Candelone di Pontresina
Una giornata (di ripiego) divertente nel Canyon di Pontresina con Lorenzo Lanfranchi, Manuel Panizza, Fabio Salini, Maura e Beppe Ballico

Lorenzo Lanfranconi
14/02/2007
Viste le avverse previsioni metereologiche, io e l’amico Lorenzo Lanfranchi, detto Pala, decidiamo di rinviare la salita della parete nord del Monte Adamello. Nell’attesa, decidiamo di fare un po’ di ice verticale e un po’ di misto nel canyon di Pontresina, al riparo dal vento e al sicuro dalle slavine. Chiamo Maura Caligari e mi dice che è già d’accordo con Fabio Salini e Beppe Ballico per andare nel medesimo Canyon.
Non presto, come sempre, arriva Salini con la sua petroliera a prendermi e in un attimo siamo sopra il Canyon. Nel viaggio, Beppe, cerca di ammirare le bellezze del massiccio del Bernina, purtroppo coperto da molte nubi. Subito ci accorgiamo dello stato di buona salute di Maura (tossisce così forte che stiamo valutando se portarla a Sondalo al sanatorio). Parcheggio di Pontresina ore 11, cavolo siamo in anticipo di quasi un’ora!!! (mai attaccare prima di mezzogiorno ci insegna il buon Giò...).
Due passi e entriamo nello splendito Canyon. Candele a destra e sinistra, creature viventi di ghiaccio, insaziabili bevitrici di acqua. Gli svizzeri non scherzano: se il ghiaccio non c’è, loro se lo creano. Vengo subito colpito dal tiro più lungo e duro. 35-40 metri verticali, uno spettacolo. Lascio attaccare i forti, intanto io e Pala ci scaldiamo su una candela più tranquilla. Beppe attacca subito il missile e lo sale con la giusta calma e freddezza chiodando con una certa parsimonia. Ora parte Salis e a turno saliamo il tiro, facilitati dai buchi lasciati dagli altri e dalle viti piazzate da Beppe. Senza badare tanto all’etica…
Il tiro è da sballo: una candelina delicata all’inizio, (che vibrava QB), uno strapiombino, uno spostamento aleatorio a destra e poi, su, dritti, in un diedro che ti spara direttamente verso il cielo. Quando esco dal tiro mi rendo conto che per un certo lasso di tempo sono momentaneamente scappato dal pianeta terra. Non chiedetemi dove sono stato, so solo che mi piace e voglio rifarlo. Non c’è niente al mondo che mi fa sentire più libero della scalata in tutte le sue forme. Ora si pompa sul serio su pochi metri di roccia e una candela sospesa. Ma quanto è bello mettere bene i ramponi sulla roccia e fidarsi delle picche abituate a mordere ghiaccio! Quando prendi il ghiaccio, pur verticale che sia, ti sembra di passeggiare. Trop bel!
Beppe prova una linea più a destra molto più dura ed esce al secondo tentativo (ma quanta ne ha dentro?). Nelle mie braccia, invece, c’era già talmente tanto acido lattico che non sono riuscito a reggere neanche il secondo tentativo. Pala alla fine ci pensa lui a pulire il tiro e tira giù un blocco di quelli che anche se hai il casco (ma è sicuro che devi averlo!) non cambia nulla… Sono contento di abitare vicino ad un parco giochi così bello come lo definisce Beppe.
Ora c’è bisogno di birra per smaltire tutto questo acido lattico; così il “local”, Pala, ci porta in un bel posticino a bere una bella weiss e a mangiare un panino svizzero, un po’ meno bello, con tanto di cipolle… Ora ci tocca il tiro più duro della giornata: il passo del Bernina. Nevica forte, Salini guida veloce e dice di avere le gomme lisce. Come affronto il problema? Mi rilasso, mi lego e mi addormento.
Manuel Panizza
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