Enrico Mosetti, la Caroline Face e lo sci estremo in Nuova Zelanda

Intervista all'alpinista friulano Enrico Mosetti che insieme ai britannici Ben Briggs e Tom Grant ha effettuato in Nuova Zelanda le prime discese con gli sci della Caroline Face sul Monte Aoraki / Monte Cook e del Malte Brun.
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Durante la prima discesa in sci della Caroline Face, la difficile e pericolosa parete sudest del Monte Aoraki / Monte Cook (3724 m) in Nuova Zelanda.
archivio Enrico Mosetti

"La Caroline Face fa davvero impressione." L’alpinista goriziano Enrico Mosetti commenta così la difficile e pericolosa parete sudest del Monte Aoraki, con i suoi 3724 m la montagna più alta della Nuova Zelanda conosciuta anche più comunemente come Mount Cook. A fine ottobre, insieme ai britannici Ben Briggs e Tom Grant, Mosetti aveva effettuato la storica prima discesa con gli sci della parete, e pochi giorni dopo il trio ha effettuato la prima discesa in assoluto del Mt. Malte Brun per una linea che viene descritta come "probabilmente la discesa più tecnica di tutta la Nuova Zelanda."

Innanzitutto, come mai la Nuova Zelanda?
La Nuova Zelanda è sempre stata nei miei pensieri, da quando ho iniziato con le discese ripide a 17 anni. Mauro Rumez ci era stato due volte, nel '91 e nel '96, e per me Rumez è sempre stato un po' l'esempio da seguire sulle Alpi Giulie, quindi quando lessi la prima volta dei suoi viaggi in NZ subito iniziai a fantasticarne. Negli ultimi anni è sempre stata una delle mete dove sapevo che prima o poi sarei andato, bastava aspettare l'occasione giusta… che si è presentata la scorsa primavera quando Ross Hewitt mi ha invitato a unirmi a lui e Tom Grant (loro ci erano già stati nel 2015). A metà settembre ci siamo poi risentiti per decidere la data di partenza e purtoppo a Ross è uscita un’ernia e non è potuto essere della banda...

Per chi non la conosce, ci parli della famosa Caroline Face
Le Alpi Neozelandesi sono relativamente piccole ma la Caroline Face, e un po' in generale l'Aoraki / Mount Cook, hanno dimesioni davvero himalayane. Vederla difronte fa impressione, è veramente grossa e imponente, e quando ci sei dentro capisci le sue esatte dimensioni...

Che tipo di ricognizione avete fatto?
Il giorno che siamo volati al Plateau Hut il pilota dell'elicottero ci ha gentilmente e gratuitamente fatto fare un volo abbastanza radente la parete, poi lo stesso giorno siamo andati con le pelli al colle dal quale saremmo poi rientrati per capire meglio come uscire dalla parte bassa della parete. Le condizioni sembravano perfette. Il giorno dopo siamo rimasti chiusi al bivacco tutto il giorno, 40 cm di neve nuova e vento sopra gli 80 km/h. Quindi il giorno seguente stessa ricognizione del primo giorno, attesa delle previsioni meteo via radio e la decisione di partire quella stessa notte.

Come si affronta una discesa come questa?
Ci vuole tanta esperienza, pazienza, e un po' di fortuna e forse un po' di incoscienza.

Prima della discesa però c'è stata la grande faticaccia della salita, fino al Colle…
Sì, la salita è stata una gran fatica, a tratti con neve fino al petto, abbiamo dovuto scavare una vera e propria trincea. Anche l'orientamento prima di raggiungere la cresta di notte senza luna non è stato semplicissimo. Comunque alla fine della giornata, una volta tornati al bivacco, abbiamo fatto circa 2200/2300 metri di dislivello in salita...

Avete mai pensato a Magnus Kastengren, che proprio lì aveva perso la vita nel 2013?
Ben e Tom conoscevano bene sia Magnus che Andreas Fransson, io avevo solo scambiato qualche parola con Andreas in falesia, loro quindi ci hanno pensato sicuramente più di quanto non lo abbia fatto io.

