Delitti in parete, i grandi gialli di Glyn Carr
Probabilmente non c'è nulla che faccia arrabbiare gli alpinisti più dell'aggettivo "assassina" accostato alla montagna. Per combattere questo cliché, largamente utilizzato, anzi abusato nei titoli dei giornali ogniqualvolta c'è una disgrazia in parete, sono state spese invettive, rimostranze e ogni sorta di spiegazioni ed esortazioni. Ma tant'è, qualsiasi montagna che fa da incolpevole ed ignaro sfondo a queste tragedie, è quasi invariabilmente etichettata dai media come "assassina".
Chissà, se sarà stato anche per questo che al britannico Frank Showell Styles è venuto in mente di scrivere, con lo pseudonimo di Glyn Carr, dei veri e propri gialli di alpinismo e arrampicata con tanto di delitti in parete. Come dire che i responsabili (gli assassini in questo caso) sono sempre gli uomini, mentre le montagne e la natura di certo non si curano di loro né delle altre umane vicende.
Va detto subito che si tratta di piccoli capolavori nel loro genere. Inoltre, che il nostro autore, oltre che un dotato e prolifico scrittore, è stato anche un valentissimo alpinista, e questo fa sì che la sua narrazione regga anche agli occhi degli alpinisti e dei climber più esperti. Anzi, la sua conoscenza della materia regala pagine di alpinismo e arrampicata non solo credibili ma assolutamente coinvolgenti e memorabili. Un fatto questo quasi più unico che raro per qualsiasi fiction di alpinismo. Senza contare che la parte “gialla” non ha nulla da invidiare ai bestseller di genere. A cominciare dal protagonista. Ossia Sir Abercrombie Lewker, grande attore shakesperiano, ex agente segreto per sua Maestà la regina nella Seconda Guerra Mondiale, appassionato alpinista e, appunto, acuto detective dilettante.
Come nella migliore tradizione, a fronte di tutti questi titoli il nostro eroe si presenta come un tipetto abbastanza anonimo: di mezza età, piuttosto grassoccio, con incipiente calvizie e per nulla aitante. Dalla sua però ha un insospettabile agilità (anche in parete) e una caparbietà fuori dal comune che unite ad una inesauribile verve, una grande capacità deduttiva e una spiccata sensibilità empatica ne fanno un campione non solo come risolutore di intricati casi giudiziari ma anche di umanità. Senza contare la proverbiale ironia, tutta britannica (anche come alpinista), che è sicuramente una delle note più riuscite e piacevoli che accompagnano le sue avventure. A questo va aggiunto che Abercrombie Lewker, per gli amici Filthy (sporco), non ha mai un atteggiamento di superiorità o di giudizio verso il prossimo. In questo aiutato anche dalla consorte, Mrs. Georgina, che non perde occasione per ironizzare e mettere in prospettiva l'altrimenti trasbordante nonché amato marito.
Insomma, Mr. Lewker è sì uno speciale ma è anche uno di noi. E, come molti di noi, ama la montagna e l'arrampicata. La sa vedere con gli occhi dell'appassionato tanto che sa descrivere ogni appiglio e appoggio, ogni ruga della roccia, come solo i grandi amanti sanno fare. Sarà per questo che la sua "saga" è raccontata in ben 15 romanzi gialli, diventati dei grandi classici di genere. Tra questi ben 4 sono già tradotti in italiano, e via via arriveranno anche gli altri, sempre per la collana Brividi di Mulatero Editore e l'editing di Leonardo Bizzaro.
S'inizia con Morte dietro la cresta (Death on Milestone Buttress, 1951) ambientato nelle falesie di Snowdonia, nel Galles del Nord, veri e propri simboli dell'arrampicata trad britannica. Segue Assassinio sul Cervino (Murder on the Matterhorn, 1951) che restituisce tutto il fascino della Grande Becca e di Zermatt, nel primo decennio dopo il secondo conflitto mondiale. Con il terzo titolo, Un cadavere al campo due (A Corpse at Camp Two, 1955), si va in Himalaya al seguito di una spedizione che tenta di salire una immaginifica, ma assolutamente credibile, montagna di 7000 metri: un'avventura d'altri tempi che fa respirare un alpinismo che non c'è più. Infine, con Il picco delle streghe (The Youth Hostel Murders, 1952) si ritorna in Gran Bretagna tra i monti e i laghi del Cumberland, nel nord-ovest dell'Inghilterra, per una curiosa storia che intreccia arrampicata, delitti e superstizione.
Sono quattro avventure per altrettanti libri che, come pochi, sanno unire vari generi mantenendo alto il valore della scrittura e della suspense. Delle vere chicche per chi ama i gialli, ma anche per alpinisti e climber che, oltre a godere di un'ottima lettura, respireranno un po' di quello stile British che da sempre contraddistingue gli alpinisti d'oltremanica.
recensione di Vinicio Stefanello