Annalisa De Marco e la disarmante leggerezza del boulder
TROPPA SEMPLICITA’ di Simone Raina
Educata, silenziosa, quasi con paura di disturbare col suo sorriso. Così Annalisa si avvicina a quella lastra di roccia incredibilmente perfetta, che tanto aveva fatto penare Bernard Zangerl per farne la prima salita. Quasi a comando, portata per mano da un'intuizione di Gabri (Moroni ndr ) mentre noi "maschiacci", Valdo ed io, non ci schiodavamo.
"Allora Anna, il blocco è semplice nella sua bellezza e durezza: tre zappette iniziali, poi tallone su, stringere forte la prima che è piccola, ma "non malissimo", poi su a quella brutta, ti siedi bene sul tallone, e quasi al volo vai a quella buona.”
Silenzio. Parte sciolta e confusa su quale sia la destra e la sinistra e quale vada prima o dopo. Prima brutta, tallone su, leggera…seconda brutta, quasi come in palestra che non sai dove andare, chiede sul da farsi, stacca una mano e cerca dove andare. Incredulità generale.
Quasi sottovoce per non far rumore e rompere il momento le suggeriamo di andare verso l'alto, verso quella con i segni bianchi. Lei cerca e si appoggia ai disegni sulla roccia mai toccati da nessuno e infine si allunga verso quella buona da prendere… la manca, cade, boato. Passano 5 minuti, il tempo di fare un altro giro e perdere i piedi dove nessuno pensava fosse possibile, andare avanti e cadere per la confusione.
Non serve altro. Riparte leggerissima e con una semplicità tale da non rendersi conto della durezza di ciò che sta facendo, passeggia, statica, pulita, elegante, fino a quella buona. Esita un attimo in rimonta, quasi spaesata dalle prese improvvisamente così buone e ribalta. Una delle cose più impressionanti che abbiamo mai visto.
Alle volte conoscendo la durezza di un movimento è difficile immaginare che possa essere eseguito con tale morbidezza. Nei miei occhi, in quelli di Valdo e in quelli di Gabri c’era forse più stupore ancora che in quelli di Anna. Per lei solo un sorriso, pieno di felicità e quasi una sensazione strana per la troppa semplicità con la quale aveva eseguito il passaggio, chiedendosi forse allora fin dove si possa arrivare… Disney production, 8A+, prima ripetizione femminile.
Annalisa, per chi ancora non ti conosce, ti puoi presentare velocemente? E come hai iniziato ad arrampicare?
Ho 19 anni, vivo nella Valle di Primiero ai piedi delle Pale di San Martino e la mia più grande passione è l’arrampicata. Ho cominciato a scalare da piccola, spinta da alcuni miei amici che praticavano già questa disciplina e dalla prima presa che ho tirato, ho subito capito che questo sarebbe stato il mio sport.
Sei conosciuta soprattutto per le gare, dove hai ottenuto dei risultati eccellenti, cosa rappresentano per te le competizioni?
Nonostante io viva in mezzo alle montagne per me l’arrampicata è sempre stata vista come competizione e gara, solo in questi ultimi anni ho cominciato a scalare fuori, sulla roccia. Per me la gara è l’occasione giusta per confrontarsi con gli altri, l’adrenalina che provi prima di uscire sul blocco, quando sei ancora in isolamento è qualcosa di fortissimo, ed è quella la forza che poi ti porta a vincere. Il bello delle gare è il fatto che siano imprevedibili, puoi trovarti davanti i blocchi giusti e fare la gara della vita oppure trovare i blocchi meno congeniali per il tuo stile e magari andare meno bene.
Hai avuto degli risultati eccellenti
Le soddisfazioni più grandi ho cominciato ad averle quando ero piccolina, nel 2011 sono riuscita a vincere la Coppa Europa Giovanile e la Coppa Italia Senior, ho vinto diversi titoli Italiani nella disciplina Boulder (nelle competizioni giovanili) poi lo scorso anno sono riuscita ad arrivare seconda ai Campionati Europei Giovanili proprio ad Arco. Ho anche avuto l’opportunità di confrontarmi in competizioni di Coppa del Mondo arrivando in semifinale ad Innsbruck e nei Campionati Europei Assoluti Senior a Eindhoven nel 2013.
