternano a tratti meno ripidi e solidi spuntoni di roccia si offrono, talvolta, come validi appoggi alternativi.
Seconda bollita… dolore… ma il mio paladino sapendo come fare con questa “anziana signora”, per sveltire le manovre fa su lui le corde e si prepara per il tiro successivo. Strano però che questo ambiente così severo mi riporti alle mie radici. Sarà forse l’elemento acqua a richiamare la mia fisicità, il mio benessere, il mio manifestarmi (sono genovese). Diversa è la consistenza ma uguale la composizione per cui saranno forse le emozioni, il feeling, chiamatelo come volete, so solo che sono in una realtà che mi rasserena (sarò matta?!) e mi gratifica, le mie endorfine sono a mille ed ho perso la cognizione del tempo. Sto proprio bene! Ancora 3 tiri ed il cielo è sopra di me… finita! Peccato.
Sono già le quattro di pomeriggio e dopo una lunga teoria di calate (dieci doppie) ci aspetta ancora la discesa con gli sci sino a Monetier fatta con gli scarponi da roccia…
Fra un ruzzolone e l’altro e le risate di Elio, riesco ad arrivare alla macchina all’imbrunire, il mal di testa è passato, il mio stomaco è nuovamente pronto per triturare un “buon pasto francese” e sento, nei miei muscoletti, quella sana stanchezza che, sicuramente, mi regalerà una notte di sonno tranquillo. E’ stata una faticaccia, ma nel mio cuore sento che ne valeva proprio la pena… mai aspettare domani!
Gloria Bernardi (Fantomas)
vai alla scheda di Fantomas
Ci incamminiamo con le pelli su per il vallone che ci porterà alla goulotte. La testa pulsa e lo stomaco si contorce ma non dico nulla… noi “donne”, si sa, passiamo molto spesso per “rompine” e non ho intenzione, proprio oggi, di gettare la spugna. Sul lungo, lunghissimo sentiero le mie gambe si spostano come due blocchi di cemento mentre avanti a me “Papà Gamba Lunga” sembra galleggiare sul manto nevoso, leggero, sinuoso, con passo forte e deciso, da ogni suo movimento traspare la sua empatia con l’ambiente e dal suo silenzio l’Amore per la montagna!
Mentre salgo lo guardo e penso...!
Arrivati al pendio finale prima dell’attacco, lui passa a destra con gli sci ed io invece ? acc…non ho i rampanti!. Allora abbandono prima gli sci, poi le racchette e, seminando attrezzi un po’ dappertutto, salgo su dritta per il cono, calzando i ramponi appena prima di rotolare di sotto, cosicché ancor prima di iniziare la via, i miei polpacci sono già cucinati e fumanti!.
Pronti… via! Incominciamo a scalare e dopo pochi metri, anche se non fa particolarmente freddo, mi assale la prima di due terribili bollite alle mani; ma il ghiaccio è bello o perlomeno è quello che piace a me, con tanti agganci ed “acquasantiere” tanto utili per la piccozza di sinistra che ogni tanto, dato che si imbizzarrisce, non riesco proprio a controllare... In ogni caso il ghiaccio è talmente lavorato dai passaggi e sono così tanti i buchi dei chiodi messi prima della nostra salita che per piantare gli attrezzi non ho che l’imbarazzo della scelta.
L’ambiente è straordinario e la parete ti avviluppa insieme a questa grande massa d’acqua cristallizzata quasi a volerti proteggere. Balzi di ghiaccio si alternano a tratti meno ripidi e solidi spuntoni di roccia si offrono, talvolta, come validi appoggi alternativi.
Seconda bollita… dolore… ma il mio paladino sapendo come fare con questa “anziana signora”, per sveltire le manovre fa su lui le corde e si prepara per il tiro successivo. Strano però che questo ambiente così severo mi riporti alle mie radici. Sarà forse l’elemento acqua a richiamare la mia fisicità, il mio benessere, il mio manifestarmi (sono genovese). Diversa è la consistenza ma uguale la composizione per cui saranno forse le emozioni, il feeling, chiamatelo come volete, so solo che sono in una realtà che mi rasserena (sarò matta?!) e mi gratifica, le mie endorfine sono a mille ed ho perso la cognizione del tempo. Sto proprio bene! Ancora 3 tiri ed il cielo è sopra di me… finita! Peccato.
Sono già le quattro di pomeriggio e dopo una lunga teoria di calate (dieci doppie) ci aspetta ancora la discesa con gli sci sino a Monetier fatta con gli scarponi da roccia…
Fra un ruzzolone e l’altro e le risate di Elio, riesco ad arrivare alla macchina all’imbrunire, il mal di testa è passato, il mio stomaco è nuovamente pronto per triturare un “buon pasto francese” e sento, nei miei muscoletti, quella sana stanchezza che, sicuramente, mi regalerà una notte di sonno tranquillo. E’ stata una faticaccia, ma nel mio cuore sento che ne valeva proprio la pena… mai aspettare domani!
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