Alle falde del Re di pietra

L’Inverno vuole tornare nel vallone di Vallanta, mentre le “formiche” rimandano il letargo!
di Paolo Cirillo

18/01/2007
Il Triangolo della Caprera offre la sua lacrima e un freddo inclemente la trasforma in traccia, pochi sanno che di lì passano “le formichine in cerca di una tana”.
Saranno cento passi a dividermi da Massimo, lo vedo entrare nel cuore di questa gelida scacchiera, mentre sotto un cielo piombo arrocca la torre del Triangolo.
E’ una distanza giusta, rispetta quei momenti in cui soli riflettiamo sui nostri passi valutando.
Avrà un senso quel passaggio?
Cediamo al nostro ego sentendo il peso in petto d’uno zaino fatto alla rinfusa, poche cose, il desiderio di un nuovo appuntamento.
Il vento teso modula la voce di neonate acque, pazzo inverno ci inviti ad una partita, senza neve ora giochiamo veloci, in silenzio, seguendo il giallo di macchie d’erba testimoni di una vita.
Togliamo lo zoom amici come fa il falco, guardiamo più dall’alto, il Vallanta non è forse solo un terreno eterno, grandioso, e il pianto del Triangolo, ghiaccio su rocce, una pista fantasiosa senza nessuna tana.
C’erano cinque formichine oggi lassù, in fila indiana portavano il loro seme giocando con l’Inverno.

di Paolo Cirillo (...da una giornata unica passata con Massimo. Un caro saluto agli altri tre valevoli compagni d’avventura incontrati)


Una salita per “magrire” alle falde del “ Re di pietra “
di Massimo Piras

Dopo due giorni di riposo e “ grassamento “ la telefonata del genovese Paolo Cirillo mi giunge gradita ed al momento giusto per smaltire un po’di tossine. Inoltre la temperatura troppo mite ed il conseguente peggioramento delle cascate della valle inducono alla riscoperta delle colate in quota.
Conosco molto bene la goulotte del triangolo, ma su di essa ritorno sempre volentieri, perché mi tornano in mente bei ricordi e con essi tra i migliori amici e compagni di cordata delle mie scalate.
Infatti a fianco della colata, la rossastra placca del Triangolo della Caprera mi ricorda Gian Carlo con la
Via “ Eclissi della mente “… Toh, ma guarda un po’ sulla placchetta “artigianale “ rosa c’è un moschettone, segno che il climber di turno non é passato sul passo chiave della via.
A suo tempo ”quel passo“ mi impegnò proprio al massimo nella prima solitaria, allo stesso modo della adiacente via “Del cuore“ di Guido Ghigo: niente spit, pochissimi chiodi, rigorosamente a lametta e tanta adrenalina.
Sopra di noi un’altra cordata ci precede, dalla sosta il cinese Marcello Aime mi saluta… Anche con lui quanti ricordi e belle giornate trascorse “nella gara”, fine anni ‘80 inizio anni ‘90 del secolo ormai scorso, alle prime salite fatte con i grandi dell’alpinismo nostrano, dai liguri Gianni Calcagno a Roberto Piombo a Marco Schenone al già citato Guido Ghigo ed allo stesso Gian Carlo Grassi.
Sono salito sino alle pendici del Monviso per “magrire” me ne torno giù “grassato” di bei ricordi ed una splendida giornata con amici.

NB “magrire” e “grassare” sono tra i verbi che il nostro amico Huber usa normalmente e che noi a volte adottiamo naturalmente facendo inorridire i puritani linguisti nostrani.

di Max Piras

Vai alla scheda della Goulotte del triangolo