Piz Morteratsch discesa in sci della parete Est per Costa, Terraneo e Varchetti
Il Piz Morteratsch è una montagna complessa, con i suoi 3751 metri è la cima più alta, interamente in territorio svizzero, del gruppo del Bernina. La Cresta Nord funge da spartiacque delle valli Roseg e Morteratsch, a nord-est troviamo uno sperone roccioso delimitato da una grande seraccata poi il vasto versante est con la parete est-nord-est sbarrata in basso da una seraccata, la Cresta della Speranza e l’impervia parete Sud-Est. La rocciosa e ripida cresta sud-est funge anch’essa da spartiacque dei bacini Tschierva e Boval e passando dal Piz Prievlus si unisce alla Biancograt. A sud troviamo un profondo canalone e alla sua sinistra lo sperone sud-ovest poi l’ampia parete ovest ed un ultimo sperone orientato a nord-ovest.
La prima salita del Piz Morteratsch risale al 1858 avvenuta per il glaciale versante nord, poi fino al 1911 vengono saliti tutti gli altri itinerari classici ad eccezione dello sperone nord-ovest, salito nel 1964. Lunga pausa fino al 2009, quando Gianluca Rampik Maspes e compagni salgono l’inviolata parete sud-est. All’appello manca la parete ovest di cui non ho trovato tracce di salite o discese ma è forse stata percorsa da una cordata svizzera negli anni novanta (info da verificare).
Il Morteratsch è frequentabile tutto l’anno, in estate per la sua via normale e la Cresta della Speranza, con la neve per i due stupendi itinerari scialpinistici che partono rispettivamente dalla Capanna Tschierva e dalla Capanna Boval per incontrarsi poi sulla glaciale cresta Nord.
La parete est-nord-est, meta della nostra avventura sciistica, è stata salita da Julius Frohmann con le guide Christian Zippert e Niklaus Kholer nel lontano 1911 quando probabilmente la seraccata della parte bassa era un ripido ghiacciaio crepacciato e la pala rocciosa superiore era una parete nevosa. Le montagne ovviamente sono in continua trasformazione e allo stato attuale troviamo sopra una pala rocciosa e sotto una smunta seraccata.
Dal Diavolezza la linea da sciare appare logica e bellissima e per tanto tempo abbiamo sognato di curvare su quei pendii quando la neve si deposita e si consolida per un certo periodo dell’anno.
Oltre alle solite incognite offerte da un terreno d’avventura, il problema logistico maggiore era il superamento della seraccata. Passaggio sbarrato? Tiro di ghiaccio in salita e doppia in discesa?
Le foto di una rara ripetizione di questa linea effettuata in salita nell’autunno 2014 da Valentino Cividini e soci mostrano ghiaccio vivo mentre la webcam "zoommata" al massimo rivela solo una gran chiazza bianca. Ragionando sul particolare andamento di questo inverno e sulle gite fatte fin’ora decidiamo di partire io, Davide Terra Terraneo e Mattia Varco Varchetti alla ricerca della "linea" che da casa non si trova mai!
Lasciamo la macchina con le ultime luci e le cime avvolte dalle nubi, niente parete da binocolare, si va. A mezzanotte siamo alla Capanna Boval dalla quale partiamo quattro ore più tardi. Le prime luci infiammano il seracco e ci svelano il passaggio, si passa con gli sci!
Normalmente in montagna raggiunta la vetta la discesa è poi qualcosa da sbrigare alla svelta, da liquidare senza troppi problemi; con gli sci è diverso, dalla vetta comincia quello per cui si è partiti. Lo sci cambia anche un’altro aspetto fondamentale del muoversi in montagna, la velocità!
Sciamo fino alla Boval dalla cima senza interruzione, siamo felici e come ogni volta quando le cose vanno bene capiamo perché ci piace fare queste cose. Perché è così bello girar per montagne!
di Saro Costa