Panta rei, nuova cascata di ghiaccio in Valbruna per Enrico Mosetti e Tine Cuder
Tutto è iniziato un po’ per caso, dopo una giornata passata sulle piste di Tarvisio vado a dare un'occhiata a una cascata a Valbruna di rara formazione. Lascio il furgone poco fuori dal bosco, la linea che mi interessa è ben formata ma ciò che stuzzica la mia fantasia sono due candele sospese poco distanti. Nonostante le birken ai piedi riesco a portarmi alla base delle colate, le candele non sgocciolano neanche un po’, con il freddo previsto impossibile pensare che toccheranno terra… Faccio qualche chiamata ai locals e viene fuori che non è mai stata salita, bene.
Il giorno seguente, 12 gennaio, dopo aver salito in vicinanza un bel tubo in ottime condizioni (WI5/5+, 60 metri) con Davide Limongi, risaliamo il ripido bosco e raggiungiamo la sommità delle candele. Butto dentro uno spit e inizio a calarmi, da sopra le candele sembrano ancora più dritte e strapiombanti. Tra le due piazzo una sosta e uno spit poco sopra a proteggere la partenza del secondo tiro, prima di saltare sul festone.
Con Dade inizio quindi a studiare il tiro sotto, fortunatamente la roccia mi regala una fessura più o meno accennata, diagonale sinistra-destra che da terra va ad incontrare la prima candela sospesa. Non avrei proprio voluto sforacchiare la roccia per creare buchi per le picche. Chiodato il tiro con non poche difficoltà, inizio a provarlo, pare duro ma sopratutto complicato da leggere, gli incastri nella fessura sono piuttosto precari...così riesco a fare solo due giri prima del buio.
Mi riprometto di tornarci al più presto, intanto la linea è pronta e ha un nome: "Panta rei". Nato discutendo di filosofia e alpinismo (?) dopo diversi Campari con Fabio e Irene, gestori del rifugio Gilberti a Sella Nevea.
Nei giorni successivi - e tutt'ora - le condizioni delle cascate in tutte le Giulie, italiane e slovene sono ottime così "Panta rei" passa un po’ in secondo piano. Voglio tornarci al più presto ma, pare assurdo, trovare compagni che scalano su ghiaccio e misto nel tarvisiano è molto difficile, tutti i giovani tirano prese di plastica o corrono dietro un pallone, o tirano curve tra i pali. È incredibile come la storia alpinistica di queste montagne da Piussi a Lomasti fino a Benet, Meroi e Vuerich non abbia appassionato qualche giovane all'inutile e nobile arte dell’alpinismo.
Qualche giorno fa quasi per caso mi capitano sotto mano le foto di Tine Cuder di Bovec che scala un M8 proprio a Valbruna, un vecchio tiro chiodato e poi abbandonato dal mitico Bubu, e successivamente liberato da Luca Vuerich. Colgo la palla al balzo e scrivo a Tine, ci organizziamo per martedì 24 gennaio. Appuntamento insolito per scalare su ghiaccio a mezzogiorno, ma a Valbruna fa quasi -10 °C.
Ci accompagnano anche Tina Korinšek e Eddie Gianelloni per scattare qualche foto. Montato il primo tiro iniziano a provare, in breve troviamo una soluzione ma la rottura di una presa ci rallenta...sono ormai le 15.30, io sono riuscito a salire pulito top rope ma non da primo e inizio a sentire le braccia gonfie.
Tine riparte con la giusta cattiveria per un ultimo tentativo e riesce a liberare il tiro, mi recupera in sosta e di nuovo salgo pulito. Una volta in sosta è il mio turno per la seconda candela sospesa. Non l'ho mai provata, è praticamente tutto su ghiaccio ma la candela dove tocca è larga appena una ventina di centimetri.
Parto tra roccia e ghiaccio e battendo il più delicatamente possibile salto sulla candela ancora strapiombante, una quindicina di minuti e finalmente mi appendo allo spit che avevo piazzato due settimane prima.
La linea è dedicata a mia nonna, la mia più grande sostenitrice, scomparsa quasi un anno esatto dal giorno che ho chiodato la via.
di Enrico Mosetti
Enrico ringrazia Ferrino, Revo
Tine ringrazia Alpstation Tarvisio
SCHEDA: Panta rei, Valbruna
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