Sappiamo però che ultimamente hai avuto una stagione difficile...
In questo ultimo anno la stagione agonistica non è andata tanto bene a causa di un infortunio alla caviglia prima dei mondiali giovanili ad Arco. Diciamo che mi sono un po’ abbattuta e anche la motivazione non c’era al 100%.
Adesso invece hai fatto parlare di te per qualcosa del tutto diversa, almeno per noi: una salita strepitosa outdoor, ovvero il boulder Disney Production a Brione. Ci racconti com’è nata?
Da due mesi mi sono trasferita vicino a Milano per seguire una scuola di massoterapia e ho quindi la possibilità di andare a scalare nel Ticino, in Svizzera. La salita di Disney Production è stata una grandissima soddisfazione, non avevo mai provato prima a scalare boulder così difficili su roccia e la facilità con cui sono riuscita a salirlo ha sorpreso anche me. Quel giorno era la prima volta che andavo a scalare a Brione. Dopo essermi scaldata su qualche blocco facile, con Anna ed Irene abbiamo cominciato a provare Molonk un 7C molto bello di tacche con un movimento all’uscita in cui bisognava tenere una sbandierata. Dopo qualche tentativo ho trovato la “metode” giusta e sono riuscita a chiuderlo. Successivamente Gabri è arrivato chiedendomi se mi andava di provare un 8A+, Disney Production. Io mi sentivo molto bene quel giorno, le condizioni erano perfette e, presa dalla curiosità di confrontarmi con un grado duro, ho subito accettato.
Quindi
Arrivata sotto al blocco l’ho guardato e mi sono studiata bene i movimenti: le prese erano tacche nette, bellissime quanto piccole. Di solito sul quel genere di blocchi mi trovo molto bene e ho pensato che non costava niente provare a farci un giro. Ho fatto un primo tentativo e sono subito arrivata con facilità al movimento duro, però non sono stata capace di tenere la tacca prima dell’uscita, il secondo tentativo mi è andato meglio, i movimenti li sentivo tutti i piedi giusti li avevo trovati ma non sono riuscita a prendere bene la tacca d’uscita. Ho riposato un po’ e poi ho fatto il tentativo buono... non ci potevo credere, ho provato una gioia immensa!
Sei concentrata esclusivamente sul boulder, o nel tuo zaino c’è anche spazio per la corda e l’imbrago?
Io vivo nelle Dolomiti, le falesie e la roccia che abbiamo sono sicuramente da sfruttare. Scalare fuori con la corda mi piace molto però vado sempre senza aspettative, provo vie facili ma non si sa mai... Sicuramente dovrei allenare molto la resistenza!
Parlando delle Dolomiti: c’è qualche nome di climber a cui ti sei particolarmente ispirata? Che importanza ha per te il passato?
La storia dell’arrampicata è sicuramente importante perché se non ci fossero stati personaggi che con la loro motivazione si sono spinti oltre il limite, l’arrampicata non sarebbe lo sport che è ora. Non ho idoli o miti particolari, però una persona che stimo particolarmente e che in questi anni mi è stata molto vicina è Yuri Gadenz, che ha cercato di trasmettermi attraverso la sua esperienza tutto quello che sapeva sull’arrampicata. Molti dei miei risultati li devo a lui.
C’è qualche altro nome da evidenziare? Magari climber donna?
La ragazza che più mi ha impressionata negli ultimi anni è Giorgia Tesio, un nome che sentiremo sempre più spesso in futuro…
A proposito di essere donna, toglici questa curiosità: com’è essere forte tra i maschi ;-)
Diciamo che ogni tanto è bello prendersi qualche soddisfazione e dimostrare che anche le donne possono fare quello che fanno gli uomini ;-)
Dove vedremo Annalisa nel prossimo futuro?
Una cosa di cui sono certa è che la motivazione c’è. Mi piacerebbe continuare a provare blocchi duri fuori, ma sicuramente continuerò anche a fare gare sperando di riuscire a fare bene in Coppa Italia e magari anche riuscire ad essere convocata a qualche gara internazionale.
Annalisa ringrazia S.C.A.R.P.A.
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