La linea perfetta sul Monte Reit. Di Paolo Marazzi

Paolo Marazzi racconta la prima discesa con gli sci della parete SO del Monte Reit sopra Bormio, effettuata il 7 gennaio 2021 insieme a Giuliano Bordoni e Bruno Mottini.
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Giuliano Bordoni, Bruno Mottini e Paolo Marazzi sulla parete SO del Monte Reit il 07/01/2021
Paolo Marazzi

Penso che non esista luogo migliore per scrivere qualche riflessione sulla nostra discesa se non seduto sulla tazza del cesso. Non di certo perché la nostra discesa faccia cagare, anzi potrei inserirla nella top 10 delle salite più lunghe e laboriose, nella top 5 delle discese più belle e divertenti, oppure sul podio delle linee da studiare e attendere che siano in condizione.

Ed è proprio per questo che tutto ciò lo scrivo dal water, non perché paragono le condizioni della discesa con l’essere in condizioni del mio intestino, ma semplicemente perché da quella piccola finestrella l’ho potuta guardare e sbinocolare per la prima volta e da quel momento direi più o meno tutti i giorni (ogni tanto anche due volte al giorno) per molti anni.

La montagna in questione è la Reit, mi viene da dire una delle montagne simbolo per Bormio, anche se loro tireranno fuori la storia della Levissima e della Cima Piazzi, oppure il gruppo Ortles Cevedale o lo Stelvio.

Ma non prendiamoci in giro: da Bormio nessuna di queste ultime montagne è ben visibile o ti sormonta maestosamente la testa. Mentre la Reit, con il suo becco dell’aquila, le sue rocce marce ma estremamente affascinanti ne fa da vero padrone.

In effetti, è la prima cosa che vedi appena esci dall’ultima galleria entrando in paese, la vedi dalla Via Roma se fai una passeggia o vai per negozi, e la vedi ancora se decidi di spendere una giornata alle terme; e anche lì, dall’idromassaggio ho sempre guardato in su, verso la Reit, perché secondo me c’era una linea evidente e logica da sciare. Forse non così logica, ma qualcosa c’era.

In tutto ciò, ne parlavo spesso con Giuliano Bordoni, non lo chiamavo dal gabinetto sia chiaro, ma spesso ne parlavamo. Lui ha la moglie di Isolaccia e anche una qualche finestra di casa loro - non ho mai indagato di quale stanza - si affaccia sulla Reit e su quella linea così bizzarra.

Così per anni l’abbiamo guardata e studiata, le sue guglie non ci hanno mai permesso di capire così bene da dove si potesse passare o se ci fossero delle calate in doppia da fare. Mentre la sua quota, la sua esposizione e il suo eccesso di sassi non hanno mai, o quasi mai, permesso che le condizioni risultassero adatte per essere sciata. In realtà, la neve c’era ma non era mai abbastanza, era giusto sufficiente per guardar su con il binocolo e cercar di capire da dove passare o quanto fosse esposta quella cengia.

Poi è arrivato quest’anno, dove la neve è improvvisamente tornata a far da padrona dopo molti anni di scarsità o comunque di nevicate mai troppo fredde. Io mi trovavo in Val di Mello a svernare dalle zone rosse coviddiane e Giuliano, per via della famiglia, ha sempre fatto su giù finché un giorno mi mandò una foto della linea, più bianca che mai, dicendo che dovevamo andare, che era in condizioni. Grazie a Giuseppe Conte, le zone gialle e la possibilità di raggiungere le seconde case mi catapultai anche io a Isolaccia ad aspettare il giorno giusto, tra nevicate, Capodanno e panettoni.

Era sempre brutto tempo o qualcuno di noi aveva sempre qualcosa da fare e l’8 gennaio sarei dovuto partire per tornare in Masino Fu allora che chiamai Giuliano: "Brodo il 7 dobbiamo andare, Conte ci dà il giallo, il tempo è bello e la neve è tanta"; sembrava una frase da cinepanetteone e così fu veramente. Giuliano era incasinato, doveva fare assieme a Bruno Mottini alcuni filmati; non sapeva come liberarsi. La soluzione c’era ed era andare tutti assieme a fare i loro filmati all’interno di quella linea.

Quel giorno iniziammo così a salire dal parcheggio dei Bagni Vecchi verso la valle del Braulio: era freddissimo, non penso di aver mai tolto il piumino in ore, ore e ancora ore di salita, tra inversioni ripide, tratti a piedi, con i ramponi, pezzi di discesa e altre inversioni. Quasi un’epopea, finché non ci affacciammo sull’altro versante, oramai alle 2 del pomeriggio. La luce iniziava ad essere calda, quasi rossastra. Per la prima volta riuscimmo a vedere bene parte della linea. Uno spumone perfetto, un canale da sciare in mezzo a quelle guglie e quelle pareti.

Iniziò Bruno e dall’alto lo vidi scendere, non saltellare come si fa di solito su certi tipi di discese girando la punta degli sci da un lato all’altro come il tergicristallo del furgoncino, ma sciava, tirava dei gran curvoni in una neve che sembrava perfetta. E in effetti lo era; quando arrivò il mio turno vidi che ci trovavamo in un posto magico, al momento giusto e con una neve così fantastica che non si vedeva nemmeno su qualche foto da giornaletto di settore.

Ma la cosa più bella era che non si trattava di un traverso come ci sembrava dalla finestra dei nostri WC: era un canale vero e proprio! Mancava solo il gran finale, per rimanere in tema cacca mancava capire se avremmo fatto un "perfect", cioè una di quelle volte in cui la carta igienica nemmeno serve e, nel nostro caso, la carta igienica sarebbe stata la doppia finale. Voglio dire, bello fare la doppia, ma se si fosse potuto evitare sarebbe stata davvero “perfect” anche quella discesa.

Tra i nostri vari studi binocolari c’era un ipotetico scavallamento, forse con un traverso per entrare su un altro canale che ci avrebbe condotto fino a giù, e così fu. Un solo metro a scaletta per scavallare ed entrare come su un altro versante trovando un canaletto che ci portò fino in fondo, fino alla macchina.

Quando ripenso a quel giorno sorrido e penso che d’ora in poi, quando mi sederò a cagare sul water della casa di Isolaccia, guarderò fuori dalla finestra, con la mente a quella linea che abbiamo potuto sciare noi tre assieme (Bruno, io e Giuliano), togliendo un po’ di intimità, almeno con il pensiero, a quel momento che una o due volte al giorno mi accompagna sempre…

Il traverso che non c’è (La linea perfect), Monte Reit parete sudovest 07/01/2021

di Paolo Marazzi

Link: Arc'teryx, Black Diamond, SCARPA, Alba Optics
Info: Milano Adventure




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