Benjamin Védrines e la traversata invernale del Queyras in solitaria

12330 metri di dislivello positivo per 138 chilometri, il tutto in due giorni, in solitaria, attraverso il Queyras, da Vars a Villard. È questa l’avventura sciistica con cui l’alpinista francese Benjamin Védrines ha inaugurato il nuovo anno.
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Benjamin Védrines al Tête de Rissace durante la traversata del Queyras
Benjamin Védrines

A cavallo tra il 6 e il 7 gennaio 2023 la guida alpina francese Benjamin Védrines ha preso sci, pelli di foca e poco altro per lanciarsi in un’avventura a "chilometro zero" attraverso le montagne del Queyras. "Esigente, selvaggio, variegato ed estenuante, questo è quello che ricordo" commenta Védrines sui social. "Mi sono posto un’unica regola: non attraversare strade né villaggi".

Un’immersione totale nel cuore delle Alpi francesi in un continuo saliscendi al cospetto di alcune delle più belle valli e cime dell’estremo ovest. "Non vivevo un’esperienza così intensa dal tempo della spedizione in Pakistan". Era il luglio 2022, quando è andato dal campo base alla cima del Broad Peak nel tempo record di 7 ore e 28 minuti, per poi volare in parapendio e rientrare velocemente ai piedi della montagna. Ora questa nuova realizzazione, sempre in velocità, in esplorazione delle montagne di casa. "Ne avevo bisogno". Così ha aspettato il momento giusto, con le condizioni giuste.

L’itinerario
Una linea immaginaria, fatta di salite, colli e discese alla ricerca della curva perfetta e di panorami incredibili sulle Alpi dove non esistono confini. Un solo obiettivo: godere della natura ascoltando il suono affannato del proprio respiro e le pulsazioni del cuore a dare il ritmo della marcia. "Ripenso al branco di camosci che ho disturbato nel vallone di Cristillan, alla pernice bianca che ho potuto ammirare sotto il Col de Clausis, a quella splendida aquila reale che si librava sopra di me a Clôt la Cime. Una natura indomita e magica, a due passi da casa".

Partito da Vars Benjamin Védrines nel primo giorno ha coperto una distanza di 64 chilometri attraverso "paesaggi superbi come quelli sulla Brèche des Heuvières, la Tête du Rissace, o ancora il Col Sellière" con la sua maestosa vista sul Monviso. Poi, l’arrivo al rifugio Jervis, in Valle Pellice. Un totale di 5930 metri di dislivello positivo, "più 50 metri di errori" scherza il francese.

Il secondo giorno inizia che la luna splende ancora alta in cielo e con la sua luce illumina le prime fatiche di Védrines. Prima su, verso Le Mait d'Amunt, poi giù "verso valli che non conoscevo. Il vallone di Saint Martin, quello di Thures. Nomi a cui ora associo un’emozione. Il viola, il rosso e il giallo dell’alba dalla Crêtes de Reychasse; il calore del cielo azzurro e il vento dal Col de Rasis". Più avanti la Grand Glaiza, o Punta Merciantaira, con i suoi 3293 metri il punto più alto toccato durante la traversata. E ancora il Col de l'Izoard e molti altri metri di dislivello, sia in salita che in discesa. "Ho sofferto la lunghezza del percorso" spiega Védrines. "Dovevo rimanere concentrato, motivato e vigile nelle discese, spesso difficili. A spingermi a continuare è stata la voglia di vivere ogni momento di questa avventura, nutrita dai luoghi che stavo attraversando". Poi, dopo 14 ore, 73,5 chilometri e 6355 metri di dislivello positivo l’arrivo al piccolo villaggio di Villard. "Quella sera la luna stava sopra le Crête des Chalanches offrendomi uno spettacolo visivo di grande impatto. È stato meraviglioso!".

di Gian Luca Gasca




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