Climbing Free di Lynn Hill

E' appena uscito nelle librerie "Climbing Free. La mia vita nel mondo verticale" l'autobiografia di Lynn Hill pubblicata dalla CDA e Vivalda Editori. Di seguito pubblichiamo alcuni brani di "Climbing Free" e la prefazione al libro di Francesca Colesanti.
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CLIMBING FREE La mia vita nel mondo verticale di Lynn Hill. trad. Giulia Baciocco collana Licheni CDA & Vivalda Editori
CDA & Vivalda Editori
Mi guardò negli occhi con interesse e stupore quando le dissi che scalavo prevalentemente in montagna. Poi mi chiese: «Ma non hai paura?». Rimasi interdetta, per un attimo ho anche pensato che mi stesse prendendo in giro. Non avevo di fronte a me la zia Matilde o la fornaia che ha la bottega sotto casa, bensì Lynn Hill in carne e ossa che mi chiedeva se non stessi rischiando troppo, lei che sul Capitan aveva osato più di chiunque altro, danzando in libera su quei mille metri di granito mozzafiato. Da non credere, eppure questa è Lynn Hill, un concentrato di genuinità e vigore, di modestia e voglia di vivere, di riuscire.

Quello fu il primo incontro con Lynn, seguito da pochi altri. Non ho avuto l'onore, né soprattutto il piacere di legarmi alla sua corda, nel periodo in cui ha vissuto in Italia. Ho avuto però la fortuna di scambiare quattro chiacchiere con lei, una donna che non esito a definire un mito, al cui fascino è difficile rimanere indifferenti. Non tanto per quello che ha fatto, che non è poco, quanto per come se lo porta dentro, per quello che è. Due occhi blu, che hanno sognato, desiderato, accarezzato e percorso metri e metri di roccia un po' dappertutto nel mondo. Poche persone credo siano riuscite, seguendo il proprio istinto e la propria passione, a percorrere tanti chilometri, e non solo in verticale, come ha fatto Lynn. E pochi scalatori hanno avuto la capacità di "traslocare" – dalla California, alla Provenza, all'Italia – con tanta facilità di adattamento alle persone, alle pareti, ai modi di vita.

Lynn è uno spirito libero, che si nutre quotidianamente della libertà di arrampicare. E questa biografia, intitolata non a caso Climbing free, pagina dopo pagina ci fa conoscere con molta semplicità un personaggio e tutto quello che c'è e c'è stato dietro alle sue imprese, nella sua vita: un mondo di affetti, di amicizie, di piccole scoperte, di enorme tenacia, di infinita passione, di unico talento. Così come la donna Lynn, questo libro non ha pretese, vuole semplicemente raccontare il percorso di una vita, fatto di momenti eccezionali ma anche di piccole vicissitudini, di giocosa arrampicata e di dura competizione, di passaggi quotidiani e di eventi storici, come la prima salita in libera del Capitan. Lynn è forse l'unica donna al mondo ad essere riuscita in un'impresa sportiva che nessun uomo ha ancora portato a termine. Un merito che i più le riconoscono, ma che ancora molti faticano ad accettare, relegando il suo exploit al rango di una prestazione fortuita e fortunata.

Un’ultima nota per concludere. Questa biografia è arrivata nelle nostre mani in occasione dei quarant’anni di Lynn. Speriamo di poterne leggere una altrettanto fitta e coinvolgente, tra altri quarant’anni; anche perché siamo certi che se la piccola californiana continuerà di questo passo il materiale non mancherà.

Francesca Colesanti


CLIMBING FREE
La mia vita nel mondo verticale di Lynn Hill. Traduzione di Giulia Baciocco

Di seguito riportiamo alcuni brani scelti dal capitolo 12, quello dedicato al Nose...

Great Roof
... «Pare che il primo tentativo sul Great Roof tocchi a te» dissi, passando il materiale a Simon. Eravamo andati a comando alternato per tutta la parete.
«Vorrà dire che ci proverò» rispose dolcemente con il suo adorabile accento inglese.
Simon salì velocemente i primi tre quarti del tiro, appariva aggraziato, mentre arrampicava alla "Dülfer" ed eseguiva gli incastri nella fessura al centro del diedro. Ma appena prima di arrivare sotto il Great Roof, la sua progressione si arrestò.
Simon si appoggiò con il peso sulla corda e mi gridò: «La fessura è troppo sottile. Non riesco neanche a trovare il modo di tenermi».
Guardavo questo abile arrampicatore avvilirsi sempre più dopo ogni tentativo infruttuoso e non potevo far altro che condividere il suo senso di delusione.
«Tu potresti avere più possibilità di me, su questo tiro» gridò prima di farsi calare di nuovo alla sosta e passarmi il comando. ...

