Modeon del Buinz, prima discesa integrale nelle Alpi Giulie di Enrico Mosetti e Piero Surace

Il report della guida alpina Enrico Mosetti che il 29 gennaio insieme a Piero Surace ha completato la prima discesa integrale di Modeon del Buinz (2554m) nelle Alpi Giulie.
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Enrico Mosetti in salita prima della prima discesa integrale del Modeon del Buinz (Alpi Giulie) insieme a Piero Surace il 29/01/2021
Piero Surace

Ho iniziato a fare scialpinismo a 14 anni perché mi ero stufato di sciare nelle tracce degli altri. A 17 anni ho iniziato con discese più ripide per la stessa ragione. Con il tempo mi sono sempre più allontanato dagli itinerari battuti e dalle montagne più alla moda, perché di sciare dove era già passato qualcuno mi pesava.

Negli anni ho imparato, almeno un pochino, a saper leggere la neve e le condizioni per portare i miei sci un pò più in la, o quantomeno prima che ci passassero altri. Non è poi questo il vero scopo dello sci lontano dalle piste battute? Lasciare la propria effimera traccia su di un pendio immacolato. Un esercizio di stile tanto bello quanto inutile.

Ci sono discese per le quali ho impiegato anni prima di portarle a compimento, altre per le quali sto ancora pazientemente aspettando il momento perfetto. La neve, il vento, il rischio, la luce perfetta. Non è poi questa la vera essenza dello “sci ripido” o come lo si vuole chiamare? Saper leggere le condizioni, saper cogliere l’attimo, che duri un’ora o una settimana.

Il valore di una discesa non è dato soltanto dallo sciare (o scendere, o perdere quota sugli sci) dai tanti sciatori forti tecnicamente che si sono avvicinati alla montagna vera. Ma quanto di questi sono veramente alpinisti, in grado di saper leggere le condizioni ideali, e quanti ancora di cogliere il momento? In tempi non sospetti dissi che ormai abbiamo sciato su vie di misto, cosi come su vie di roccia, e quel che conta davvero è lo stile. Ecco appunto, lo stile. Non è solo sciare bene, e anche farlo nel momento giusto e capire quel momento.

Ormai più di dieci anni fa mi vietarono (giustamente) di andare sulle tracce di un altro, su una prima discesa, a pochi giorni di distanza, perché non si fa, non era modo. Non è modo. Non si tratta di aggiungere semplicemente un’altra tacca sulla propria cintura. All’epoca avrei potuto fregiarmi di una ripetizione eccellente, ma non avrei capito nulla del gioco.

Sono cresciuto con questa idea e negli anni sono sempre rimasto insofferente alle tracce altrui. Di chi passa prima - come segno di rispetto - e di chi passa subito dopo, di chi non ha fantasia. A questo proposito mi vengono in mente le mitiche discese del Mallory o del Gervasutti sul Monte Bianco con le gobbe. Dove è finita l’etica nello sci? Dove è finito il rispetto per la montagna, per la linea, per chi è passato prima di te...

La cima del Modeon del Buinz l’ho avuta per anni fuori della finestra del mio monolacale da 30 metri quadri. Ogni mattina lo vedevo li. Sapevo che quella bella parete era stata sciata nel gennaio del 2008 da Marko Kern; Marko aveva trovato una soluzione al salto inferiore con un lungo traverso verso destra fino a forcella Riomoz. Itinerario ripetuto da Mario Di Gallo nel 2014. Per anni ho lasciato perdere quella parete proprio perché quel traverso non mi andava giù.

Poi l’altro giorno risalendo con Piero Surace verso forca de La Val, per una gita tranquilla vedo il canale di uscita dalla parete perfettamente innevato, di solito di li vengono giù delle grosse slavine e pelano il canale nel quale resta solo erba e roccia. Non ci pensiamo su più di tanto e portiamo i nostri sci su quella linea. Neve perfetta, anche se un po’ di vento di troppo e qualche sasso affiorante fanno stare le antenne dritte. La discesa di per sé non è la più ripida, anche se l’esposizione è sempre notevole.

Abbiamo gradata la discesa 5.2/3 E4 (600m), ma la vera difficoltà è proprio cogliere l’attimo e avere il coraggio e la consapevolezza che è il momento giusto.

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Enrico Mosetti è Ambassador Ferrino




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