Com’era la neve? È stata la discesa perfetta?
Tolti gli ultimi 200 metri dove la neve era più umida, per il resto della discesa abbiamo sciato solo che polvere pressata/compatta. La discesa perfetta non deve avere nemmeno un metro fatto con la corda... comunque abbiamo calcolato di aver sciato il 92% della parete quindi la considero un’ottima discesa, e credo sia impossibile sciarla senza nemmeno una doppia.

Per curiosità: c’era un punto di non ritorno?
Una volta arrivati al Porter col il modo più semplice per scendere dalla montagna era sciare la Caroline face... ridiscendere la cresta sarebbe stato un gran bel problema, quindi il punto di non ritorno lo abbiamo passato intorno alle 4 di mattina quando abbiamo iniziato la cresta vera e propria.

Come si scende dalla montagna...
Una volta alla base si ripella 500 metri a un colle e si torna verso il Plateau hut. Dal Plataeu hut ci sono vari modi di tornare a valle, noi abbiamo volato anche al ritorno perche eravamo saliti con viveri per 10 giorni ma ci siamo rimasti 5 o 6, quindi avevamo troppa roba da caricarci sullo zaino...

Come giudichi la discesa?
Volendo parlare di gradi, per quella che ormai è comunemente usata come scala di difficoltà sulle Alpi abbiamo valutato la Caroline 5.3, E4. Non è mai ripidissima, non credo superi mai i 50 gradi, è una sciata estremamente piacevole se si trovano le condizioni che abbiamo trovato noi, Ben l'ha paragonata, per grandiosità, alla De Benedetti sulla Ovest del Bianco.

Vi aspettavate questo eco, sopratutto dai media locali?
Sapevamo che qui la parete ha un certo misticismo, e non hanno tutti i torti i neozelandesi, ma non ci aspettavamo tutta questo scalpore.

Poi siete subito ripartiti per il Malte Brun. Conoscevate l’obiettivo?
Sfogliando la guida alpinistica della zona del Cook avevamo addocchiato questa via sul Malte Brun, in più ci piaceva l'idea di sciare qualcosa di completamente diverso dalla Caroline Face e il Malte Brun non aveva mai visto una discesa con gli sci nella sua storia...

Quindi
Siamo saliti esattamente dove siamo scesi, facendo un breve tiro di misto dove poi abbiamo fatto 20 metri di doppia, anche qui abbiamo trovato neve invernale, e un po' di firn nei 100 metri finali.

Ma la Zig zag route è davvero più tecnica della Caroline Face?
È totalmente diversa dalla Caroline face, è più ripida, si scia sempre sopra dei gran salti di roccia e si scia su roccia coperta a tratti da solo una spanna di neve, quindi sì, è molto più tecnica della Caroline face.

Ci parli delle Alpi del Sud, e della natura che c’è lì
Durante tutto il tempo passato in Nuova Zelanda ci siamo spostati un po' qua e la, facendo anche un po' i turisti... abbiamo guidato lungo tutta la West Coast, praticamente una foresta pluviale piena di cascate e pioggia torrenziale per passare al lato est dell'isola, dove invece c'è solo erba secca e pecore, fino ai ghiacciai e i laghi nella zona dell' Aoraki / Mount Cook. Tutto cambia molto velocemente in NZ dal paesaggio al clima, è un posto veramente spettacolare e, per quando riguarda i paesi occidentali, i neozelandesi sono tra le persone più cordiali e gentili che abbia mai avuto modo di incontrare. Nelle Alpi del sud c'è un poteziale incredibile per lo sci... è solamente tutto molto remoto e difficile da raggiungere. Si puó volare con l'elicottero solo in poche zone dove ci sono i pochi bivacchi ed è, almeno per noi, dall'altra parte del mondo...

Enrico Mosetti ringrazia: : Black Crows skis, SCARPA, Ferrino, Revo, El condor sport

Link: Facebook Enrico MosettiInstagram Enrico Mosettienricomosettiblog.tumblr.com




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