Tough Enough, sfida internazionale sul Tsaranoro nel Madagascar
Nel 2005 una spedizione tedesca composto di Daniel Gebel, Ari Steinel, Uschi Beer e Joachim Seitz ha aperto una nuova via sulla parete est del Karambony nel massicio del Tsaranoro a Madagascar. All'epoca Daniel Gebel era riuscito ad aprire la via dal basso e salire 2/3 dei tiri fino all’ 8b in libera e A3 in artificiale, ma Gebel si era ammalato e la rotpunkt completa di conseguenza è saltata.
Ormai però la sfida, che aveva preso il nome di "Tough Enough" (alias: duro abbastanza…), era stata lanciata. Così nel 2007 un gruppo composto da François Legrand, Giovanni Quirici, Greg Sobzack e Evrard Wendenbaum si era messo al lavoro, modificando leggermente la via per seguire una linea più logica. Poi il team aveva liberato 5 dei 10 tiri, lasciando quindi il cantiere ancora aperto, con quattro tiri stimati 8c e uno 8c+.
Nell’aprile del 2008 la big wall ha visto l'arrivo degli inglesi James McHaffie e Dave Pickford che, dopo la rottura di una presa chiave, hanno liberato il terzo tiro stimandolo di 8b. A giugno invece è stata la volta di Stéphanie Bodet, Sylvain Millet, Laurent Triay e Arnaud Petit, che si sono reccati sull'isola con un mese di tempo ed un solo obiettivo: liberare tutti i tiri restanti per raggiungere la cima.
I francesi si sono messi subito al lavoro e Arnaud ha liberato il settimo tiro, il traverso sotto il tetto, gradandolo di 8b. Sull’ottavo tiro (quello con difficoltà stimate attorno all’ 8c+) Laurent Triay ha spittato una linea a sinistra e dopo due giorni di perlustrazioni Sylvain Millet è riuscito a liberare questa placca perfettamente verticale di 40m dandole il grado di 8b+. Poi Arnaud Petit ha concentrato gli sforzi sul nono tiro, un altro eterno viaggio di 50m e 130 movimenti… però le condizioni climatiche proibitive l’hanno spinto a desistere per liberare invece il decimo tiro. Con il grado di 8b quest'ultimo è diventato un vero è proprio passaggio chiave per raggiungere il top. Ma ormai il tempo era scaduto e anche l’equipe francese ha dovuto tornare in patria. Il bilancio era impressionate ma ancora imperfetto: tutti i tiri erano stati liberati tranne il problematico nono tiro. Viste le forze in campo, evidentemente la sfida era davvero tough enough!
Poiché a settembre Arnaud era di nuovo in parete, evidentemente la sfida gli era entrata nella testa proprio bene! Il grimper francese spiega: "Mentalmente il nono tiro, chiamato Gecko, è il più difficile perchè è molto, molto lungo. Man mano che sali perdi la sensibilità dei piedi. Bisogna aspettare le condizioni giuste, anche se i giorni di vento con temperature al di sotto dei 20°C sono molto rari sul Karambony. Bisogna immaginarsi 50m di placca verticale con passaggi di 7a blocco, e a volte anche un po’ di più, che si susseguono senza buoni riposi. A giugno non avevo avuto buone condizioni per i miei 3 tentativi, infatti sono caduto 3 volte proprio verso la fine del tiro. Quando poi sono tornato a settembre era ancora peggio... era ancora più caldo, circa 28°C, pensavo che sarebbe stato davvero dura. Per fortuna l'ho fatto al primo tentativo. Ci sono alcuni sezioni dove ero proprio al mio limite, bisognava lottare per bene e cadere dopo 40 minuti di combattimento con le dita rovinate è davvero deprimente."
Per la cronaca, due giorni più tardi il talentuoso Yann Ghesquiers si è calato lungo questo tiro per piazzare i rinvii poi, in un momento di grandissima ispirazione, è riuscito a salire il tiro al primo tentativo, siglando una performance davvero impressionate.
Con tutti i tiri liberati singolarmente, quello che ovviamente rimane ora ancora in sospeso è la prima salita in giornata. Arnaud spiega il tutto in modo chiaro: "Bisogna dire che concatenare tutti i tiri in giornata è una delle più belle sfide dell'arrampicata sportiva del momento, la qualità della roccia è eccezionale e la varietà dei tiri è senza dubbio all'altezza delle difficoltà." Quindi: Avanti i prossimi abbastanza duri!
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