Sandro Neri 8c per i suoi 40 anni di arrampicata
Dopo un assedio di 12 mesi, il 2 novembre ho degnamente festeggiato 40 anni di arrampicata: mi è finalmente riuscita Helikopter v Posasti, 8c di 56 metri al grottone di Ospo (Slovenia). Questa maratona di resistenza ultra strapiombante conta circa 140 movimenti; lo stile in questa incredibile grotta è una scalata in 3D, in cui tutto il corpo lavora per salire da un fungo all’altro, agganciando talloni, ginocchia e gambe, in una sorta di battaglia estenuante per cercare di risparmiare più energia possibile, per evitare di giungere sfinito dove canne e funghi finiscono: e arrivano puntuali i tratti di tacchette più intensi o boulderosi, in cui capita spesso di saltare giù!
A maggio il caldo rendeva impraticabili i tentativi in continuità, per l’afa e per la roccia ruvida che scarnifica le mani: ho dovuto lasciare Ospo (livello del mare) nella stagione estiva, e mi sono dedicato a tutt’altro, preparando il mondiale di Paraclimbing a Briançon. Sono in squadra nazionale da circa 3 anni, dopo una brutta caduta a Erto nel 2010, con fratture ai talloni e ferraglia varia inserita in un piede. Questo incidente mi ha fatto conoscere il mondo della diversa abilità nella scalata sportiva; mi alleno e gareggio in un mondo nuovo per me, particolarmente ricco di situazioni ed emozioni, con altri atleti non vedenti, amputati o in sedia a rotelle. La mia categoria raggruppa chi ha problemi meno gravi, ma in queste competizioni in splendide strutture, seppure su vie diverse siamo tutti più o meno sulla stessa barca. Ognuno deve inventarsi qualcosa per cercare di arrivare in catena, pensando a salire senza lamentarsi dei propri malanni!
Terminato quinto a Briançon in una finale divertente e combattuta, un 56enne sano di mente, non drogato da 40 anni di scalata, si sarebbe goduto un periodo di scarico, per esempio al mare! Manco per sogno: ho trascorso i mesi estivi in lunghe trasferte sulle strutture più strapiombanti, a Campitello di Fassa o al King Rock di Verona, cercando le pendenze quasi orizzontali del grottone sloveno, immerso ancora nella morsa del caldo.
A settembre inoltrato ho riaperto il cantiere sulla via, che concatena la prima parte di un 8b con un boulder alquanto fastidioso, e la lunga uscita in comune ad un altro 8c che mi è riuscito lo scorso anno Osapski Posast, "un vecchio e un bambino". Le giornate nelle strutture sono servite ad arrivare sempre più alto, ad ogni tentativo. Più mi avvicinavo all’obiettivo, più mi sentivo il fiato corto nel tenere alta la motivazione in tanti metri così faticosi, in particolare nei due scorsi fine settimana, quando cadevo sfinito dopo 92, 94 movimenti: ho inoltre dovuto coordinare sedute di allenamento e riposo, impegni di lavoro, viaggi da Belluno a Ospo in un’autostrada infinita, piena di cantieri.
Superato quel tratto chiave sabato, mi sono trovato in continuità nella scomoda nicchietta finale. Ho cercato inutilmente di ridurre la frequenza cardiaca, respirando a fondo; il passo sotto la catena, con tacche da arcuare per le mie grosse dita artrosiche, poteva ancora fregarmi: ho scacciato via i fantasmi di 40 anni di arrampicata, da quando sedicenne ho mosso i primi passi verticali con gli scarponi rigidi (1979), ai nostalgici tempi passati dei ragazzi dello zoo di Erto. Ho spento il cervello, e sulle liste finali mi è andata bene. Ma la prossima estate andrò al mare...
di Sandro Neri
SCHEDA: Arrampicare a Ospo, Slovenia
Link: FB Sandro Neri