... Dalla sosta guardai, dall’altra parte della valle, la Middle Cathedral. Sulla sua parete screziata un gioco di ombre sembrava delineare la forma di un cuore. Ho sempre prestato attenzione ai simboli che mi circondavano e quel disegno sulla pietra mi ricordava i valori che avevano sempre contato nella mia vita e nel mio modo di arrampicare. La mia evoluzione di scalatrice non è stata altro che un ampliamento delle esperienze, delle passioni e degli ideali di cui altri prima di me si erano nutriti. Dal mio punto di vista, scalare il Great Roof in libera era un'opportunità per dimostrare quanto fosse determinante avere una mente e uno spirito aperti. Sebbene mi rendessi conto che, visto il mio stato di spossatezza, sarei potuta cadere facilmente, provai un senso di liberazione e forza sapendo che si trattava di un'impresa in cui valeva la pena di impegnarsi al massimo. Avevo la netta sensazione che questa ascensione fosse scritta nel mio destino e che in qualche modo avrei potuto fare appello a una misteriosa fonte di energia per riuscire ad essere, letteralmente, all'altezza della situazione. Non dissi nulla a Simon circa le mie riflessioni personali e quando giunsi di nuovo al tetto capii che era arrivato il momento della verità. ...

Changing Corners
... «Sembra un contorcimento alla Houdini», Brooke urlò dal basso mentre mi districavo dalla mia posizione con entrambi gli avambracci che spingevano in opposizione sulla roccia. Quando raggiunsi la sosta, fui percorsa da un fremito di incredulità. Anche se mancavano parecchi tiri, nessuno era duro come questo. Stabilire il grado di difficoltà di una lunghezza del genere è quasi impossibile. Anche dopo averla liberata, potevo solo dire che per darle una valutazione corretta si sarebbe dovuto intitolarla "Una volta nella vita, forse due." L'ho gradata 5.13b/c ma avrebbe potuto essere benissimo quotata 5.14b. Scott Burke, che aveva impiegato duecentosessantuno giorni, distribuiti su un periodo di tre anni, nel tentativo di scalare in libera la via nel 1998, fece la seguente dichiarazione riportata e commentata dalla rivista “Climbing”: «”Non ci sono appigli” disse, parlando di difficoltà di 5.14b. Se valesse questo grado, il Nose sarebbe valutato come uno dei tiri più duri di arrampicata libera in Yosemite e in tutta l'America e sarebbe classificato come la più difficile salita in libera, della sua lunghezza, nel mondo».
Brooke mi urlò un mucchio di congratulazioni, poi diventò serio.
«Sembra un temporale, meglio spingerci in cima oggi stesso.» ...

Le ultime due lunghezze
... Mi trovai sotto le ultime due lunghezze al calare della notte. Anche se sentivo i muscoli lenti e pesanti, confidavo di riuscire a radunare le energie per scalare il difficile tiro finale di 5.12c. Mi misi addosso una lampada frontale per vedere nell'oscurità e mi allungai verso il bordo di una pancia sopra di me. Quando afferrai la presa e lasciai oscillare i piedi, staccandoli dalla parete, percepii un allarmante senso di affaticamento alle braccia. Poi concentrai la mia attenzione su un piccolo appiglio sulla placca soprastante. Un attimo dopo, mi slanciai verso l'alto e afferrai la tacca con due dita. Mi si presentarono altri passaggi difficili, come sbucati fuori dalle tenebre. Giunta alla pancia finale, ero così esausta che dovetti lanciare su un appiglio alla "o la va o la spacca". La batteria della mia frontale si stava scaricando, così come mi si stava esaurendo la forza nelle braccia. Misi piede sulla cima dopo ventitré ore di arrampicata.
Nel buio della notte apparvero due fasci di luce: erano le lampade di Jim Bridwell e Hugh Burton che ci erano venuti incontro sulla vetta. La mia mente vagava in un mondo irreale, tuttavia fondamentalmente percepivo un senso di pace e serenità. Stavo sognando a occhi aperti, perciò sapevo che non potevo comprendere pienamente tutto quello che avevo provato nel corso di quell’esperienza. In effetti, mi ci sono voluti anni per “digerirlo” completamente. ...
Note: Lynn Hill
Nata a Detroit nel 1961, cresciuta in California, dopo aver praticato il nuoto e la ginnastica artistica, scopre a 13 anni l'arrampicata. Nei primi anni, il suo campo di azione è il granito di Joshua Tree e della Yosemite Valley. Viene poi in contatto con l'ambiente europeo.

Durante la sua carriera agonistica ha vinto 5 voltei l Rock Master, la Coppa del Mondo nel 1989 e innumerevoli gare internazionali.

Nel 1994 è riuscita a portare a termine la prima salita in libera della via del Nose sul Capitan e poco tempo dopo ha ripetuto quella stessa impresa percorrendo tutte le lunghezze della via in sole 23 ore.

Links Planetmountain
Intervista Lynn Hill



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